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Tweet e manganello: le politiche del governo Renzi e l'abisso morale dei poliziotti

Creato il 30 ottobre 2014 da Veritaedemocrazia

Tweet e manganello: le politiche del governo Renzi e l'abisso morale dei poliziotti

Alfano in tenuta antisommossa by Luca Peruzzi


Diciamo anzitutto una cosa: quando le forze dell'ordine vogliono gestire (cioè hanno l'ordine di gestire) una manifestazione pubblica prevenendo e minimizzando scontri e incidenti riescono a farlo. Ci riescono nelle situazioni più a rischio e tanto più quando hanno di fronte una forza tranquilla quale quella di un sindacato organizzato come la Fiom. Se i poliziotti decidono di manganellare ferocemente e senza pietà i lavoratori che protestano, come successo oggi a Roma con gli operai dell'AST, significa che hanno avuto disposizioni in tal senso oppure non hanno avuto l'ordine di astenersi dal creare problemi (il che significa in pratica la stessa cosa). In una situazione di contrasto politico tra il governo Renzi e la CGIL e dentro il Partito Democratico tra la maggioranza liberista e la vecchia guardia 'concertativa' non si può non dare un significato politico alle manganellate dei poliziotti. Il governo Renzi vuole agire da rullo compressore nei confronti dei lavoratori e del sindacato negando persino il loro diritto a manifestare e non è più disposto a riconoscerne un ruolo di controparte. Dunque bisogna intimidire i lavoratori e nel contempo 'incentivare' i dissidenti piddini ad abbandonare il partito. E' finito il tempo, si dice, del compromesso keynesiano e riformista che ha ispirato le costituzioni europee del secondo dopoguerra. E questo significa che sta a tutti noi – lavoratori, cittadini, militanti politici e sindacali – impegnarci per organizzare da subito e con concretezza la resistenza e la controffensiva. In caso contrario le nostre vite verranno spazzate via senza pietà. Fin qui il ragionamento politico generale e le responsabilità evidenti del ministro degli interni Alfano e del Presidente del Consiglio Renzi. Poi però bisogna parlare delle “forze dell'ordine”, di quello che passa nella testa di ciascuno degli operatori della “sicurezza” quando bastonano studenti adolescenti o lavoratori in corteo per difendere la propria occupazione. Da quarant'anni andiamo avanti con le parole di Pasolini che stava dalla parte dei poliziotti figli di poveracci contro gli studenti figli di papà ma vogliamo parlare del G8 di Genova e della macelleria messicana della scuola Diaz? Vogliamo parlare dei tanti massacrati di botte una volta “al sicuro” nelle loro mani? Quale odio profondo alberga nei loro cuori? Quale disprezzo per gli altri e quale senso di onnipotenza gli deriva dall'indossare una divisa? Quanto sono intrisi di ideologia fascista? Non hanno giurato fedeltà alla Costituzione e non sono al servizio dello Stato e della Comunità e non di chi gli concede gli scatti contrattuali automatici a differenza di tutti gli altri dipendenti pubblici? Se esiste un sistema che è predisposto ed organizzato perché tutte le rotelline che ne fanno parte seguano esattamente la funzione a cui sono destinate è anche vero che esiste sempre una coscienza individuale, la capacità di discernere tra ciò che è bene e ciò che è male, un senso di umanità che non si può mai rimuovere del tutto. O almeno esiste il buon senso. Anche nelle dittature e nei regimi.



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