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Troppi antibiotici in Europa: Italia ai primi posti

Creato il 16 novembre 2015 da Informasalus @informasalus

farmaci
Nonostante gli appelli e le campagne, il consumo di antibiotici in Europa non cala, e anzi in alcuni paesi continua a salire

Nonostante gli appelli e le campagne, il consumo di antibiotici in Europa non cala, e anzi in alcuni paesi continua a salire. È quanto rivelano i dati presentati oggi a Bruxelles dall'European Center for Diseaeses Control and Prevention (Ecdc) in occasione della giornata europea per l'attenzione agli antibiotici, che vedono l'Italia ai primi posti per consumi soprattutto fuori dagli ospedali.
Secondo il rapporto, basato sui dati della sorveglianza Esac-net dell'Unione Europea, il dato medio Ue di consumo fuori dagli ospedali per il 2014 è 21,6 dosi al giorno ogni mille abitanti, e varia dalle 10,6 dell'Olanda alle 34,6 della Grecia.
L'Italia, con 27,8 dosi, è al quinto posto,dietro a Francia, Romania e Belgio. Il dato medio è sostanzialmente stabile, con la Gran Bretagna che ha mostrato un aumento del consumo bilanciato da diminuzioni a Cipro e in Svezia.
“Come negli anni precedenti - scrivono gli esperti dell'Ecdc - le penicilline sono l'antibiotico più utilizzato in tutti i paesi, anche se la proporzione fra i vari gruppi di antibiotici varia molto. Ad esempio le cefalosporine sono lo 0,2% degli antibiotici usati in Danimarca ma il 21% in Slovacchia”.
L'abuso di antibiotici desta molte preoccupazioni, considerato il grave pericolo che questo può rappresentare per la salute pubblica. Proprio dall’uso eccessivo degli antibiotici hanno origine infatti i superbatteri resistenti ai farmaci. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha intervistato circa 10mila persone provenienti da 12 paesi. Dai risultati è emerso che il 64 per cento degli intervistati ritiene erroneamente che i farmaci a base di penicillina e altri antibiotici possano curare raffreddori e influenza, nonostante questi farmaci non abbiano alcun impatto sul virus.
Inoltre, circa un terzo delle persone ritiene erroneamente di dover interrompere l'assunzione degli antibiotici quando si sente meglio, anziché completare il ciclo di trattamento prescritto.


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