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Triathlon: Andrea Gabba e il nuovo sogno olimpico

Creato il 11 febbraio 2016 da Sportduepuntozero

L’Olimpiade ha un fascino particolare, quasi scontato dirlo ma è l’ovvio, spesso, a regalare i sogni. Quello del torinese Andrea Gabba, tecnico massimo della Nazionale turca è di arrivare a Rio 2016 o a Tokyo 2020: “Per Rio la missione è ancora da compiere e partirà nel mese di marzo per chiudersi circa 60 giorni dopo attraverso le partecipazioni dei nostri papabili alle prove di World Cup. Saranno all’incirca sei e spero che dai risultati che coglieranno Gaia Peron e Jonas Schomburg, i “naturalizzati”, possa arrivare l’agognato pass olimpico. Non dipenderà solo dalle loro performance, ma anche da quelle degli agguerriti concorrenti. Sarebbe la mia Olimpiade, conquistata interamente con meriti personali di tecnico. A quella di Atene 2004 partecipai infatti come supporto a mia moglie, Nadia Cortassa e non ero nemmeno nel Villaggio. Nel 2008, a Pechino, ero invece tecnico della nazionale azzurra e diciamo che l’avevo raggiunta sempre grazie a Nadia e alla mia maturata esperienza di settore”.

Andrea Gabba lavora ormai da tre anni con la Federazione Turca di Triathlon, un rapporto nato con il semplice invio di un curriculum. Un’esperienza che definisce arricchente: “Quando sono arrivato tutto era da fare. In tre anni abbiamo raddoppiato i numeri, costruito un settore giovanile, portato atleti anche locali nei ranking mondiale ed europeo. A livello di squadra e anche con i giovani siamo nella seconda fascia continentale e non è cosa da poco. Ho lavorato molto anche nella formazione dei tecnici, aspetto che ritengo fondamentale per la crescita di un movimento. A fine anno ridiscuterò il contratto ma salvo stravolgimenti dirigenziali credo che l’esperienza proseguirà.”.

Quanto è diverso e impegnativo lavorare in una terra così lontana come la Turchia?: “Due sono le situazioni operative. Nel corso dell’inverno vivo in genere una settimana al mese in Turchia, seguendo gli allenamenti dei più giovani. Da aprile sono invece in tour nelle varie gare europee e mondiali e la base viene curata dai tecnici locali. Sovrintendo sempre alle programmazioni tecniche e sono nel complesso molto contento dei risultati ottenuti in questo triennio. Sono partito dall’ABC ed ora anche in Turchia, anche grazie a risultati come il 6° posto negli Europei Giovanili di Baku ottenuto da Schomburg, si parla di triathlon e nascono i club, che sono andato a visitare personalmente”.

Quali passi deve ancora fare il movimento per crescere?: “Nel prossimo quadriennio dovrà aprirsi di più verso l’estero, con camp di allenamento e partecipazione alle gare”. Quando torna in patria Andrea Gabba è tecnico del Torino Triathlon: “Anche in questo caso mi occupo della programmazione generale di tutti gli atleti e seguo i due più importanti allenamenti settimanali del gruppo di triatleti di età compresa tra i 15 e i 20 anni. Il mio è un lavoro di “fino” per dare quel qualcosa in più che deriva, senza voler apparire presuntuoso, dall’esperienza di tecnico maturata in tanti anni di attività. Nadia Cortassa porta invece le sensazioni e il sapere dell’ex atleta di primo livello. Ci mixiamo perfettamente anche in questo ambito”.

Guardiamo al movimento piemontese: “E’ cresciuto nel suo complesso e nel livello medio. Mancano però, rispetto a 8-10 anni fa, gli elementi di punta che ci permettevano di primeggiare ovunque e specie su scala nazionale. La concorrenza è aumentata a livello di società – prosegue Andrea Gabba – ma ritengo che proprio nella qualità dei tecnici che operano con gli atleti occorra fare uno step in più”.

E lo dice chi può a ragione definirsi un pioniero della “triplice”, arrivato alla specialità da appassionato di bici e calciatore fino ai 18 anni: “Volevo fare duathlon – conclude – ma mi fecero notare che il calendario era scarno. Così imparai a nuotare e mi tuffai negli Ironman. Poi la mia carriera cambiò quando scelsi quella di tecnico. Allora i settori giovanili non c’erano neppure”. Oggi tutto è cambiato e Italia o Turchia che sia la parola d’ordine è “professionalità”.


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