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“Tower Heist”: riuscita action comedy corale che sa smarcarsi da pericolosi paragoni

Creato il 28 novembre 2011 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

“Tower Heist”: riuscita action comedy corale che sa smarcarsi da pericolosi paragoni

Mettere due galli nello stesso pollaio è spesso un grosso rischio. Brett Ratner riesce invece nell’impresa con nonchalance. Le due prime donne Ben Stiller e Eddie Murphy non si pestano i piedi, anzi, s’inseriscono con disinvoltura e umiltà in una action comedy corale, di comprimari “d’alto livello” (Casey Affleck, Matthew Broderick, Michael Pena, Gabourey Sidibe). Ratner ha già dimostrato polso fermo nella trilogia di Rush Hour, quando ha avuto a che fare con due cavalli di razza come Jackie Chan e Chris Tucker. Per questa nuova avventura sceglie ancora una volta un bianco ed un nero, che, come in uno spot Ringo, vanno perfettamente d’amore e d’accordo. Per di più entrambi sono sbocciati e giunti alla notorietà dal palcoscenico del Saturday Night Live. Ma non c’è solo un’equa spartizione degli spazi filmici tra Stiller e Murphy. La pellicola scritta da Ted Griffin e Jeff Nathanson conduce la carriera dei due attori ad un giro di boa. Definitivo o parziale non possiamo dirlo, ma certamente evidente e da non perdere.

Ben Stiller mette da parte la sua faccia di gomma, si fa più fintamente e forzatamente serio e serioso, maledetto, western. Eddie Murphy idem per quanto riguarda le smorfie (concentrate in alcuni brevi stralci come la “gag epilettica” in auto appena uscito dal carcere o “l’atterraggio” della Ferrari al guinzaglio di ferro). Rinuncia addirittura a quel sorriso a 32 denti con risolino di fondo che è stato il suo cavallo di battaglia dai tempi di Una poltrona per due. Il primo sembra voler girare pagina rispetto ai soliti stilemi adottati nella trilogia dei Focker e alla demenzialità andante degli ultimi film da lui stesso diretti. Il secondo pare dire basta al trasformismo del Professore Matto, all’infantile comicità del Dottor Dolittle, agli insuccessi come Piacere Dave. Due serpenti che cambiano pelle. E fanno bene.

Ma torniamo su Brett Ratner. Il regista di The Family Man confeziona un’opera riuscita, che si svincola con agilità dal confronto scontato ed obbligatorio con Mission Impossible e Ocean’s Eleven. Tower Heist non è né l’uno né l’altro. Non c’è la folle imbrobabilità della saga che ha reso noto Tom Cruise, né l’ammaliante furbescheria che avvolgeva il film di Soderbergh. C’è un’umanità con i piedi per terra, che tenta un’impresa fuori dal reale con mezzi reali. E’ un genere diverso, in pieno stile con la trilogia interpretata da Chan e Tucker. C’è poi suspense, tensione, action di un director che fa tesoro delle precedenti esperienze come Red Dragon e X-Men Conflitto finale.

Dicevamo in apertura che è un film corale. Come in una vera “banda Bassotti”, ognuno fa la sua parte. Casey Affleck è brillante, di un timoroso comico tendente al vero, e riesce a plasmare un personaggio che si smarca da quello avuto, per l’appunto, in Ocean’s Eleven. Matthew Broderick torna sugli schermi italiani dopo il simpaticissimo The Producers del 2006. E’ un attore di cui sentivamo la mancanza. Michael Pena ha grosse capacità comiche. Gabourey Sidibe, dopo lo struggente Precious, mostra la sua vena scanzonata. Unica nota stonata è Tèa Leoni, poco credibile nei panni della glaciale agente Fbi dura e pura.

Insomma, Tower Heist è un film da vedere, a suo modo una piccola grande sorpresa. In tempi di crisi economica e frodi a non finire, tocca un tasto dolente della nostra società con fare leggero e rispettoso. E’ il nuovo colpo riuscito di Brett Ratner.



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