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Tra fede e scienza: "Dio c'è, o non c'è?".

Creato il 21 novembre 2014 da Freeskipper
fede scienza: La fede è un dono immenso, inestimabile. Fortunato chi lo possiede, o meglio, prendendo in prestito una frase del Cristo a San Tommaso: "Beati quelli che crederanno senza aver visto"! Insomma, il mondo è diviso in due: c'è chi "crede" convintamente nell'esistenza di un essere superiore, animato da una grande fede in Dio, e chi invece, razionalmente, "non crede", nella convinzione che la morte sia la fine di tutto e che oltre la materia null'altro ha ragione di esistere! C'è chi di fronte ad una disgrazia trova conforto nel proprio credo religioso, in Dio, e chi, invece, in quella stessa condizione di sofferenza vede la prova provata che Dio non esiste, perchè se esistesse certe tragedie non dovrebbero mai verificarsi. Ecco allora due illustrissimi "uomini di scienza" - Umberto Veronesi e Antonio Zichichi - che recentemente, seppure a distanza, si sono espressi e confrontati sul più grande dilemma che da sempre tormenta l'umanità: "Dio c'è, o non c'è?". Il soprannaturale, l'esistenza di un essere superiore, di un creatore è fondata oppure no? Loro hanno risposto. Ma chi si aspettava prove certe e concrete sull'esistenza di Dio, è rimasto a mani vuote, perchè dovrà accontentarsi soltanto del loro pensiero.
   IL NON CREDENTE. "Dopo Auschwitz, il cancro è un'altra prova che Dio non esiste". La dura presa di posizione arriva da Umberto Veronesi, che scrive così in “Il mestiere di uomo”, il suo ultimo libro pubblicato da Einaudi. Di fronte ad un bambino consumato da un tumore inguaribile, Veronesi non crede più che ci siano verità rivelate, non esistono frasi per lenire la sofferenza dei genitori. Da un'infanzia vissuta da chierichetto, il noto oncologo ha analizzato profondamente il dolore, mostrando l'evoluzione del suo pensiero, adesso tra il laico e l'agnostico. "Repubblica" ha pubblicato in rete alcuni estratti, come il passaggio su Dio: "Non saprei dire qual è stato il mio primo giorno senza Dio. Sicuramente dopo l'esperienza della guerra non misi mai più piede in una chiesa, ma il tramonto della fede era iniziato molto prima. Durante il liceo fui bocciato due volte, ero un discolo in senso letterale: non andavo bene a scuola. Di fatto sono sempre stato anticonformista, ribelle ai luoghi comuni e alle convenzioni accettate acriticamente, e questa mia natura mal si conciliava con l'integralismo della dottrina cattolica che era stata il fondamento della mia educazione di bambino". A segnare profondamente la vita di Veronesi è stata anche la guerra: "A diciotto anni non volevo andare a combattere, ma finii in una retata e mi ritrovai con indosso un'uniforme che non aveva per me alcun valore e fui ben armato per uccidere altri ragazzi, in tutto e per tutto uguali a me salvo per il fatto che indossavano una divisa diversa. Oltre alle stragi dei combattimenti, ho toccato con mano anche la follia del nazismo e non ho potuto non chiedermi, come fece Hannah Arendt prima e Benedetto XVI molti anni dopo: 'Dov'era Dio ad Auschwitz?'.La scelta di fare il medico è profondamente legata in me alla ricerca dell’origine di quel male che il concetto di Dio non poteva spiegare. Da principio volevo fare lo psichiatra per capire in quale punto della mente nascesse la follia gratuita che poteva causare gli orrori di cui ero stato testimone. Avvicinandomi alla medicina, però, incappai in un male ancora più inspiegabile della guerra, il cancro".IL CREDENTE. "La scienza non ha mai scoperto nulla che sia in contrasto con l'esistenza di Dio. L'ateismo, quindi, non è un atto di rigore logico teorico, ma un atto di fede nel nulla". Antonino Zichichi, fisico e presidente del World federation of scientists, non è d'accordo con l'oncologo Umberto Veronesi e la sua tesi contro l'esistenza di un Potere divino e lo scrive sulle pagine del Giornale: “Alle nove del mattino del giorno dedicato alla celebrazione di tutti i Santi (primo novembre 1755), il terrore si abbatté sulla splendida e ricca capitale del Portogallo. Una serie di scosse telluriche seguite da inondazioni e incendi devastarono la splendida Lisbona: diecimila i morti e tre quarti delle case distrutte. La catastrofe sconvolse l'Europa e Voltaire concluse che questa era la prova della non esistenza di Dio.Nel secolo scorso, la follia politica ha causato milioni di vittime innocenti. Auschwitz e cancro sono due esempi di tragiche realtà. Una dovuta alla follia politica del nazismo, l'altra alla natura. Perché Dio non interviene per evitare il ripetersi di tante tragiche realtà? Nel secolo in cui viviamo, la potenza distruttiva nelle mani dell'uomo potrebbe cancellare qualunque segno di vita su questo piccolo e indifeso satellite del Sole. Chi osservasse da una lontana galassia questa nostra navicella spaziale e ciò che in essa accade, dovrebbe concludere che la Terra deve produrre facilmente più esplosivi che cibo. Per ciascun abitante ci sono infatti migliaia di chili di potenza esplosiva e mancano quelle poche centinaia di chili di cibo per evitare che milioni di persone - ancora oggi - muoiano per fame. Come se non bastasse, la potenza del calcolo elettronico è tale da poter mettere sotto controllo un numero di persone superiore a quello di tutti gli abitanti della Terra. Come la mettiamo con l'esistenza di Dio? Se la nostra esistenza si esaurisse nell'immanente, il discorso sarebbe chiuso qui. Immanente vuol dire tutto ciò che i nostri cinque sensi riescono a percepire. Questi nostri cinque sensi sono il risultato dell'evoluzione biologica. C'è però un'altra forma di evoluzione che batte quella biologica: l'evoluzione culturale. L'evoluzione biologica della specie umana non avrebbe mai portato l'uomo a scoprire se esiste o no il supermondo, come facciamo al Cern. Né a viaggiare con velocità supersoniche. Né a vincere su tante forme di malattia che affliggevano i nostri antenati. La nostra vita media ha superato gli 80 anni e le previsioni vanno oltre i cento anni, grazie alla scoperta che il mondo in cui viviamo è retto da leggi universali e immutabili. Nel "libro della natura", aperto poco meno di quattro secoli fa da Galileo Galilei, mai una virgola è stata trovata fuori posto. La speranza all'uomo del terzo millennio, solo la scienza e la fede possono darla. Questa speranza ha due colonne. Nella sfera trascendentale della nostra esistenza la colonna portante è la fede. Nella sfera immanentistica della nostra esistenza la colonna portante è la scienza. Noi siamo l'unica forma di materia vivente dotata della straordinaria proprietà detta ragione. È grazie a questa proprietà che è stata inventata la memoria collettiva permanente, meglio nota come scrittura. È così che possiamo sapere cosa pensava Voltaire sulla catastrofe naturale che distrusse Lisbona. Ed è sempre grazie alla scrittura che i nostri posteri potranno sapere cosa stiamo facendo noi avendo a disposizione la logica rigorosa teorica (meglio nota come matematica) e la logica rigorosa sperimentale (meglio nota come scienza). La scienza ci dice che non è possibile derivare dal caos la logica che regge il mondo, dall'universo sub-nucleare all'universo fatto con stelle e galassie. Se c'è una logica deve esserci un Autore. L'ateismo, partendo dall'esistenza di tutti i drammi che affliggono l'umanità, sostiene che se Dio esistesse queste tragedie non potrebbero esistere. Cristo è il simbolo della difesa dei valori della vita e della dignità umana. Che sia figlio di Dio è un problema che riguarda la sfera trascendentale della nostra esistenza. Negare l'esistenza di Dio però equivale a dire che non esiste l'autore della logica rigorosa che regge il mondo. Tutto dovrebbe esaurirsi nella sfera dell'immanente la cui più grande conquista è la scienza. La scienza però non ha mai scoperto nulla che sia in contrasto con l'esistenza di Dio. L'ateismo, quindi, non è un atto di rigore logico teorico, ma un atto di fede nel nulla”.

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