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Tutta colpa di Htel California

Creato il 21 settembre 2011 da Bussola
Lui era un bambino veronese. Venne con la famiglia a trascorrere le vacanze un’estate di tanti anni fa, proprio in una delle case che noi affittiamo.
Io me ne innamorai perdutamente. Avevo 12 anni e tante cose ancora da imparare.
Lui un paio di anni in più, e già nel curriculum annoverava bottini di cioccolatini lasciati sui banchi di scuola da compagne innamorate.
Il bimbo di allora era biondo, con dei boccoli che gli scendevano lungo il viso, che lo facevano più assomigliare ad un cherubino che ad un bambino vero e proprio.
Quell’estate ovviamente non successe nulla, se non qualche chiacchiera sulle scale di casa tra due ragazzini socialmente timidi.
L’estate però era al termine, e le prime piogge di fine agosto e il silenzio della marina che si accingeva all’arrivo della stagione fredda faceva sembrare tutto così dannatamente romantico ad una ragazzina di appena 12 anni.
Era l’anno della canzone Hotel California, era l’anno in cui inizio’ a battermi il cuore forte.
Negli anni successivi ricordo che con il giungere della nuova stagione estiva, ritornavo a pensare al bambino veronese e a sperare che tornasse con la sua famiglia a trascorrere le vacanze da noi.
Passarono gli anni, l’estati e le stagioni, ma la mia casa non venne mai occupata da nessuno dei componenti di quella famiglia. Si avvicendarono altre famiglie, altri bambini, ma sempre troppo piccoli o poco interessanti per me che oramai mi avvicinavo all’età dell’adolescenza. Il ricordo di quel bambino comunque rimase per me qualcosa a cui aggrapparmi nei momenti di nostalgia.
Una sera di primavera di diversi anni dopo e, quando ormai frequentavo gli ultimi anni d’università, arrivò una telefonata a casa nostra da Verona. Avevano ritrovato il nostro telefono casualmente e ci tenevano a farci un salutino.
Ci aggiornarono su come era cambiata la loro vita in tutti quegli anni di assenza di comunicazione e noi la nostra. La figlia più grande si era sposata e aveva avuto dei bambini, il figlio più piccolo si era laureato e stava facendo carriera di scrittore.
Finì la telefonata con la promessa di far di tutto per rivedersi presto. Io non ebbi modo di parlare con nessuno ma ascoltai la telefonata con grande attenzione dalla bocca di mia madre. Poi quando lei riattaccò con finto disinteresse chiesi di cosa si trattasse.
L’anno successivo destino volle che il cherubino cresciuto venne a Roma a fare la presentazione di un suo libro e pensò di invitarmi. In quel periodo ero appena uscita da una storia, e quindi affogavo in una vagonata di malinco-noia.
Perché allora rifiutare???? Magari poteva esser l’occasione della mia vita???? Magari tutto poteva avere un senso…. Magari Venditti aveva ragione
“Certi amori
non finiscono
fanno dei giri immensi
e poi ritornano”
Anche se più che amori sono PARA di una bimba di 12 anni.
Ma magari NO!
Andai all’appuntamento…..emozionata e convinta che la vita mi stesse dando una bella opportunità. Mi portai un’amica perché forse da sola non ce l’avrei mai fatta.
Entrata nella sala affollata cercai il mio cherubino cresciuto tra tutta quella gente, ma trovai solo un uomo stempiato, con la panza e un’aria molto terrena.
Mi ci vollero diversi minuti per capire che era lui il mio cherubino cresciuto e che gli anni me lo avevano un po’ deturpato.
Ci salutammo… parlammo…. E in qualche modo fu anche emozionante rivedersi dopo tanto
tempo….
Ma poi ci perdemmo di vista…..
MORALE DELLA FAVOLA: Se ti fai i cavoli tuoi a volte almeno ti rimangono i sogni….
E a voi vi è mai capitato di scontrarvi con la realtà????

Tutta colpa di Htel California


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