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Tra studi, bendandi e terremoti: riflessioni sul fare scienza

Creato il 13 maggio 2011 da Alessandro @AleTrasforini

Possono i terremoti essere prevedibili? Può un fenomeno naturale essere catturabile e ricollegabile ad altri fenomeni naturali che si realizzano a grande distanza dal pianeta Terra? Negli aspetti della scienza che l'uomo ancora non conosce fanno la comparsa fenomeni come complottismo e tesi (apparentemente o completamente, nds) assurde. Dietro ad altrettante dimensioni di incertezza si nascondono potenziali psicosi di massa, fenomeni di paura dentro i quali è doveroso provare a fare luce. La scienza è una materia in divenire, che ha avuto un punto di partenza con il metodo sperimentale galileiano ma che forse mai troverà un punto di arrivo.  Poco è stato scoperto od esplorato, nonostante quei tanti successi che già oggi l'umanità è riuscita a raggiungere con costanza e consapevolezza. Fare scienza equivale, in parole non troppo povere, a descrivere il mondo in termini comprensibili per l'essere umano stesso. Cosa sia la scienza prova a ricordarlo Galileo Galilei: "La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, né quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto." Senza la luce prodotta da scoperte ed esperimenti, pertanto, il mondo rimarrebbe molto più labirintico di come realmente appaia al giorno d'oggi. A questi (pochi) sfondi di certezza si affiancano le congetture di uomini come Raffaele Bendandi, secondo cui anche le zolle terrestri sarebbero, in maniera similare alle maree, soggette ed influenzate dai moti lunari e planetari.  Da qui, a quanto sembra, emerge spontanea la connessione terremoti-spostamenti planetari.  E' davvero possibile prevedere movimenti tellurici studiando le posizioni occupate dai pianeti (e/o dalle stelle) nel loro girare vorticoso nel Sistema solare? Il fulcro della sua teoria "sismogenica" era proprio attinente a questo campo: luna e pianeti sono i principali responsabili dei movimenti della crosta terrestre, a causa del loro moto periodico ed inarrestabile.  Nella sua storia di uomo prima che di studioso, molti furono i coni d'ombra di fronte ad altrettanti "successi" o coincidenze, che scriver si voglia.  Studiando da autodidatta, riuscì a trovare connessioni con fenomeni apparentemente slegati gli uni dagli altri. A prescindere dalla veridicità o meno di certe teorie, il fascino nei confronti di una figura così misteriosa rimane per il mondo intero immutata da moltissimo tempo. Poco può dire con certezza l'uomo nei confronti di tutto ciò che è reale e tutto ciò che è davvero mondo, vista anche la debole lente attraverso cui è possibile codificare l'universo circostante:  "Ho imparato una cosa nella mia lunga vita, e cioè che rispetto alla realtà tutta la nostra scienza è primitiva ed infantile, eppure è la cosa più preziosa che abbiamo." Le parole di Albert Einstein testimoniano appieno quello che dovrebbe essere il senso con cui guardare alla scienza, al progresso scientifico ed ai fatti naturali.  Tutto è evoluzione, così come evolutivi dovrebbero essere i modi con cui guardare al fare scienza.  Incappare nell'errore di valutare il raggiunto come stabilmente certo è un qualcosa che l'umanità non può più permettersi di fare; già nella fisica classica le regole teorizzate in secoli di primitive elaborazioni erano state smontate dalle geniali intuizioni di un fisico che, nell'occasione, prestava servizio in un anonimo ufficio brevetti. Il fare scienza è una cosa tremendamente complessa, capace di richiedere grandi sforzi a chi si adopera con coraggio per tracciare nuove strade su cui fare muovere l'umanità:  "Non trovo il tempo di scrivere perchè mi sto occupando di faccende davvero grandiose. Giorno e notte mi spremo il cervello per cercare di penetrare più a fondo in ciò che sono andato scoprendo negli ultimi due anni, e che rappresenta un progresso senza precedenti per i problemi fondamentali della fisica." (Lettera ad Elsa Lowenthal, febbraio 1914, sui lavori compiuti da Einsteini per ampliare la teoria della gravitazione) Le difficoltà, se enormi per Einstein, saranno altrettanto complesse per uomini comuni costretti a studiare realtà così complesse.  Su questa strada risulta troppo facile, però, seminare pregiudizi e false convinzioni. Proprio per questi motivi, appunto, la figura di Bendandi coincise con plurime definizioni: da studioso a visionario, da scienziato ad oscurantista.  Nonostante tutto, trovare una verità oggettiva è impossibile, se non facendo ricerca.  E' proprio nella ricerca che si consultano rimedi ai terremoti, rendendo più sicuri edifici e costruzioni di ingegneria civile o strutturale.  E' con la ricerca che è maggiormente possibile fiaccare quelle voci che continuano a vedere nella validità di certe tesi una scientificità assoluta ed assolutamente irrevocabile.  Nonostante tutto, purtroppo, fenomeni di psicosi collettiva sono i primi a manifestarsi e gli ultimi a scomparire.  Certe notizie riescono a fare il giro del mondo, mettendo in connessione il mancato terremoto di Roma con l'accaduto sisma spagnolo. Fare terrorismo risulta facile, così come risulta per le persone estremamente semplice informarsi su verità presunte come queste. Poco importa di tante altre verità tenute, forse abilmente, troppo nascoste: dai referendum fatti saltare alla tragedia nucleare ad intermittenza, sono tantissime le questioni su cui la scienza non è ancora riuscita a trovare un preciso punto d'incontro con la deformazione dell'informazione.  I laboratori scientifici sono rimasti aperti il giorno del (presunto) sisma, appunto per mostrare con civiltà e rigore la falsità di tesi capaci di fare paura. Fare scienza significa prestare fede e stima a chi, sbagliando od agendo correttamente, ha prestato comunque un'intera vita per la ricerca di un bene comune per l'umanità intera. Fare scienza potrebbe significare, un giorno più o meno lontano, trovare qualcuno che sappia confermare con rigore ed obiettività le tesi oggi balzane ed apocalittiche di Bendandi? Ogni risposta è possibile, di fronte a scenari in costante evoluzione come quelli scientifici. Per la cronaca, comunque, la giornata dell'11 maggio 2011 è stata di notevole sismicità anche per l'Italia stessa.  Pur non distruggendo nulla, sono avvenuti in un sol giorno 37 terremoti differenti di magnitudo inferiore a 3 gradi della scala Richter.  Su vicende come queste un'informazione meno deformata avrebbe potuto fare maggiore luce.  La penisola italiana è, come tutte le altre zone del mondo, dotata di costante sismicità anche se non sempre percepibile.  Fare scienza significherebbe anche ascoltare tutte quelle voci di chi predica maggiore attenzione ed aiuto nello studio dei fenomeni che governano il mondo. Tra terremoti prevedibili o meno, la scienza continua a pulsare indisturbata. Meglio pensarla così, al di là di ogni potenziale ed imprevedibile terremoto. TRA STUDI, BENDANDI E TERREMOTI: RIFLESSIONI SUL FARE SCIENZA

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