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Tsantsa, le teste mummificate

Creato il 15 giugno 2011 da Zonwu
tsantsa testa mummificata
Alcune culture sudamericane hanno lasciato nella storia racconti di violenze e rituali particolarmente macabri, tra i quali quello delle teste mummificate, o "tsantsa". I cacciatori di teste avevano la singolare abitudine (singolare per noi, ma evidentemente non per loro) di conservare le teste dei nemici uccisi, e di praticare una cerimonia religiosa in grado di rimpicciolire e conservare i crani collezionati durante gli scontri.
"Le teste erano realizzate a partire dalle teste mozzate al nemico sul campo di battaglia" spiega Gila Kahila Bar-Gal, ricercatrice della Hebrew University e autrice di una ricerca sulle teste mummificate sudamericane. "Poi, durante alcune cerimonie spirituali, le teste del nemico venivano accuratamente ridotte tramite bollitura e calore, nel tentativo di bloccare lo spirito del nemico defunto e proteggere chi lo ha ucciso da una vendetta dall'aldilà".
Questa particolare tradizione ha fatto in modo che venisse prodotta durante i secoli passati una grande quantità di falsi spacciati per teste mummificate originali. Si stima che circa l'80% delle teste in circolazione possa essere un falso, specialmente quelle rinvenute tra il XIX° e il XX° secolo, periodo di particolare attività dei falsari di teste.
Kahila Bar-Gal ha concentrato le sue ricerche su una testa esposta all' Eretz Israel Museum di Tel Aviv. E' un reperto estremamente ben conservato, con tanto di barba, capelli, e caratteristiche tali da poter risalire al proprietario della testa.
tsantsa testa mummificataFortunatamente, la testa si è rivelata originale. "Le testa mummificata che abbiamo studiato fu realizzata da vera pelle umana. Le persone che l'hanno realizzata sapevano esattamente come rimuovere la pelle dal cranio, peli inclusi".
La testa apparteneva probabilmente ad un uomo sudamericano di origine afro-ecuadoregna. Secondo i ricercatori, l'uomo è stato probabilmente membro di una tribù che si scontrò contro gli Jivaro-Shuar in Ecuador, e sarebbe stato ucciso in un periodo compreso tra il 1600 e il 1898. Non è possibile stabilire una data più precisa dall'analisi del DNA, ma la morte e la successiva lavorazione della testa devono essere avvenuti dopo l'arrivo dei primi africani nella regione.
La cerimonia di mummuficazione di teste, dal punto di vista spirituale, era differente da tribù a tribù, anche se sostanzialmente simile a livello tecnico. Si sa che la tribù Jivaro-Shuar conservava le teste come portafortuna, indossandole in particolari eventi religiosi, e che per loro una campagna di guerra era considerata un totale insuccesso se non si fosse stati in grado di tornare dalla battaglia con almeno un trofeo del nemico.
Le tsantsa erano considerate dai Jivaro come delle gabbie per lo spirito del nemico ucciso. La cerimonia di preparazione aveva come scopo quello di trattenere l'anima del defunto nella testa, in modo tale che non potesse reclamare vendetta sul suo assassino o sugli antenati del guerriero che lo aveva ucciso.
Le tsantsa erano preparate praticando un'incisione verticale dalla base del collo fino alla testa per poter rimuovere la cute dal cranio. Ogni elemento dell'ossatura della testa veniva eliminato, per poi procedere alla lavorazione della pelle.
Palpebre e labbra venivano cucite (le prime dall'interno, rivoltando la pelle, le seconde dall'esterno), e la testa veniva posta in bollitura in una mistura di acqua e corteccia. Questa procedura riduceva la dimensione della testa ad un terzo dell'originale, e dava modo di proseguire con un'ulteriore lavorazione che consentiva di conservare i lineamenti della testa e indurire la pelle.
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