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Oggi sono proprio triste. E anche un po’ arrabbiato. Anzi, parecchio arrabbiato. Vorrei non credere a quello che mi sta capitando sotto gli occhi, eppure è tutto vero, vero e doloroso come uno schiaffo che ascia il segno.
Il paese si sta decomponendo, immerso nella corruzione e nella sistematica violazione delle leggi e delle regole della democrazia, mentre il Senato della Repubblica discute di “legittimo impedimento”. Cioè dei problemi personali del Presidente del Consiglio.
Ed è bene essere ben chiari sui contenuti di questa iniziativa di legge, con la quale si stabilisce che il premier può ottenere il rinvio dell'udienza dei processi in cui è imputato, perché «legittimamente impedito» dalle sue attività di governo a comparire in tribunale.
Ogni rinvio può estendersi fino a sei mesi, per un totale di 18 mesi. È sufficiente che la presidenza del Consiglio attesti l'esistenza di questo impedimento, perché il giudice rinvii il processo ad altra udienza. Queste norme sono estese anche ai ministri. Finora il giudice aveva un certo margine di discrezionalità nel decidere caso per caso se l'impedimento dell'imputato-premier fosse legittimo e accordare o meno il rinvio.
D'ora in avanti si cambia, ci mancherebbe altro.
I giudici che stanno processando Berlusconi a Milano nel processo sui presunti fondi neri di Mediaset hanno respinto il primo marzo la sua richiesta di legittimo impedimento, dicendo che il consiglio dei ministri fissato in quella data non era necessario e inderogabile. Quella in discussione al Senato è una «legge ponte» - scade dopo 18 mesi dall'entrata in vigore - varata nell'attesa che il Parlamento approvi una legge costituzionale sulle immunità, come ricorda il testo stesso della legge.
E’ chiaro, si tratta dell'ennesima legge ad personam ed è incostituzionale, perché mette al riparo Berlusconi dai suoi processi violando la sentenza della Consulta sul «Lodo Alfano», secondo la quale la materia delle prerogative del presidente del Consiglio può essere affrontata soltanto con una legge costituzionale e non ordinaria. Ma questa è carta straccia per la maggioranza che governa il nostro paese.
Funziona così, questo paese. Se c'è una regola e questa regola è un problema per chi non vuole o non può rispettare, c'è sempre un'altra soluzione: quella regola può essere aggirata, derogata, sospesa, eccepita, variamente interpretata, limitata a casi specifici che ovviamente sono altri, cancellata con provvedimenti ad personam. E quant'altro, la fantasia non manca. Succede per qualsiasi cosa, in questo paese che tra i tanti problemi che ha ne ha uno rispetto al quale nessuno può dirsi davvero estraneo, quello del deficit della cultura delle regole. E magari si comincia nelle strade della nostra città, quando non ci si ferma alle strisce pedonali per non far passare o si getta una carta per terra. Però poi si arriva anche alle regole delle elezioni, che in queste settimane si stanno trattando come l'evasione fiscale: si può fare di tutto tanto prima o poi il condono arriva.
Oggi sono triste e voglio dimostrare tutta la mia solidarietà verso i miei concittadini onesti. Quelli che pagano le tasse e le multe, quelli che fanno la fila agli sportelli per consegnare un documento per non essere esclusi da un concorso. Quelli che, quando incorrono in qualche procedimento giudiziario, devono andare dal giudice se non vogliono i carabinieri a casa.
Oggi mi rivolgo a loro alla gente normale della mia città. Ma non sentite anche voi il dovere di dire basta a tutto questo schifo?
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