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Trentuno volte Roccella Jazz

Creato il 08 agosto 2011 da Jenny76

Trentuno volte Roccella Jazz

Nel clima rovente della settimana ferragostana, fioccano le iniziative e le manifestazioni decennali. Imminente perciò, uno degli appuntamenti più attesi del panorama jazzistico internazionale. Il Roccella Jazz 2011 compie trentun’anni, ma i tagli al settore rischiano di fargli vivere una morte lenta e immeritata. Troppo giovane per lasciare il posto ad un altro vuoto musicale, il festival della cittadina jonica calabrese, apre le danze il 12 agosto nella piazza del Castello Aragonese di Reggio Calabria, con Al Di Meola. Si concluderà il 20 agosto con “Piovani dirige Piovani”.

Quali le novità ? Per una kermesse, che non ha mai deluso le aspettative del suo sofisticato pubblico, e che ha fatto infiammare persino i profani del jazz, le novità stanno nelle undici produzioni originali e nelle due prime nazionali e nei convegni dedicati alle figure musicali oltre che alla musica in sé. Ma fintanto che può, il Roccella Jazz by Rumori Mediterranei ci mette del suo, dando spazio soprattutto alle nuove generazioni, quelli che il festival dovranno sudare per organizzarselo, vista la poca considerazione per la cultura. Discriminazione ideologica, che colpisce, ad oggi, non solo il Roccella Jazz, bensì tutto il settore, dalla musica al teatro al cinema.

Tornando all’evento, dunque, anche le orchestre sembrano trovare una rinnovata gloria. Si esibiranno l’Orchestra dei fiati di Delianuova scoperta da Riccardo Muti e l’Orchestra dei Conservatori italiani diretta per l’occasione da Nicola Piovani.

Si continuerà con Luca Aquino, Stefano Di Battista, Rita Marcotulli, Danilo Rea, Davide Riondino. E questi sono solo alcuni italiani. Ma poi ci sarà spazio per ascoltare anche Lars Danielsson, Cyro Baptista, Ahmad Jamal, Marvanza Reggae Sound. Qui di seguito il programma su http://www.roccellajazz.net/

Quanto al futuro del Roccella Jazz, ci auguriamo che la qualità dell’arte a portata di mano, possa risvegliare, in chi fa politica, una certa pietas verso un’Italia “in-attesa” che perde pezzi strada facendo, e quel certo senso di dignità, per tornare ad essere il Paese del sole dove si promuove la cultura, la ricerca, i nuovi talenti.

 



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