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Tragedia nella Maremma: morti tre sub. Ancora sconosciute le cause

Creato il 11 agosto 2014 da Nicola933
di Rosalba Caruso Tragedia nella Maremma: morti tre sub. Ancora sconosciute le cause - 11 agosto 2014

Tragedia nella Maremma: morti tre sub. Ancora sconosciute le causeDi Rosalba Caruso. Un’eccitante escursione marittima si è trasformato in un incubo. E’ accaduto a Grosseto, nei pressi degli scogli delle formiche. I tre sub avevano partecipato ad un’immersione con altri 9 sommozzatori. Un quarto, colpito da un malore, tempestivamente soccorso dal 118, è riuscito a salvarsi. Ma i tre amici non hanno più messo i piedi sulla terra ferma.

L’allarme è scattato attorno a mezzogiorno, quando la sala operativa della guardia costiera di Porto Santo Stefano ha ricevuto una richiesta di soccorso per quattro sub in difficoltà, a circa 11 miglia a largo. La capitaneria di porto ha inviato due motovedette e ha fatto decollare un elicottero per le ricerche in mare. I corpi dei 3 sub sono stati presi a bordo dalle unità della guardia costiera e portati a riva.

Si tratta di Fabio Giaimo, 57 anni, anestesista-rianimatore, attivo anche nel sociale; Gianluca Trevani, 35 anni, tecnico informatico e istruttore di nuoto ed Enrico Cioli, 37 anni, tappezziere, entrambi di Bastia Umbra. Il quarto, ricoverato all’ospedale di Orbetello e dimesso dopo poche ore, è responsabile di un’azienda. Tutti accomunati da una grande passione per il mare e soprattutto per le immersioni, più volte immortalate e pubblicate sui loro profili facebook. La moglie di Giaimo è subito partita per la Toscana. Il medico aveva raggiunto in moto Talamone. Doveva tornare in Umbria dopo l’immersione, per andare al lavoro la prossima notte.

Sconosciute le cause della morte. Dalle testimonianze è emerso che una delle tre vittime, Giaimo, è stata colto da un malore, che segnalava sbattendo una mano al petto. Gli altri due si sono avvicinati per soccorrerlo. Si ipotizza che i tre, colti dal panico o per soccorrere l’amico, siano risaliti velocemente da una profondità di 40 metri, senza procedere gradualmente alla decompressione. Tuttavia l’eesperienza e la preparazione dei sub in questione indurrebbe ad escludere questa ipotesi, come ha sottolineato la mamma di una delle vittime. Non è da escludere, invece, che le apparecchiature fossero difettose, il che spiegherebbe il malore dilagante.

La procura ha aperto un’inchiesta, senza ipotesi di reato, provvedendo al sequestro della strumentazione. Le indagini sono seguite dagli investigatori della capitaneria di porto, coordinati dalla procura di Grosseto. Per tutta la sera sono stati ascoltati i testimoni, scossi per la vicenda. “Siamo usciti per un’immersione e siamo tornati tre in meno“, ha risposto molto provato uno degli amici, davanti alla sede della Guardia Costiera. Un altro dei presenti ha dichiarato di aver visto un suo compagno di immersione, Fabio Giaimo, battersi un pugno sul petto, come chi stia avendo un malore. Così lo ha raggiunto e lo ha aiutato a tornare a galla.

Enrico Castellacci, medico della Nazionale di calcio, orovetto sub e  conoscitore delle acque al largo di Grosse, intervistato telefonicamente, ha affermato: “Fare valutazioni è prematuro, anche nella mia esperienza di subacqueo posso dire che la MDD, ovvero la malattia embolica o malattia da decompressione, resta sempre la minaccia più grave per chi va sott’acqua“.  “Le Formiche’ di Grosseto – ha aggiunto il medico – sono una zona famosa per i sub, lì si fanno belle immersioni e posso dire che non è assolutamente una zona pericolosa, ma offre fondali e una fauna marina che permette ai subacquei di godere di tante cose belle. Insomma, per noi sub è una zona prediletta“.

Castellacci spiega: “quei fondali sono molto conosciuti. Fare una valutazione ora è difficile, intanto bisognerebbe sapere a che profondità sono andati e poi capire se il primo sub ha avuto un malore inerente all’attività subacquea o meno. Per mia esperienza, visto che sono stato qualche anno fa in una camera iperbarica proprio per una malattia embolica, posso dire che la decompressione è la causa più tipica, ovvero quando le famose bolle di azoto non si sciolgono perfettamente e anche il sub più esperto può andare soggetto a una crisi grave. Oltre a questo, prosegue Castellacci, altri rischi possono venire dalla miscela non idonea delle bombole, senza dimenticare che ad influire possono anche essere l’età, il fatto dia aver fatto o meno sforzi di recente, l’alcol, le attività pesanti; insomma, tutto quanto possa mettere in condizioni qualunque sub di essere in condizioni non perfette”.” Nella tragedia consumatasi alle ‘Formiche’, conclude il medico degli azzurri, è difficile pensare che sub così esperti non abbiano fatto tappe di decompressione affrontando la risalita“.


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