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Tra l'ebete e l'inspiegabile. Tutta colpa del sole

Creato il 07 aprile 2013 da Luciusday
Tornare a Roma vuol dire anche poter nuovamente beneficiare dei weekend assolati della capitale, che cominciano a fare capolino tra una pioggia e l'altra. Perché se su in Germania le tipiche frasi vuote tra Italiani ed Erasmus erano "Non può nevicare per sempre" o "be', oggi almeno piove", qui può tornare forte e chiaro l'adagio tradizionale. Tre quarti d'ora di macchina e mi ritrovo in uno dei lidi della periferia nord di Roma, dove tempo fa avevo una casa in affitto, e per questo da me ben conosciuto. Mi piace girare, vedere cosa è cambiato dopo tanto tempo. Mi lascio pizzicare piacevolmente la faccia dal calore di un sole autentico, che non incontravo da quando ero andato a Valencia. Basta poco per essere felici: uno spuntino in riva al mare; un caffè espresso italiano, amaro, sorseggiato con calma; una passeggiata che rischiare le idee e la mente. Poi, quando l'aria salmastra inizia a impregnarti i vestiti, respirarla forte, sentirla espandersi dentro, pensare all'unico giorno di mare che ti sei fatto l'anno scorso, quando tutti avevano di meglio da fare. Sorridi e, ripromettendoti di voler trascorrere almeno 2 mesi a mollo la prossima estate, fosse pure coi libri universitari alla mano, giri i tacchi e torni a casa, con stampato in viso un sorriso tra l'ebete e l'inspiegabile, e proprio per questo così duro a spegnersi.
Pulchra vobis
LuciusDay

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