Un articolo riporta le differenze tra ciò che avrebbe accettato Tsipras (l’età pensionabile a 67 anni, la privatizzazione di porti ed aeroporti, tanto per dire che pur essendo di Sinistra non si è opposto a qualsiasi decisione impopolare) e ciò che era richiesto dalla burocrazia Europea (ovvero l’opposizione alla tassa sui grandi patrimoni, che Tsipras avrebbe voluto reintrodurre ed il ripristino della contrattazione collettiva, eliminato dai governi greci precedenti e ‘filoburocrati’). Tsipras quindi ha fatto bene a rifiutare lo ‘strozzinaggio’ di UE e FMI. Detto questo credo abbia sbagliato a convocare il Referendum e ad esprimere una netta preferenza (per il NO al piano).
Il referendum greco infatti divide i commentatori. C’è chi dice che Tsipras abbia fatto bene a consultare il suo popolo, visto che il piano Ue va contro il programma elettorale con cui ha vinto le elezioni. Altri osservano che un Capo di Governo deve assumersi le proprie responsabilità, accettare o rifiutare senza addossare la responsabilità sulla popolazione, troppo sensibile a sbalzi emozionali e non lucida di fronte a scelte così difficili.
Democrazia rappresentativa vuol dire ‘delegare’ il potere politico a dei rappresentanti e quindi un referendum su temi così importanti sà di deresponsabilizzazione da parte del Premier. E’ anche vero che decisioni ‘epocali’ per un Paese dovrebbero essere prese tenendo presente il popolo.
Tsipras ha invece convocato il referendum. Ha espresso chiaramente indicazione per il NO. Quindi la consultazione assume anche valore politico. Se i greci scelgono il SI al piano, per coerenza Tsipras dovrebbe rassegnare le dimissioni e convocare nuove elezioni. Diverso se non avesse espresso parere. In quel caso avrebbe potuto rimanere in carica anche con la vittoria del Si.
Intanto banche e borsa greche rimarranno chiuse per sei giorni. E domani i mercati europei si annunciano ‘neri’. La speculazione risparmierà i paesi ‘deboli’ come l’Italia e la Spagna? Lo scopriremo nei prossimi giorni