Magazine Diario personale

“Tutto è veramente bello” (ovvero: il potere del romance)

Creato il 18 ottobre 2015 da Povna @povna

La seconda puntata del Cinecasa arriva questa volta in assenza di tetti bassi: Diesse non c’è, e anche L. e G. sono attive socialmente altrove. Questo comporta una parziale assenza dell’Anziana di Ginevra, che arriverà però all’alba delle undici, abbandonando le figlie con lo Storico Saggio perché “Almeno un pezzo di questo film lo devo vedere, assolutamente”, ma la ‘povna e Connie alle 18.30 sono comunque in postazione. Sul tavolino, un antipasto precoce, di paninetti al burro, acciughe e kiwi, veramente buonissimi (ricetta di Scovolino, per fornire a chi desidera materia per ricamare gratis senza passare da Canetta) e la solita birretta; davanti a loro, lo schermo del televisore ‘povnico, sul quale scorrono le scene iniziali della Meglio gioventù.
Di fronte a un film che è – per la ‘povna, ma anche per tali e tanti suoi amici, storici o più recenti – evento così totalizzante e denso da fare in sé sostanza, non c’è di che fare riassunto, recensione o commento. Del resto, nell’ambito dei blog-amici, è stato illustrato da Iome qualche mese fa per il suo Lunedì film; per quanto riguarda le recensioni professionali, la ‘povna suggerisce quella fatta a suo tempo da E.T. (e che la ‘povna lesse in anteprima, quell’agosto), al momento dell’uscita a Cannes, che resta una delle più belle. Se poi, per approfondire in più, si passa ai saggi, la ‘povna consiglia sicuramente il primo capitolo della Passione e la ragione di De Luna, che ha il merito di collocarlo in una prospettiva originale storica, per tacere del fatto che lei stessa ci ha dedicato un saggio nell’ambito di una pubblicazione inglese.
Ma non è quello che interessa qui, o almeno non soltanto. Perché quello che l’ha colpita, ieri sera (una cosa sulla quale nutriva invero pochi dubbi, perché talvolta, molto semplicemente, c’è bisogno di certezze), è stato veder dispiegare, di fronte a una ipnotizzata Connie (autoproclamatosi a-cinematrografica, e incapace di guardare alcunché senza comunque addormentarsi), tutto il potere del romanzesco. Dall’establishing shot iniziale, cui segue la comparsa di Andrea Tidona sullo schermo (che ricorda allo spettatore il valore euristico del mezzo televisivo, cui è dedicata la prima sequenza – un dettaglio normalmente accantonato, e che invece merita una attenzione schietta), fino alla comparsa del fantasma di Matteo (la ‘povna si sa, no, che non crede nello spoiler?), che divide sempre gli animi, e poi alla lettera specchio di Andrea, che guida lo spettatore, e solo lui, alla meta di Capo Nord, in ultimo, e poi uno per uno tutti i titoli di coda (ché il cineforum si fa per bene, completo, o non esiste), la ‘povna ha visto la sua amica catturata dalla trama (tre ore senza pisciare, tutte e due, ed è già record autunno-inverno, prima della prima e unica pausa), tanto che la decisione di fare maratona (il modo migliore per vedere questa opera-mondo) è sembrata solo assai scontata.
La ‘povna lo sa a memoria, per larghi tratti. Che si è divertita a condividere con Connie un po’ qua e un po’ là, su sua richiesta. Eppure anche per lei (che conserva di Luigi Locascio un autografo firmato “Nicola Carati” – “Per la ‘povna, un abbraccio da Stromboli”) rivederlo è stato la consueta rivelazione, etica, esistenziale ed estetica. Dodici anni fa, lo ricorda come ieri, lo vide per la prima volta (non una, ma tre volte), e fu evento che le cambiò la vita, in maniera travolgente (senza, non ci sarebbe stata la decisione di chiudere la lunghissima storia con Linus, non ci sarebbe stata la casa nella città rossa, né la partecipazione al referendum). Rivederlo in questo ottobre grigio e umido, con tutto un altro mondo (e forse pure un paio), in mezzo, le conferma quello che provò allora, e pure il senso sostanziale delle scelte importanti. E forse no, anche lei, come Nicola, ai punti esclamativi non crede più, adesso. Ma resta ancora convinta, con un orgoglio artigianale, quotidiano, empirico, che “tutto è veramente bello” sia un motto possibile da realizzare, per quel che compete alla modesta utopia dell’esistenza temporale circoscritta, nella vita di un individuo.


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