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Tusk (recensione)

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Non sono per le recensioni negative, per niente. C’è già tanta gente là fuori che ama fare solo quelle, cercare i difetti nelle produzioni, attaccare autori, registi e artisti in generale, che non varrebbe la pena perdere tempo a parlare di ciò che non ci è piaciuto. Ma credo invece che Kevin Smith se la meriti una tirata d’orecchi, soprattutto perché ha speso un sacco di tempo lui stesso a sfottere gli altri.

La locandina mi piace

La locandina mi piace

Kevin Smith ha fatto un gran film: Clerks. Poi ha speso la sua intera carriera nel cercare di stupire tutti, dandomi l’impressione che grazie a quel suo primo capolavoro potesse lanciare invettive contro gli altri. Mall Rats è pessimo, Chasing Amy è penoso, Jay e Silent Bob N/P, Dogma è caruccio e Clerks 2 mi ha rovinato il ricordo del primo.

Dodgeball? No, Tusk.

Dodgeball? No, Tusk.

Poi, Smith decide di darsi all’horror e fa Red State. Non è brutto, ma non mi ha dato nessuno spunto per scrivere una recensione. Ha delle buonissime idee, è girato bene, ma zoppica in più punti e si perde nell’autocompiacimento.
E Smith ci riprova con Tusk. Esperimento ardito, verrebbe da dire. Ma dove sbaglia? Nella scelta del protagonista, in primis, con Justin Long che continuo a vedere nella parte del tizio del film sulla palla avvelenata, e poi riutilizzando Michael Parks facendogli interpretare un ruolo quasi identico a quello che ha fatto per Red State. Dico, l’ho trovato praticamente identico, sia come aspetto che come interpretazione.

Red State? No,Tusk.

Red State? No,Tusk.

Ma il problema maggiore di Tusk è che non funziona in nulla. Troppo a cavallo tra il grottesco e il drammatico, con ironia fuori posto che non riesce ad amalgamarsi col resto. Smith, a mio parere, dovrebbe scendere un attimo dal trono, guardarsi indietro e chiedersi cosa funzionò in Clerks e cosa ha clamorosamente sbagliato dopo. Solo allora, potrà tornare a sfottere gli altri.

mmmmh

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