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Interessante il discorso dell’assessore all’ambiente Orzes, del comune di Ponte delle Alpi, il comune più “riciclone” di’Italia. Egli sostiene di aver portato la raccolta differenziata oltre il 90%, quindi a cifre che rendono inutili le opere di realizzazione di un inceneritore. Perché noi trentini non possiamo riuscirci? Quali sono i reali problemi che impediscono la realizzazione di un piano rifiuti che porti a questi valori? I costi da sostenere? Non credo, perché i costi di un inceneritore sono di gran lunga maggiori!
Perché i nostri governanti si ostinano a percorrere una strada ormai obsoleta, abbandonata da molti paesi industrializzati? Gli Stati Uniti stanno abbandonando la strada dell’incenerimento dei rifiuti, per riciclare e riconvertire gli stessi; tutti gli altri paesi europei stanno rivedendo la loro politica dei rifiuti, convergendo su soluzioni alternative all’incenerimento. Il fatto che, qualcuno dei nostri politici dica che in Francia, in Svizzera, in Germania, ci sono molti inceneritori, non può essere giustificativo di una scelta sbagliata; infatti, questi impianti sono stati costruiti oltre venti anni fa e, ora, la politica di quei Paesi, si sta orientando verso tecnologie innovative e meno impattanti. Quindi, a mio avviso, è errato prendere ad esempio realtà che sono superate, che non trovano più fondamento, date le nuove tecnologie possibili. Perché il Trentino, ricco economicamente, pieno di risorse tecnologiche, di centri di ricerca all’avanguardia, non riesce a proporre una nuova linea guida della gestione dei rifiuti e, invece, si appiattisce su metodi ormai superati, dando l’immagine stantìa di un modus operandi ormai non più eco-sostenibile? Perché, quando parte della popolazione manifesta contro una scelta politica giudicata miope, qualcuno, in maniera arrogante e provocatoria, deve denigrare tale presa di posizione definendo che :”…i trattori inquinano più di un inceneritore”? Ma non scherziamo, per favore! Gli inceneritori portano inquinamento costante e pericoloso, sono anti economici e non risolvono i problemi dei rifiuti. Ai nostri politici abbiamo il diritto di chiedere spiegazioni su queste scelte forti; e non si può rispondere in maniera arrogante. Si dovrebbe, invece, a mio modesto parere, rispondere argomentando con dati scientifici le proprie scelte. Per esempio, perché i titolari di questa scelta pro-incenerimento, hanno sempre disertato le pubbliche assemblee, dove si potrebbero confrontare teorie diverse? Tanti inviti sono stati fatti, tutti caduti nel vuoto; sempre sedie vuote, ma dai giornali sempre risposte ferme e decise su una scelta poco condivisa e per nulla condivisibile, viste le chiare e nette alternative all’incenerimento, che oggi sono di fatto possibili. Ribadisco il fatto che molti paesi industrializzati stanno orientando risorse in ambiti diversi dall’incenerimento, favorendo la differenziata, spingendo per tecnologie eco-sostenibili e anche più accettabili sul fronte economico.
Il nostro Trentino potrebbe essere un esempio di autonomia che spinge verso alternative di ricerca e di innovazione; invece rischiamo di conformarci a scelte standardizzate e sponsorizzate da un governo centrale, per nulla sostenute anche dal resto degli italiani. Rischiamo di perdere una grandissima occasione per dimostrare la nostra eccellenza, sia come grande centro di laboratorio innovativo tecnologico, sia come visibilità per una nuova metodologia politica, al servizio reale dei cittadini, che chiedono trasparenza nei dati, nelle scelte , soprattutto, nella condivisione di tali scelte che sono fortemente impattanti per tutti.
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