Magazine Cinema

Tre tocchi

Creato il 11 novembre 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2014

Durata: 100'

Distribuzione: Ambi Pictures

Genere: Drammatico

Nazionalita: Italia

Regia: Marco Risi

Data di uscita: 13-November-2014

Nel film si intrecciano sei storie. Storie di attori, o meglio, storie di uomini, con tutte le loro passioni e frustrazioni, gioie e delusioni, successi e fallimenti. Vite profondamente diverse ma accomunate da due grandi passioni: il calcio e il lavoro. Ed è tra un allenamento e un provino che le loro vite continuamente si sfiorano e si incrociano, ci svelano la loro misera esistenza, fatta ogni tanto anche di successi e momenti di gloria, ma sicuramente mai di vera, assoluta, felicità.

Sei storie sono davvero troppo per un film di poco più di novanta minuti, e il lavoro di montaggio non riesce ad amalgamare in maniera armoniosa le vite dei protagonisti che gravitano intorno al mondo del cinema, del teatro, dello spettacolo. Non ci sono il tempo e il modo per entrare in empatia o immedesimarsi, poiché le vicende sono appena abbozzate, e, in definitiva, mai interessanti. Perché dovremmo appassionarci alle esistenze velleitarie di un gruppo di giovani attori? E le donne dove stanno? Sembrano ridotte a mere appendici delle vite dei loro uomini. C’è tra l’altro in questo film un’attenzione morbosa al corpo maschile, si ripetono frequentemente sequenze girate negli spogliatoi, o direttamente nelle docce, dove spesso si consumano accese conversazioni. E poi su tutto viene snocciolato ripetutamente il Padre Nostro, quasi a voler segnalare l’imminente catastrofe che aleggia.

Non sono diventato quello che volevo essere, ma la cosa più grave e che non sono diventato io”. Suona più o meno cosi il mantra che ritorna ossessivo: ciò che più interessa all’autore è celebrare il fallimento dei suoi personaggi, e su questo si potrebbe anche concordare, però non assistiamo a qualcosa di veramente drammatico che riesca, in un certo senso, a delineare ‘un’estetica del fallimento’.  Forse l’autore voleva segnalarci proprio questo, ovvero l’assenza del tragico (non la sospensione, che è affare molto più complesso e che necessita di un’ironia ‘impietosa’), una caduta libera che non conosce atterraggio, collisione;  è come se la sciagura fosse continuamente annunciata, e la si vive comunque, anche prima che si sia effettivamente realizzata. Nonostante questo, forse, lodevole intento, il film rimane sospeso, incompiuto, mai davvero poetico, incapace di catturare lo sguardo dello spettatore. E a nulla valgono le trovate disseminate durante l’arco dei cento minuti, come, ad esempio, l’entrata in scena di Valentina Lodovini agghindata da Marilyn Monroe, oppure la sequenza in cui troviamo Marco Giallini, Luca Argentero e Claudio Santamaria in versione omoerotica: sono espedienti che non aggiungono nulla, ma che anzi alimentano ancor di più il senso di vacuità.

Luca Biscontini


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :