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Tutto è già cambiato?

Creato il 01 ottobre 2011 da Pinomario

TUTTO È GIÀ CAMBIATO?


Se si osserva con distacco e serenità l’azzuffarsi dei gruppi umani intorno ai cambiamenti, con un occhio attento alla storia della cultura, c’è di che sorridere. Fa sorridere questo schierarsi e contrapporsi tra chi è favorevole al cambiamento e chi vorrebbe mantenere le cose come “sono sempre state”. Fa sorridere la resistenza alla novità. Fa sorridere quella tenace logica, interna alle culture e alle comunità culturali, che, denominando le cose e imponendo linguaggi, categorie e metafisiche, apparentemente presumono di mantenere tutto uguale. Fa sorridere la tendenza ad attribuire i cambiamenti prevalentemente alla forza di volontà e alle soggettività. Fa sorridere il modo in cui siamo così attenti a focalizzare come novità, pregne di conseguenze, solo eventi personali o storici che perdiamo di vista la novità più importante. Infatti più importante è il modo in cui le nuove cose, i nuovi oggetti, le nuove tecniche e apparecchi entrano di soppiatto nelle nostre vite. E non è casuale che queste nuove cose abbiano sempre bisogno di nuovi nomi che, collocandosi fuori dai sistemi, dalle logiche, dalle grammatiche e dalle categorie dei linguaggi consolidati, hanno buon gioco nel non offrire il fianco alle resistenze, che scattano nelle singole comunità culturali contro tutto ciò o tutti quelli che si pongono, in un modo o nell’altro, “contro” o “fuori”. Fuori da potenti norme che, richiamandosi spesso a  un ordine solo apparentemente naturale, sono gelose custodi di tradizioni, istituzioni, gerarchie e sistemi di vita. Ma fa sorridere anche il fatto che, come diceva l’antropologo Ernest Gellner, questa rigidità normativa delle comunità culturali si accompagni al fatto che, in genere, gli esseri umani presentano la più ampia varietà di comportamento, tra tutte le specie. Fa sorridere, come scrive l’archeologo Timothy Taylor, la poca consapevolezza del fatto che la tendenza abituale ad espellere dalle nostre comunità e società quelle differenze che risultano critiche per i sistemi culturali vigenti, risulta inadatta alla stessa sopravvivenza delle nostre comunità. Infatti è il cambiamento che ha prodotto la capacità di resistenza e  di espansione della nostra specie. Senza il cambiamento non avremmo quella estesa e vitale diversità interculturale che caratterizza la specie umana. Fa sorridere osservare tutto questo con l’occhio dello storico, dell’antropologo o dell’archeologo, perché quello sguardo mette in luce il fatto che il grande cambiamento avviene in ogni caso inesorabilmente e, come nota opportunamente Timothy Taylor, furtivamente. Noi siamo sempre al centro del cambiamento e lo siamo da molto tempo!  E non soltanto in questi ultimi dieci anni che alcuni già chiamano degli anni zero, a causa dei cambiamenti radicali avvenuti, alcuni dei quali hanno fatto collassare abitudini, comportamenti, istituzioni e pratiche! Il fatto è che il vero cambiamento, quello radicale e profondo, quello che lascia segni indelebili, avviene attraverso modalità alle quali, in genere, è quasi impossibile resistere perché si insinua nella nostra vita e modifica i nostri comportamenti prima che noi riusciamo a capire bene di che si tratti e in che modo ci stia modificando. Sono cambiamenti dei cui effetti ci accorgiamo solo dopo che sono avvenuti! Si tratta di quei cambiamenti che agiscono attraverso le cose più che attraverso le persone. Si tratta di cambiamenti che avvengono attraverso invenzioni e tecniche che si presentano con nomi nuovi. Per cui mancano anche le parole per organizzare una forma di resistenza ad esse, nel nostro sistema linguistico e categoriale, prima che influenzino la nostra vita, i nostri comportamenti e la nostra mentalità, le nostre credenze, l’idea stessa di conoscenza. Mentre siamo attenti a salvaguardare il nostro “orticello”, mentre siamo affannati ad accumulare nelle nostre casseforti banconote fuori corso, la cultura materiale – la cultura delle cose - è in continua mutazione. E non dimentichiamo che la cultura materiale ha guidato l’evoluzione ed è perciò, in un certo senso, ciò che ci rende umani! La vera questione, allora, il dilemma della nostra specie è che per salvaguardare quello che abbiamo – paradossalmente per “conservare” quello che abbiamo e quello che siamo – siamo costretti a cambiare continuamente! Ma ciò che appare più paradossale è che tutto ciò sta già avvenendo nonostante noi…o è già avvenuto?


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