Magazine Cultura

Tranquilli, è solo razzismo

Creato il 20 marzo 2012 da Albertocapece

Tranquilli, è solo razzismoAnna Lombroso per il Simplicissimus

Non si è del tutto sicuri di chi sia il killer di bambini di Tolosa, un assassino solitario, un militante qaedista, un razzista, pare un ex militare neonazista. Ma all’immaginario collettivo, stranamente e sospettosamente sobrio e controllato, piace pensare che sia un folle, uno strappo irrazionale nella modernità algida e prevedibile delle tecnologie. Oppure, sempre alla ricerca attribuire l’orrore a pericoli esterni a noi e alla nostra quiete fittizia, la scheggia isolata di una organizzazione terroristica. E certo se gli esperti hanno ragione, il terrore lo ha seminato in un mostruoso crescendo, una prima vittima, un parà, poi freddando due soldati neri, ieri braccando bambini piccoli atterriti e giustiziando l’insegnante in una scuoletta ebraica. E già molti lo hanno associato a Anders Behring Breivik il “cacciatore di marxisti” cristiano che in Norvegia ha ucciso più di 70 persone.

Le spiegazioni che preferiamo darci sono quelle che identificano il male in un nemico esterno e altro da noi: l’irrazionale, il perverso, il maniaco, il terrorista, l’anormale, l’imprevedibile. Mentre è prevedibile e probabile che sia come la storia avrebbe voluto insegnarci, la solita aberrazione di qualcosa che dorme in noi mai interamente sopito. È possibile che non sia il vaneggiamento di un folle, ma ancora una volta la lucida esposizione di una “crisi’’ della civiltà che si declina nel movimento populista contro gli immigrati, nel sempre vivo antisemitismo, nell’ostilità nei confronti dei rom, nelle botte contro i gay, nel sessismo. Insomma non è l’altro che ci impaurisce a attentare a noi ma qualcosa in noi che respinge l’altro fino a volerlo annientare.

Per la banalità del male anche quando sconfina nel fanatismo il cristianesimo è solo un bastione culturale da contrapporre all’islam o all’ebraismo, così come certe ideologie antropologiche sono solo la barriera difensiva e offensiva da neri o gialli o variamente colorati. E più si rasenta l’impotenza o l’ansia da prestazione e più si odiano le donne. Più ci si sente irrisolti e più si oltraggiano inclinazioni sessuali meno conformiste. Più si è ignoranti e più si brucia i libri o in posizioni elevate si annienta la scuola o si offende la cultura.
È sempre stato così ma è ancora più vero e paradossale nel mondo globalizzato, nel quale potenze occidentali che pensano di possedere il monopolio della democrazia, aree regionali che predicano l’accoglienza e l’integrazione, razzolano malissimo, muovendo guerra a nazioni, piegando popoli e divorando la sovranità di stati in nome di una necessità, che è solo necessità di proseguire nell’infame attivismo rapace dell’accumulazione.

Non è un espediente quello di ricordare che viviamo in una condizione generale dedita all’esclusione e in un’Europa soggetta al paradosso secondo il quale la sua “natura” democratica si basa sull’incremento delle differenze, esasperando l’opinione, opinabile appunto, di Robespierre: “Non c’è libertà per i nemici della libertà”, ché intanto bisogna vedere di che “razza” di libertà si tratta, chi ne decide colore e somministrazione. Così succede come in Italia che partiti presenti nei parlamenti oltre a attaccare gli stranieri, se la prendano con quelli della loro comunità che sono troppo tolleranti nei confronti degli intrusi, a dimostrazione che il problema non è l’altro, è la nostra identità. Che come diceva Deutscher essere antisemiti è un problema dei non ebrei, l’antiislamismo della Fallaci e così via. Sebbene l’attuale crisi dell’Unione europea sembri solo di tipo economico e finanziario, nella sua dimensione fondamentale è una crisi politico-ideologica e morale: il fallimento dei referendum sulla costituzione europea fu un chiaro segnale della separatezza di un’unione economica “tecnocratica “ rispetto alle popolazioni, che in alcuni Paesi invece si sono unite e mobilitate intorno alla difesa dagli immigrati. Accreditati come una minaccia ai miserabili privilegi e alle ormai erose garanzie degli indigeni.
Si sono sottovalutate le scorrerie contro i gay, condotte con geometrica potenza in Turchia, Serbia, con qualche piccolo incendio eloquente anche da noi. si è trascurato l’antisemitismo visto come un vecchio attrezzo ereditato dal Novecento. Eppure Il 44 per cento degli italiani manifesta opinioni ostili agli ebrei. Nel 12 per cento dei casi questa l’ostilità si configura come antisemitismo vero e proprio, che si diffonde sul Web, in modo nuovo perché trasmette agli internauti messaggi razzisti “subliminali” secondo le conclusioni dell’indagine parlamentare conoscitiva sull’antisemitismo fatta da Commissioni Affari costituzionali ed Esteri in collaborazione con la presidenza del Consiglio nell’ottobre scorso. Subliminali ma neanche poi troppo se si guarda a quello “nuovo” e seducentemente “progressista” che si confonde con la critica della politica sionista.

Ma soprattutto non si guarda alle forme del razzismo di stato, che in Italia ha prodotto nel giro di settant’anni in barba agli insegnamenti della storia, due legislazioni xenofobe e razziste. E in Francia innumerevoli provvedimenti dalla legge sul velo fino all’espulsione dei rom, secondo quell’attitudine che mira a sfruttare i temi razzisti e xenofobi a fini elettorali, ma che tragicamente poi li alimenta e nutre nei cittadini, con l’autorevolezza e l’appoggio delle istituzioni.
Se Il razzismo con cui abbiamo oggi a che fare è un razzismo freddo, in molti casi una creazione dello Stato, quindi una pratica amministrativa e burocratica oltre che ideologica, che stabilisce e controlla le identità, i luoghi e gli spostamenti, in lotta permanente contro tutto ciò che sfonda le identità da lui stabilite, non possiamo essere sorpresi che questa costruzione intellettuale non tiri fuori il peggio da molti, non intrida la mentalità come un brutto contagio, non si esasperi nei meno strutturati emotivamente e psicologicamente.
È consigliabile vigilare sul razzista che potrebbe stare annidato nel potere, nel nostro vicino insospettabile – che dopo il massacro viene definito dai condomini, un uomo tranquillo – e in noi.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines