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Tu parli il modese?

Creato il 29 luglio 2010 da Susy @_talkischeap_

Tu parli il modese?

La mia amica Arianna ieri mi ha passato un’articolo molto interessante, tanto che ho subito chiesto all’autrice di poterlo pubblicare in questo blog!
Mi piace il suo style, la sua linea di pensiero e come scrive e l’ho subito aggiunta nel mio google reader :-D
Personalmente mi sono ritrovata nelle sue parole e ho deciso di condividerle con voi, soprattutto per sapere la vostra opinione ;-)

Scrivo in maniera assidua di moda da quasi un anno e in questo arco di tempo ho avuto modo di conoscere molte persone che lavorano nell’ambiente: fotografi, giornalisti, pr, bloggers. Mondi diversi, ma non lontani, tutti accomunati dalla grande passione per il fashion. Non è un universo facile e quando si dice che è chiuso ed elitario, si dice il vero. E’ terribilmente arduo entrare a far parte del fashion system e per farlo bisogna, spesso, scendere a compromessi, appendere la spontaneità al chiodo e indossare una fashion maschera che ti faccia riconoscere dagli altri quale membro della tribù della moda. Per essere una di loro, non devi soltanto dimostrare – e dico “dimostrare” – di essere bella, intelligente, magra e fashion, ma devi omologarti in toto, palesando di avere ampia e importante conoscenza dell’idioma locale: il modese, una lingua affettata e aulica, piena di vezzeggiativi e termini lontani dal linguaggio medio comune. Non capisco: com’è che tutti, benchè spesso siano al primo incontro, si appellano “amove, cava, tesovo”? Non solo, nel modese, l’italiano è spesso bandito a favore di francesismi – tresor, amour, chérie – e inglesisimi - ”Cava sei davvevo TOOOP questa seva!” – che fanno tanto figo! Bisogna conoscere tutti, cercare di essere presente e, soprattutto, farsi vedere agli eventi mondani più importanti, perchè altrimenti si è OUT, e avere come minimo un  blackberry, un i-phone ed un Mac perchè altrimenti vieni considerato uno sfigato, nonostante tu abbia una laurea, tre master e quattro stage presso blasonate redazioni o uffici stampa.

Inutile dire che i giudizi severi, e spesso ingiusti e gratuti, sono all’ordine del giorno ed è imbarazzante vedere quanti sorrisini falsi e di circostanza si rivolgono uomini e donne che, poi, in realtà sono pronti ad accoltellarsi a vicenda. “Amove, tesovo cavo, come stai? Sei divina oggi, sei dimagvita?” A cene, aperitivi ed eventi, tutti sembrano amici di tutti, ci si abbraccia, ci si bacia e si sta in agguato, attenti alle mosse false degli altri, all’outfit sbagliato, alla coscia abbondante messa in evidenza, pronti a sparlottare alla velocità della luce e con lingua biforcuta per poi riempire, pochi istanti dopo, il/la malcapitato/a di complimenti ed elogi spropositati. E’ dura. Indossare la fashion maschera troppo a lungo non fa respirare, inibisce ogni tentativo di essere se stessi e lascia spazio alla nascita di creature finte e posticce in cui si fa fatica a riconoscersi. In quella che ho profilato quale giungla popolata da fashionisti biforcuti e crudeli, tuttavia, filtrano raggi di sole, rari ma preziosi e vitali, senza cui sarebbe impossibile andare avanti. In un mare di squali, ogni tanto, dietro la fashion maschera - che tutti siamo costretti ad indossare - riesci a percepire uno sguardo pulito e ad individuare qualcuno come te, qualcuno il cui sorriso è vero e sincero, qualcuno con cui puoi permetterti di deporre la maschera, troppo a lungo tenuta addosso, e rivelarti quale sei, con tutti i tuoi pregi e difetti, senza avere paura di tirare fuori dalla borsetta il tuo Nokia 3310.

Pinella Petronio


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