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True Detective – Tra letteratura e fiction

Creato il 26 ottobre 2014 da Paopru

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Aver atteso per mesi la programmazione italiana di True Detective non è stato facile. Per tutta l’estete ho contato i giorni che mi separavano dal 3 ottobre e per tutta l’estate ho resistito alla tentazione di andare oltre la puntata pilota. Era da subito chiaro che il mio inglese imperfetto non mi permetteva di capire i dialoghi, e quei maledetti sottotitoli non erano abbastanza veloci da farmi stare al passo con la storia. Quando però ho scoperto che Pino Insegno e Adriano Giannini erano i doppiatori ufficiali di Martin e Rusty, mi sono fatto una bella risata senza rimpianti.

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True detective (immagino lo sappiate tutti) è una serie HBO ambientata in Lousiana che segue le indagini di due talentuosi detective quasi agli antipodi del metodo investigativo: Rustin “Rust” Cohle (Matthew McConaughey) ovvero il nichilista senza più una goccia di fede nelle vene e Martin “Marty” Hart (Woody Harrelson), il pragmatico tutto casa e ufficio. La loro indagine, ridistribuita su due differenti piani temporali, si concentrerà sulla caccia a un killer seriale che compie omicidi rituali raccapriccianti, spesso coinvolgendo anche dei bambini. Ma la serie non intende basare le sue fondamenta narrative su una serrata caccia all’uomo che puntata dopo puntata uccide una vittima dopo l’altra, intende analizzare invece i personaggi principali inserendoli all’interno di questa complicata cornice. Ecco allora che già dal secondo episodio il tono diventa meno alla Seven di David Fincher e più alla Colombo, dove l’investigazione diventa regina dell’azione rallentando i toni dello show dopo un’iniziale accelerazione. Chi dunque si sentirà tradito in qualche modo dalle promesse del pilot, penso che a torto non riuscirà a sfangarsi la seconda puntata.

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Nic Pizzolato, autore e produttore, riesce a scrivere una sceneggiatura che spreme fino all’osso il talento di McConaughey, ormai quasi del tutto irriconoscibile in ruoli che fino a qualche anno fa poteva solo sognarsi di interpretare. Nato sul pianeta delle commedie romantiche, nella galassia dei film “che lasciano il tempo che trovano” il buon Matthew ormai fa solo ruoli che gli calzano a pennello, spingendo le sue doti recitative oltre la stratosfera dei supertaletuosi di hollywood. Qualcuno ha detto che non meritava un oscar per Dallas Buyers Club ma per True Detective. Cazzo se è vero! Osservatelo bene durante l’interrogatorio alla stazione di polizia, quando fuma, quando muove le mani accarezzando l’aria mentre dipinge forme immaginarie, quando tra un discorso e l’altro sui massimi sistemi trasforma le lattine di birra in rigidi omini. Eppure il sospetto che Pizzolato fosse troppo bravo nello scrivere i testi è venuto a molti, e infatti l’autore horror Thomas Lingotti lo ha citato per plagio nel momento in cui ha riconosciuto troppe somiglianze fra il mitico monologo di Rusty sull’evoluzione della specie umana e un passaggio del suo libro The Conspiracy Against the Human Race. L’intensità del dialogo è tale che il meccanismo di seduzione del personaggio ti lega in qualche modo alla serie, convincendoti a darle una chance.  Clicca qui per vedere la scena.

Quello che sicuramente piace di True Detective, oltre la stupenda recitazione e i dialoghi senza pecca, è il packaging (l’imballaggio). Resta infatti un prodotto televisivo destinato alla vendita e come è di buona regola la presentazione deve essere all’altezza. Ecco allora che la sigla dello show (come in House of Cards o Game of Thrones) assume un ruolo fondamentale nell’introdurre gli episodi, necessitando una cura meticolosa nell’anticipare i temi e i toni. Se ne è fatta di strada da Lost, da quando una semplice scritta su sfondo nero ci ricordava che non stavamo guardando una puntata di Hazzard. In True Detective la sigla è un’esplosione di immagini psichedeliche che si riflettono sulle sagome evanescenti dei protagonisti, sulle note di Far From Any Road della The Handsome Family. Clicca sull’immagine sotto per vederla.

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True Detective ha avuto uno straordinario successo e per questo lo show è stato rinnovato. Ma essendo stata pensata come una serie antologica (cioè ogni stagione rinnova storia e cast) la seconda stagione vedrà nuovi protagonisti. Già confermati gli ottimi Colin Farrel e Vince Vaughn per una storia lontana dalle paludi della Luisiana e ambientata in una non meno precisata regione californiana.


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