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Tutti ne parlano. Ma chissà poi perché.

Creato il 19 maggio 2014 da Martahasflowers
Tutti ne parlano. Ma chissà poi perché.
Mi dispiace sempre un po' quando mi trovo a scrivere di un film che non mi è piaciuto. Mi dispiace perché sono sempre consapevole che dietro c'è il lavoro di tante persone, e probabilmente anche il cuore di molte di loro, a cominciare dal regista, o dalla regista in questo caso. Mi dispiace, ma Le Meraviglie delle sorelle Rohrwacher, Alice regista e Alba attrice, non incantano come promettono e come mi sarei aspettata leggendo le recensioni di questi giorni e l'accoglienza che il film ha ricevuto a Cannes (si parla di 12 minuti di applausi, per bacco!).Al centro della storia c'è una famiglia di apicoltori che vive in un tempo non ben precisato (forse trent'anni fa, visto che si canta una canzone di Ambra ai tempi di Boncompagni) in una campagna del centro Italia priva però della forza poetica che quelle terre possiedono. Il padre, la madre (Alba, appunto) e quattro figlie dai 15 ai sei anni (o giù di lì) vivono in una sorta di stato brado: "come preistorici", scappa detto a un'improbabile Monica Bellucci che dovrebbe fare una specie di fata della tv spazzatura di allora e di oggi. Hanno un orto, allevano capre e si occupano delle api senza cedere ad artifici ma anche senza rispettare le norme igieniche, diventate legge nel frattempo, per la produzione di miele. Il padre è un tedesco un po' padrone, che molla schiaffi ogni tanto, ma che è anche capace di gesti affettuosi. La madre è un'italiana molto più giovane, stranamente vestita sempre con una certa civetteria, non si capisce se inespressiva perché lo vuole il personaggio (ma perché? ci si chiede) o per una scelta più o meno consapevole della Rohrwacher senior che la interpreta.Poi ci sono le bambine, i cui nomi sono la parte più bella del film: Gelsomina, Marinella, Caterina e Luna, roba che quasi mi dispiace che non avrò mai una figlia per poterle dare uno di questi nomi. C'è in realtà anche un'altra donna che vive con loro, che non si capisce chi sia, ma si intuisce che è stata messa dentro alla storia senza pensarci troppo per pure esigenze narrative. C'è infine anche un cammello, ché pare che oggi non si possa fare un film poetico se non ci piazzi almeno un paio di scene con dentro un animale esotico.Le tematiche sono l'avanzare del moderno che va ad uccidere l'antico, la scoperta dell'amore nella pubertà, la tentazione sublime di tradire il padre, con tutto il travaglio che questo comporta, e poco altro. Il tutto trattato senza particolare approfondimento. Mancano i guizzi e, a dirla tutta, ci si annoia un po'. Forse è colpa della giovane età della regista, che a 33 anni non ha la maturità per fare i voli pindarici che credo si ripromettesse di fare (Fellini è disseminato un po' ovunque, a partire dal nome dalla ragazzina protagonista, Gelsomina, alla gita in barca alla diva fuori contesto. Ma se si tocca Fellini 99 volte su cento ci si brucia. E infatti). Detto questo, sono sicura che Alice, la Rohrwacher junior, di stoffa ne ha, a quanto dicono. Deve però imparare a essere quanto meno più coraggiosa. E forse anche a divertirsi un tantino di più. 

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