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Troppi editori, poca qualità

Creato il 14 ottobre 2014 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

Poca qualità fra gli editori italiani.

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Con il termine poca qualità non vogliamo prendere, ancora una volta, in esame la scarsità di contenuti normalmente propinati dall’editoria italiana, piuttosto vogliamo sottolineare alcune mancanze di trasparenza in diverse realtà editoriali attuali. Ma facciamo un passo indietro.
Nel sito di B.L.U. stiamo preparando una sezione che, sicuramente, a molti di voi potrà interessare. Abbiamo raccolto virtualmente il testimone da Il Rifugio degli Esordienti, dato che, quest’ultimo, ultimamente viene aggiornato poco e, purtroppo, molto invece ci sarebbe da dire in merito al quantitativo incredibile di CE presenti in Italia. I dati che si possono analizzare si riferiscono, ovviamente, all’anno 2013, dal momento che l’attuale non è ancora terminato, anche se, a ben vedere, certe cifre non possono essere troppo diminuite nel frattempo, semmai aumentate.

Facciamo una breve panoramica: in Italia esistono più 7500 editori dotati di un codice ISBN (che abbiano pubblicato almeno un libro), non si prendono in considerazione quelli che ne sono privi dal momento che non vengono considerati facenti parte dell’editoria classica, ma appartengono alla categoria di coloro che offrono servizi alla stessa Casa Editrice (stamperia, tipografia, studio grafico, agenzia letteraria etc.). Rispetto all’anno precedente si nota già un incremento di almeno 2000 unità, visti i dati forniti dall’AIE (Associazione Italiana Editori) che trasmette un totale di 5074 editori dotati di codice ISBN. Di queste 7500 e passa CE, solo 2600 pubblicano più di 10 libri all’anno e, se il mercato cartaceo è in ribasso, quello digitale mantiene solide le proprie posizioni, arrivando a segnare dati in netta crescita. I dati ISTAT ci dicono che sono più di 5 milioni gli utenti, sopra i 6 anni (i 6 anni me li devono però spiegare) che hanno dichiarato di aver scaricato e letto libri acquistati online (senza alcuna distinzione fra cartaceo e digitale). Pertanto, anche se il mondo intero ci pone nei gradini più bassi della classifica lettori, dipingendoci come un popolo che tutto ama fare fuorché leggere, in compenso le CE crescono come funghi, portandoci a dei livelli che rasentano l’assurdo. In tutto questo, poco si dice del self publishing e del fatto che incide in modo decisamente significativo sulla quantità di libri prodotti (e poco letti), che hanno subissato il mercato con offerte a volte poco dignitose. Detto questo, ciò che noi abbiamo avuto modo di notare e di verificare personalmente, spulciando tutti i nominativi presenti nella lista del Rifugio, è stato il proliferare di editori dal dubbio nome e dall’inesistente reputazione che stazionano sia nel web che nel mondo reale. Personaggi di cui nessuno ha sentito parlare, che posseggono un sito web a malapena composto da una home page, che richiedono contributi per la pubblicazione e non sono nemmeno dotati di un codice ISBN che possa, perlomeno, garantire l’autenticità di un libro. Oltre a questo sotto bosco pittoresco, esistono altri nominativi altrettanto dubbi, anche se meglio mascherati da slogan di vario tipo e siti web accattivanti. Ciò che li bolla comunque come malandrini è il fatto che girando e rigirando il sito, non si trovano le informazioni più importanti o, quanto meno, anche se vi è dedicata una sezione apposita, non sono ben chiari i messaggi rimandati né, tanto meno, è chiara la natura della Casa Editrice stessa. Ovvero se sia EAP o NON EAP. Dato estremamente importante per chiunque abbia necessità di farsi un’idea generale prima di iniziare a mandare il proprio manoscritto a destra e a manca. Molti di questi presunti editori non riportano nemmeno un indirizzo email di contatto, delegando solo a dei form da compilare qualsiasi interazione con l’utente esterno. In alcuni manca persino un indirizzo e la denominazione di una sede legale, opportunamente registrata. In poche parole, se il comune mortale, a cui sia venuto in mente di fare una ricerca per comprendere a chi mandare la propria opera, richiedesse una serie di informazioni complete ed esaustive, non saprebbe dove andare a sbattere la testa, se non saltellando da un portale all’altro, alla caccia dell’editore migliore, possibilmente serio e interessato quanto meno a leggere il suo manoscritto. Disdicevole (in un’epoca come questa) la richiesta di invio di materiale cartaceo, possibilmente rilegato, di un’opera che ancora deve vedere la luce. La pretesa di addossare all’autore un costo, ancor prima che vi sia una qualche possibilità, è da irresponsabili. Ancor più vessatorio e indecente il comportamento di talune CE che sbandierano il “NON INTERESSATI A VALUTARE INEDITI”, quando poi, nella realtà, sono interessati eccome, ma lo scrivono apposta per vedere in quanti, in barba a quanto esposto esplicitamente nel loro sito istituzionale, inviano ugualmente il proprio manoscritto, dimostrando (secondo la loro perversa interpretazione) caparbietà, costanza e reale interessamento. Se “loro” non hanno tempo da perdere (perché è questo l’alibi proposto), francamente non lo hanno nemmeno gli autori.


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