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Troll hunter

Creato il 29 settembre 2015 da Houssymovies2punto0 @h0ussy

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Mettiamo subito in chiaro una cosa, Troll Hunter non è altro che un filmetto divertente, buono per passare onestamente e con un pizzico di curiosità  un pomeriggio tardo autunnale. L’idea è semplice, un gruppo di documentaristi segue un cacciatore di Troll, determinato a stanare ed uccidere le insane creature della mitica tradizione nordica, ritenute responsabili di morie di bestiame e altri disastri. Detto così può sembrare sciocco e per certi versi lo è, ma il film ha del buono e grazie ad alcune invenzioni sfiziose, porta a casa l’entusiasmo dell’appassionato di bocca buona, a caccia di briciole di emozione. L’espediente narrativo è sempre lo stesso: un falso dcumentario e tantissima camera a mano, due elementi ormai codificati e digeriti da ogni appassionato, eppure ancora capaci di suscitare qualche inedito brivido. Complice un’ambientazione inedita e adattassima al cinema horror, Troll Hunter fa di necessità virtù ed usando dei meccanismi ormai abusati, ne trae comunque qualcosa di nuovo. Sarà colpa del tema trattato o forse responsabilità dei riusciti effetti speciali e dell’idea coraggiosa di mostrare, invece che celare, eppure questa pellicola quasi elementare si lascia guardare volentieri. Nonostante tutto, piaccia o no, Troll Hunter impone una serie di riflessioni. In primo luogo, si tratta di un film norvegese e la mente corre al nostro bel paese e ai suoi presunti autori, all’incapacità di fare cinema di genere e al fatto che ora pure in Norvegia hanno il loro bel film di mostri, mentre noi continuiamo a correr dietro ai manuale d’amore a ai problemi dell’andropausa. In secondo luogo, un film come Troll Hunter, innesca una digressione sulle direzioni ultimamente intraprese dal genere horror. Il genere falso documentario, da The Blair witch project, a Paranormal activity, passando per L’ultimo esorcismo e Rec, fino ad arrivare al classico Cannibal Holocaust, ha permesso soprattutto negli ultimi anni, una libertà narrativa senza eguali. In pratica, bastava una buona idea (mostri, streghe, fantasmi…) e la voglia di realizzarla, poi il cinema avrebbe fatto il resto. Troll Hunter è figlio di questa tendenza, se volete, in alcuni casi di questa degenerazione, ormai largamente di moda, sia per relativa economia dei mezzi, sia per la semplicità della messa in scena. Forse non un male, ma una netta e decisa sterzata verso un appiattimento di idee e di significante, che a volte lascia perplessi. Passati e quasi dimenticati gli anni dei Carpenter e dei Romero, a suon di remake e reboot, il cinema “de paura” si avvia verso una globalizzazione necessaria. Se da un lato l’arsura di idee si riflette nell’impianto narrativo sempre più schematico (male), dall’altro paesi che un tempo restavano in silenzio, ora si affacciano timidamente nel panorama internazionale, determinati a battersi finalmente ad armi pari con  lo strapotere americano (bene). E l’Italia? Come detto il nostro paese resta in attesa, alla finestra, timidamente impegnato a farsi palpeggiare la coscienza da temi fintamente altisonanti, mentre nasconde sotto il tappeto le brutture e i problemi che lo soffocano. Qualche segnale arriva, ma si tratta di episodi isolati, sporadici raggi di sole, troppo flebili per farci mettere i maglioni in naftalina ed uscire a giocare, sulle spericolate, sperimentali e divertentissime altalene del cinema di genere.



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