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Twitter Vs. Facebook: una banalizzazione fuorviante

Da Biagio1972 @l_immateriale
Twitter Vs. Facebook: una banalizzazione fuorviante
Twitter Vs. Facebook? Creare contrapposizioni è il modo più ovvio per parlare di certi argomenti senza capirli. Con il post Giap, Twitter e il Terrore i Wu Ming hanno aperto il dibattito sulle caratteristiche dei due social media, incanalato poi in una discussione su Twitter con l’ashtag #twitterisnotFB e nelle pagine dedicate al tema da Repubblica sabato scorso.

Ho scorso i tweet con l’ashtag della discussione e vi ho notato spesso una esaltazione acritica di Twitter e un’insofferenza altrettanto estesa nei confronti di Facebook. Mi sembra un tipico caso di mentalità Cip, di omologazione di giudizio dato che adesso è figo stare su Twitter e venire aggiornati da cinguettii da 140 caratteri. È Cip, secondo la definizione che propongo del concetto, litigare su quale tecnologia di comunicazione sia più “avanti” invece di ragionare sui vincoli e sulle potenzialità che al contempo ti impone e ti offre una tecnologia. I Wu Ming hanno scoperto le potenzialità politiche e mobilitanti di twitter e su storify si trova un’ottimo resoconto di quanto è successo durante le mobilitazioni #notav in Val di Susa (poi dirottate con l’ashtag #saldi). Ma Twitter è un luogo del narcisismo digitale almeno quanto facebook, usato da tante star per farsi seguire passivamente da stormi di fan adoranti e cinguettanti. E facebook è di rimando senza dubbio un coacervo di narcisismo e stronzatine perditempo ma anche un luogo dove decine di migliaia di persone ogni giorno forzano i vincoli del dispositivo e fanno diventare il media un veicolo di informazione, di mobilitazione, di riflessione.

Le qualità di un media non sono date solo dalle sue caratteristiche intrinseche, ma anche dalla qualità dei loro fruitori e dalla loro capacità di forzare il dispositivo per creare nuove modalità di fruizione. Per Wu Ming 1 twitter è “un gigantesco meta-feed di tutto quello di cui si discute in rete” (intervista a Francesco Spe): una definizione profonda ma che vale solo per quanti la capiscono e utilizzano il media in maniera creativa. All’opposto, ci saranno milioni di utenti facebook impegnati ora a postare le foto delle loro vacanze e qualche spiritosaggine sul wall ma non per questo facebook perde le potenzialità di informazione e di mobilitazione che gli hanno saputo dare (anche a dispetto dei gestori del sito) i tanti che hanno forzato i vincoli con cui era stato pensato quel dispositivo.

Ingabbiare il tutto nello schema “Twitter=informazione, Facebook=relazione) come ha semplificato Repubblica sabato scorso non aiuta a capire i due media, figuriamoci se aiuta a capire come gli utenti stanno cambiando dal di dentro, semplicemente usandoli, i due media.

Vi sono infiniti media, e infiniti twitter e facebook quanti il numero dei loro utenti. I media sono infiniti perchè non solo il numero dei fruitori è calcolato in miliardi ma perché il mix di media che ogni utente si crea moltiplica all’infinito le potenzialità di comunicazione.

Semplificare in una dicotomia questa incalcolabile complessià che continuamente si ricombina e si rigenera significa non aver capito cosa sono i media oggi.




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