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Travel Blogger, per chi scrivi? Quantità di contenuti vs. forza delle opinioni

Creato il 09 agosto 2012 da Angelozinna

Travel Blogger, per chi scrivi? Quantità di contenuti vs. forza delle opinioni

L’articolo “5 cose che non vorrei più leggere su un Travel Blog”, pubblicato qualche settimana fa, mi ha dato la possibilità di confrontarmi e discutere con diversi blogger e lettori su molte questioni, a partire dai motivi che portano una persona a scrivere, a se esiste una qualche forma di codice etico da rispettare in questo settore, fino a cos’è che davvero il pubblico vuole leggere, e qual è il miglior modo per offrire questo contenuto. Il post, che andava a criticare alcuni stili di scrittura freddi, scontati e poco creativi, ha suscitato un gran numero di opinioni, più e meno contrastanti, ed è stato interessante capire dove si tira, e se esiste, una linea tra utilità pura e semplice dei contenuti e cura nel linguaggio e nella consistenza di ciò che si scrive.

 Quella che mi è parsa essere l’obiezione principale è stata “si, ok, scrivere bene è importante, ma l’informazione nuda e cruda è ciò di cui la gente ha bisogno, è ciò che gli utenti cercano”. Nel rispondere, dicendo che sì l’informazione è utile ma c’è modo e modo di scrivere, e che scrivere post banali e senza personalità in una rincorsa al maggior numero di visite non è la via per la qualità, mi sono reso conto che, alla fine, il discorso è un altro. Mettendo tutti i travel blog nella stessa categoria diventa difficile capire come piccoli dettagli possano fare la differenza per alcuni sì e per altri no, e sopratutto come le differenze stilistiche di chi scrive possano portare a tipi di pubblico completamente diversi.

Presumendo che ogni travel blogger cerchi di raggiungere la fascia più ampia possibile di pubblico interessato all’argomento di cui parla (piccola se questo è di nicchia, grande se generalista, non ha importanza), quali sono le strategie utilizzate per comunicare il nostro messaggio a questi lettori e quando si è spinti ad utilizzare una forma più semplice e diretta invece di una più creativa, personale e curata? Senza critiche questa volta, mi rimetto nei panni del lettore per descrivere due categorie di blog, che sì sono travel, ma poco hanno a che fare l’uno con l’altro, sia in termini di contenuti, che di pubblico, che della strategie utilizzate per ottenere visite, followers e iscritti, e infine in cosa questi significano in termini di marketing per chi sceglie di investire in loro.

Quantità dei contenuti

I primi sono quelli che quando ho scritto che non voglio più leggere noiosi post su “Come arrivare dall’aeroporto alla città” mi hanno risposto “Si, ma alla gente fanno comodo!”. Verissimo, le informazioni, i “Come fare a..”, “Dove mangiare a..” e “Cosa fare a..” sono senza dubbio gli argomenti più ricercati, e di cui il maggior numero di utenti ha bisogno. Questo tipo di blog sono spesso aggiornati quotidianamente, offrono centinaia di dritte e consigli, a cercano di aiutare il maggior numero di utenti possibili regalando informazioni, offerte e recensioni su luoghi molto frequentati o rotte turistiche comuni a tanta gente. I post sono solitamente brevi, diretti e pur non richiedendo grandi riflessioni devono riportare dati, prezzi, indirizzi, e, a volte, opinioni precise.

Questi blogger attirano la maggior parte dei propri visitatori tramite i motori di ricerca, e sono i più bravi a scrivere la cosa giusta al momento giusto. Esattamente come avviene per una transazione economica, i visitatori arrivano, ottengono l’informazione di cui hanno bisogno, e, se buona, ricambiano con un Like oppure un tweet. I blog di questo genere possono ottenere un alto numero di visite, e di conseguenti follower, in breve tempo e sono i più adatti ad ospitare gli annunci pubblicitari di AdSense, in quanto i ricercatori di Google sono i più propensi a cliccare su questo tipo di ads.

Ciò che manca è invece il lato personale, quello che rende un lettore fedele. Nonostante il numero di visite o followers, questo tipo di blog non punta alla fedeltà del lettore, che una volta ottenuta l’informazione o trovata un’offerta migliore si muoverà altrove, ma alla quantità del contenuto. Far prendere al proprio blog questa direzione significa saper interpretare il mercato del turismo ed anticiparlo, significa essere affidabili nelle informazioni e dare alle persone ciò di cui hanno bisogno, in cambio di visibilità e tutte le opportunità che ci stanno dietro, ma al contempo lasciare da parte il rapporto con il lettore, e seppure si può indirizzare qualcuno in un luogo piuttosto che in un altro, sarà difficile crearsi una personalità o influenzare le opinioni in rete.

Forza delle opinioni

I secondi invece si pongono in modo diverso, creando un blog che impiega più a lungo a crescere, e che punta più sulla qualità dei lettori che sulla quantità. Scrivendo di esperienze, di un modo di viaggiare più che del viaggio in sé stesso, oppure offrendo spunti di discussione, questi blog cercano di entrare in sintonia con il lettore, cercando di far appassionare un numero di persone più al proprio stile che all’argomento trattato. La cura dei dettagli, dal modo di scrivere, alle immagini, alla grafica è fondamentale in questo caso, ma in compenso è facile capire quando un articolo è riuscito, in quanto i lettori saranno più spinti a commentare e confrontarsi.

I visitatori arrivano spesso a questo genere di blog grazie alla condivisione di buoni contenuti su canali targettizzati, ma questo, a dire la verità è poco importante. Ciò che li aiuta a crescere è riuscire a mantenere questi lettori, farli tornare e farli parlare, prendendo il blog come un punto di riferimento nel settore. E infatti la migliore qualità di questo genere di blog è la forza delle sue opinioni, la capacità di accendere discussioni in rete, saper dar valore alle proprie esperienze, e discutere di argomenti diversi attraverso il viaggio, e fare tornare lettori per l’affezione al “brand”, per piacere, più che per bisogno o ricerca di qualcosa in particolare. Scrivere un blog del genere significa avere pazienza, significa rispondere ad ogni commento ed e-mail e perdere tempo su ogni post, ma in compenso si può riuscire veramente a dare un peso alle proprie parole, si può sapere di avere lettori che ascoltano e valutano cosa si ha da dire e, sopratutto, la soddisfazione arriva dallo scambio con persone vere, non da dei numeri in una tabella.

La parte difficile è non innamorarsi delle proprie storie, e capire che ciò che si è provato in prima persona non è sempre così emozionante sullo schermo di un pc. Formare la propria opinione intorno a dei punti fermi è giusto, ma non capire quando ci si dilunga troppo, quando si cerca di mettere troppa enfasi dove non ce n’è alcun bisogno, e, in pratica, quando si diventa noiosi, è un errore facile da commettere.

Insomma c’è chi carica la rete con centinaia di informazioni per essere trovato il più possibile, e chi con il tempo cerca di crearsi una posizione di riferimento per essere ascoltato e rispettato. Due tipi di blogger, due tipi di lettori, completamente diversi. E cercare la via di mezzo, cercando di fare un po’ dell’uno e un po’ dell’altro? L’errore più grande, come aprire una pizzeria per colazione.

(E poi ci sono i travel blog che parlano di travel blog, ma quello è un altro discorso.)

Voi da che parte state, quantità di contenuti o forza delle opinioni? Contano più i numeri oggi, o il valore della presenza?


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