Chokri Belaid, 48 enne, avvocato, leader del Partito dei Patrioti democratici di Tunisia, è stato assassinato ieri.
Ucciso a colpi di pistola mentre usciva di casa nel centro di Tunisi, da un commando a bordo di una moto, in un momento storico e politico per la Tunisia davvero molto delicato e di difficile transizione.
Era stato, fino al giorno prima di essere ucciso, il principale antagonista del Partito islamista che sta cercando di prendere il potere in Tunisia, che sta cercando di “indirizzare” il Paese verso una riforma costituzionale da mesi all’esame dell’Assemblea Costituente, e che dopo la notizia dell’efferato omicidio si sarebbe dimessa in massa.
La Rivoluzione dei gelsomini, partita circa due anni fa’ da questo Paese arabo da sempre considerato democratico ma governato da un regime, sembra lontana, come d’altra parte oggi più di ieri sembra lontano un epilogo democratico, e invece sempre più probabile un arrivo al potere di un regime ancor più pericoloso, governato da leggi pseudo-religiose che farebbero piombare il Paese maghrebino qualche decennio all’indietro.
La responsabilità materiale dell’omicidio di Belaid è tutta da appurare, ma quella politica appare ahimè fin troppo chiara.
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