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TUTTA MIA LA CITTÀ - progetti architettonici e urbani per Borgo San Donnino

Creato il 15 ottobre 2013 da Bernardrieux @pierrebarilli1


Sabato scorso, al Ridotto del Teatro Magnani di Fidenza, Nicola Delledonne, con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale di Fidenza e del Dipartimento di Ingegneria dell'Università degli Studi di Parma,  ha presentato il suo libro "Progetti architettonici e urbani per Borgo San Donnino - un'esperienza didattica presso la Facoltà di Architettura".
Dopo la presentazione dell'autore e del curatore del libro Gino Delledonne, ne hanno discusso gli architetti Aldo De Poli e Paolo Giandebiaggi del DICATeA, il sindaco di Fidenza Mario Cantini e l'assessore alla cultura Pier Luigi Zanetini.
Il libro raccoglie alcuni progetti elaborati in ambito accademico da studenti sotto la guida dei docenti e rivendica la continuità con un altro libro, pubblicato più di trent'anni fa dal titolo "Centro Storico e Centro Città",    un lavoro di ricerca e di studio elaborato per la formazione di nuovi programmi di intervento sul centro storico di Fidenza a cura di Franco Ferrari, Italo Iemmi, Leonardo Pedrelli. Guglielmo Ponzi e con l'introduzione di Vittorio Savi.
In comune tra i due libri l'approccio concettuale: studiare la città storica per farne uno strumento attivo di progettazione con l'obiettivo, al di la dei progetti che in realtà sono metodologicamente esercitazioni di stile utili a formare nei cittadini una coscienza critica, di aprire un dibattito -è tempo di PSC- esteso anche ai non addetti ai lavori, anche se per ora l'impressione che tra il discorso dell'architettura e il discorso della realtà ci sia uno iato incolmabile che nell'intervento a braccio del sindaco è apparso in tutta la sua evidenza.
Cogliendo l'occasione, se dibattito deve essere questo deve pur cominciare a prescindere dalle polemiche e dall'attualità delle miserie quotidiane fatte di varianti, tempi lunghi, burocrazia e pregiudizi. Insomma, è tempo del volare alto.
A margine, senza dimenticare quanto scriveva Gottlieb Eliel Saarinen : "Progetta sempre una cosa considerandola nel suo più grande contesto, una sedia in una stanza, una stanza in una casa, una casa nell'ambiente, l'ambiente nel progetto di una città”, proviamo a dire la nostra.
Dunque, sognatori quali siamo, vorremmo ripartire dalla città rileggendo Max Weber ("La città" editore Bompiani);  lì, nero su bianco,  per la prima volta la città ed i fattori che compongono la realtà sociale urbana ricevono una sistemazione teorica attraverso la costruzione di una tipologia ideale basata sulla individuazione delle funzioni prevalenti.
Punto di partenza della riflessione di Weber  è la considerazione che la città costituisce in ogni civiltà il motore del divenire storico e il governo delle città dovrebbe essere oggetto prioritario delle politiche della pubblica amministrazione... mentre invece le politiche locali, eredità di un passato che non passa, sono deboli, non governate dalla politica ma dai tecnici e dunque episodiche, contraddittorie e la città viene vista sempre meno come risorsa e sempre più come problema a causa di ineguaglianze e conflitti, insicurezza, peggioramento dell’ambiente e della qualità della vita, consumi di suolo, inquinamento, consumo energetico ecc..
Al contrario, una visione territoriale sistemica della nostra realtà urbana è essenziale per governare la dialettica tra interessi particolari e generali,  permettendo di vedere, non solo dal punto di vista del committente, i nessi e le possibili sinergie che legano tra loro problemi troppo spesso trattati separatamente, come la mobilità, i consumi di suolo, la salvaguardia ambientale, il controllo della rendita urbana, il mercato delle abitazioni, la qualità della vita individuale e sociale, la sicurezza, la partecipazione, l’emarginazione e la conflittualità e, non ultimo, quello della capacità competitiva della città in campo economico.
ll problema non è costruire, ma governare il costruire: vale a dire gli obiettivi di fondo da perseguire, le politiche possibili per raggiungerli, gli strumenti necessari per porli in essere.
Naturalmente un posto di rilievo occupa la rappresentanza politica anche perché, vista la crisi imperante, il tema  delle tasse che assillano il cittadino è diventato di stretta attualità!
Le entrate sono dunque importanti, ma le risorse finanziarie non sono le sole e forse neppure le principali risorse di cui la città necessita.
Dunque,  l’urbanistica “atto politico” del territorio deve abbandonare, e questo pare il dato fondante del PSC in formazione, la concezione antica e abusata della cementificazione ad ogni costo per passare alla sostenibilità ambientale che comporta non solo nuove costruzioni, ma la razionalizzazione delle stesse attraverso il recupero di quelle esistenti e non solo nel centro storico. E sono molte.
Come ricordava Massimiliano Fuksas in una intervista a "la Repubblica" dell'anno scorso, "la politica ai politici. Gli architetti si occupano di ben altre cose, di abbellimento formale, di decoro...", insomma, visto che la responsabilità è politica, sta ai politici ascoltare, capire la città e i suoi problemi, tenendo conto delle opinioni di tutti e alla fine decidere, magari accontentandosi di creare le linee guida sapendo che nessuno - qui, oggi - ha la sfera di cristallo, anche alla luce del fallimento ormai riconosciuto della pianificazione “impositiva” di una pianificazione urbanistica che pretendeva di raggiungere obiettivi prefissati, calcolati magari da pochi presunti lettori da sfera di cristallo tenendo conto di dati statistici non attuali ma  vecchi di 2 anni.
Insomma, il passo che si chiede a chi vuol davvero sentirsi “città” è un passo di civiltà,  riparando i danni perpetrati nel tempo senza avere la presunzione di prevedere il futuro ma innanzitutto modificare il presente. (cp)
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