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Turn me on, dammit!

Creato il 28 settembre 2013 da Sweetamber

Se qualcosa della mentalità del paese – Italia ho capito è che a noi le cose fatte bene non piacciono più. Al cinema preferiamo andare a vedere i Vanzina, quel deficiente di De Sica Jr. che tocca culi e tette e pretende di far ridere parandosi dietro al buon nome del grandioso padre, Moccia con i suoi universitari inverosimili; oppure ci crogioliamo di fronte alla volgarità di certi quiz – show scadenti e sessisti perché stiamo decisamente bene cullati nella nostra ignoranza.
Siamo falsamente bigotti e chiesaioli e tutti comunisti quando ci fa comodo, ma poi bramiamo culi e tette delle vicine e siamo tirchi come lo schifo e la domenica a messa dormiamo o giochiamo con il cellulare fra un padrenostro e un avemaria.
Non mi stupisce, quindi, dopo questa premessa (presa molto alla larga, devo dire), come la distribuzione cinematografica di buoni film nel territorio italiano sia quasi inesistente.
Pensavo in questi giorni a un film originale e bello, visto qualche tempo fa dopo una faticosa ricerca in rete per un minimo di traduzione: sto parlando del norvegese Famegpa forfaen (Turn me on, dammit!) che ha raggiunto pure l’Asia ma da noi ancora non si sa nemmeno se verrà mai accettato da una casa di distribuzione.

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Il film è norvegese ed è del 2011 ed è uno dei primi film che io abbia mai visto a parlare liberamente e serenamente di masturbazione adolescenziale. La masturbazione, atto naturale, normale e utile per una serie di ragioni fisiche e psicologiche, visto con disgusto dalla chiesa cattolica ignorante, in questo paese non viene nemmeno discussa in orari umani nel panorama televisivo: molto meno scandaloso parlare di donne massacrate, mostrare tette e culi di Belen e delle vallette di turno piuttosto che presentare un confronto maturo ed intelligente su un argomento relegato a orari stupidamente censori (penso all’ottimo programma di Elena Di Cioccio, La Malaeducaxxion, trasmesso su La7 alle 23,30 e anche oltre).
Il modo in cui questa pellicola parla di masturbazione e delle implicazioni delle pulsioni sessuali in una ragazzina in età da liceo, biondissima e dagli occhioni azzurri è privo di preconcetti e di falso perbenismo e mostra ciò che molte ragazze fanno vergognandosi come se fossero malate o sporche con una ironia delicata ed una semplicità non da poco. Non c’è un’aria accusatoria o moralista nel modo di mostrare questo atto e, a differenza di filmacci brutti ma brutti brutti realizzati in Italia (vi ricordate – per dire – quello schifo di film Melissa P.?) dove la conclusione è che se smetti di masturbarti sei una bella persona, qui vengono esplorate e manifestate, in maniera per nulla pruriginosa, tutte le sfaccettature della sessualità adolescenziale “autoprodotta”, inserendole però in una storia ben confezionata e coinvolgente.
La trama è apparentemente quasi banale: una ragazza, Alma, decisamente horny , vive tranquillamente e noiosamente con la mamma e il cane (guardone) in una casetta bianca con tanto di vicina ficcanaso e ha due amiche, sorelle fra loro, totalmente differenti l’una dall’altra. Tutto si smuove quando il ragazzo che le piace, ad una festicciola, le mostra il pene e la “puntella” sul vestito per poi andarsene. La ragazza, ingenuamente, lo racconta alle due amiche, non viene creduta e subito la voce fa il giro della scuola, facendo passare Alma per una strana da evitare perché racconta robe false. In tutto ciò, il ragazzo fa il finto tonto e nega anche di fronte a lei la palese evidenza.
La regia entra con discrezione e con l’occhio amorevole di chi osserva con premura e lancia il proprio j’accuse nei confronti non tanto della madre della ragazzina o contro le amiche, ma contro la chiusura mentale e il bigottismo di una piccola cittadina nella quale non accade niente e, appena accade, subito di cerca di ingigantire e giudicare la questione più del dovuto.
Alma è confusa, vive nelle proprie fantasticherie (bi)sessuali, è curiosa ma timorosa, ma non drammatizza eccessivamente la situazione concentrandosi sul proprio problema in realtà ponendo in secondo piano il problema che la vicenda di cui è stata partecipe causa agli altri .
Il film presenta diversi argomenti intelligenti e che fanno da sottofondo alla storia:

  • l’amicizia fra le tre ragazze che si incrina in modi diversi rivelando dinamiche famigliari fra le due sorelle senza obbligatoriamente oscurare la vicenda della protagonista;
  • rivela, indirettamente o meno, i bisogni e le difficoltà di una madre single e rassegnata alla stranezza adolescenziale della figlia e in cerca di un compagno (e di soddisfazione sessuale a sua volta, in parallelo con quella ricerca acerba della figlia);
  • mostra che anche in norvegesi, popolo dolce e tranquillo, si annoiano esattamente come qualsiasi altro popolo: mostra la vita di una paese che ora è divenuto di moda visitare ma di cui non sappiamo nulla;
  • dimostra che gli uomini sono stupidi a qualsiasi età e che l’adolescenza fa schifino anche per loro;
  • mostra quanto sia ipocrita la mentalità umana in genere: quando il datore di lavoro di Alma (padre delle due sorelle sue amiche) trova alcune riviste pornografiche gettate in un cassonetto all’uscita dal negozio dove lavorano solo loro due, scandalizzato chiama la di lei madre e spiattella la storia in famiglia con quell’aria da bigotta ipocrita che risulta ancora più ironica pensando alla figlia stupida procace e bionda che si inamida la bocca ogni ora di lucidalabbra per cercare qualcuno che glielo dia, detta senza mezzi termini.

E’ un film bello perché tutto funziona bene, il tema è originale e la regista è (inevitabilmente) una donna: un uomo non sarebbe stato minimamente in grado di rendere questo argomento con la stessa profondità (!) e lo stesso tocco (!), basti pensare al film Room in Rome (2012) dove è tutto ridotto a un filmetto soft – porno deludentissimo e stucchevolmente ripetitivo, dalla trama inconsistente e assurda.
(ebbene, da questa recensione cinematografica, ho deciso di aggiungere il mio voto personale per il film appena recensito: lo esprimerò in cuoricini, ormai mi sono affezionata a questa forma)

RegistaJannicke Systad Jacobsen
Paese: Norvegia
Anno di distribuzione: 2011
In Italia non è mai uscito, ma è stato notato dal Festival del Cinema di Roma che lo ha selezionato nella sezione Extra l’altro cinema come migliore opera. Il Tribeca Film Festival l’ha invece premiato per la migliore sceneggiatura [fonte]

VOTO

❤❤❤❤* | quattro punti su cinque


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