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Tutti i santi giorni

Creato il 11 ottobre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Tutti i Santi Giorni: l’Amore al Tempo della Crisi

Ultimamente il cinema italiano ha preso una piega triste. Le storie che racconta sono quasi sempre disperate, animate da ultimi senza riscatto e da una società avvelenata, che toglie più che dare. Ecco quindi che arrivare in sala per assistere all’ennesimo film di casa nostra e avere quell’inevitabile sensazione che ti stai apprestando a vedere qualcosa di angosciante, è più che plausibile. Neanche il nome Paolo Virzì mi aveva rassicurata realmente, con “Tutta la vita davanti” ricordo ancora di essere uscita dall’arena totalmente disillusa e rassegnata alla realtà che la mia generazione è costretta a vivere. Eppure il regista livornese è uno dei pochi autori italiani che io conosca, capace di reinventarsi continuamente, senza scadere nel già visto, come se ogni pellicola fosse la copia della precedente. In “Tutti i santi giorni” riesce persino a superarsi, compiendo su se stesso un interessante ritorno alle origini in cui, svincolandosi da produzioni costose e cast blasonati, porta in scena una bella favola moderna dal plot semplice e minimalista, dove al centro di tutto c’è la quotidianità di due vite opposte che camminano nella stessa direzione grazie all’amore che le unisce, unica certezza in mezzo a tanta precarietà nei rapporti umani e nel lavoro. I protagonisti della vicenda sono Guido e Antonia, lui colto latinista, timido e impacciato, lei stravagante siciliana lunatica e facile all’ira. I due, così diversi e dagli opposti interessi, vivono la loro storia come dovrebbe fare una normale coppia che si ama, con la speranza, un giorno, di poter coronare il loro sogno d’amore con un figlio, che però tarda ad arrivare. Il lungometraggio che prende ispirazione dal romanzo “La generazione” di Simone Lenzi, leader del gruppo indie Virginiana Miller, che firma la canzone che si ascolta durante i titoli di coda del film, è un piacevole raggio di sole nel grigiore del mondo in cui viviamo.

una immagine di Paolo Virzì 620x413 su Tutti i Santi Giorni: l’Amore al Tempo della Crisi

C’è speranza, leggerezza, delusione che non diventa disperazione, ma coraggio per andare avanti, nonostante tutto; ma soprattutto c’è Amore, che si percepisce attraverso i gesti affettuosi di Guido o nel bel sorriso pulito di Antonia in arte Thony. La loro unione, anche senza un figlio, risulta comunque più completa e felice di quella dei vicini dirimpettai, con due bimbi e uno in arrivo, che però non si sopportano e vivono la loro storia nel disinteresse e la strafottenza. Molto bravi inoltre i due attori Luca Marinelli e Federica Victoria Caiozzo, due outsider del cinema italiano (anche se il primo è già stato visto ne “La solitudine dei numeri primi” e “L’ultimo terrestre”) che hanno saputo portare avanti con convinzione e credibilità i loro personaggi, forse anche perché alcune delle caratteristiche dei ruoli che interpretano, sono parte reale di ciò che sono. Ad esempio Thony, che nella pellicola è impiegata in un autonoleggio ma con la passione per la musica e una pagina Myspace dove condivide le sue canzoni, è la stessa Thony che Virzì ha scovato sul social network e poi scelto per il suo film; o ancora, lo stereotipo del tamarro romano è stato assegnato a Claudio Pallitto, personaggio conosciuto grazie al docu-reality “Tamarreide” in onda su Italia 1 lo scorso anno, la cui esperienza televisiva, in “Tutti i santi giorni”, viene accennata come evento che dovrà verificarsi a breve.

una immagine di Federica Victoria Caiozzo in arte Thony e Luca Marinelli 620x929 su Tutti i Santi Giorni: l’Amore al Tempo della Crisi

Mettendo comunque da parte la realtà che cede il passo alla finzione, è sicuramente notevole il modo in cui il regista riesce a dare un’anima ai suoi protagonisti, mostrandoceli nelle loro debolezze ma anche nei sogni più o meno infranti, tanto che a un certo punto ti senti partecipe di ciò che provano, come se facessi inconsciamente il tifo per loro. Virzì non lascia nulla al caso e nonostante il suo film sia una commedia romantica – a mio giudizio molto più delicata e tenera delle solite “all’americana” – riesce anche a toccare temi importanti come la fecondazione assistita o la distanza sociale tra centro e periferia, senza mai cadere nella retorica o nel melenso a prescindere, solo per creare il lieto fine. Eppure un lieto fine dev’esserci per forza per due ragazzi a cui il regista deve aver voluto bene sin dal primo ciak, perché non è facile trovare solidità in due personaggi che dall’inizio alla fine dimostrano senza ripensamenti o esitazioni, cosa significa stare insieme e amarsi tutti i santi giorni.

una immagine di Tutti i santi giorni 2012 di Paolo Virzì 620x885 su Tutti i Santi Giorni: l’Amore al Tempo della Crisi


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