Magazine Cultura

U2 & The Joshua Tree: 25 Anni e Non Sentirli

Creato il 27 luglio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
U2 & The Joshua Tree: 25 Anni e Non Sentirli

Strade senza nome, apocalittici cieli blu, 7 torri, cattive miniere di carbone, cielo del deserto, una collina illuminata dalla luna, amore, sangue, cuori che battono, risate e lacrime. Questi gli ingredienti che Bono, The Edge, Adam e Larry mettono insieme dando vita all’album che segnerà la svolta nella storia dei 4 dubliners e della musica rock in generale. «Mi innamorai della letteratura americana nel momento in cui capii quanto fosse pericolosa la politica estera degli Stati Uniti. Così iniziai a vedere due Americhe: quella mitica e quella reale. Per questo “The Joshua Tree” doveva chiamarsi “Two Americas”. Ma poi vedemmo quell’albero spuntare in mezzo al deserto…», così Bono giustifica la scelta del nome dell’album che sarà la scossa decisiva per la scalata della band. Ouverture dell’album un pezzo a prova di basso, “Where the Streets Have No Name”, che racconta in musica la storia di Belfast, dove si dice che si possa capire a quale religione si appartenga e quanto si guadagni a seconda della strada in cui si vive; così nel testo Bono si chiede che effetto farebbe vivere in un posto dove le strade non hanno nome. Il pezzo si conclude lasciando il posto ad un brano dalla duplice interpretazione, “I Still Haven’t Found What I’m Looking For”; dolce la melodia di partenza che si evolve in una più decisa, come a voler mostrare le due facce di una stessa medaglia. La prima che porterebbe a pensare ad una canzone d’amore dove un uomo cerca la sua amante, la seconda dove si chiarisce che il “tu” iniziale è indirizzato a Dio, con riferimenti alla crocifissione di Gesù ed alla sua resurrezione. Bono ha più volte detto di intendere la canzone come una sorta di “gospel”; più facile da carpire questa essenza nella versione contenuta nel documentario “Rattle and Hum”, girato proprio in America in quegli anni. Decisa e prepotente si inserisce a questo punto dell’album “With or Without You”, una melodia dalla quale si resta ogni volta estasiati, come un bimbo che sente per la prima volta suonare un carillon. “With or Without You” può essere intesa come una preghiera alla vita, scritta dallo stesso Bono che racconta con sonorità tenere una delle esperienze che l’hanno più segnato; la prima strofa si apre snocciolando proprio il sentimento provato dal cantante nel momento in cui gli U2 iniziano ad acquistare importanza sulla scena musicale dopo “The Unforgettable Fire” e il suo trovarsi di fronte a un bivio già percepito lo stesso giorno del matrimonio: scegliere la moglie Ali o la musica.

una immagine di Copertina di The Joshua Tree 1987 620x614 su U2 & The Joshua Tree: 25 Anni e Non Sentirli

Il 1986 fu un anno duro per la coppia, Ali buttò Bono fuori di casa più volte, perché dimostrava di mettere al primo posto la sua carriera artistica, temeva che la vita matrimoniale lo bloccasse. Ma fu proprio durante uno dei tanti scontri in cucina con la moglie che Bono si rese conto che non doveva necessariamente scegliere: «capii che non dovevo decidere per l’uno o per l’altro modo di vivere, potevo essere entrambe le cose». “With or Without You” parla esattamente di questo. Nello stesso anno Bono ed Ali partono per l’America Centrale dove rimarranno per una settimana, trovandosi catapultati in una cruda realtà. In quegli anni erano in atto vari conflitti mondiali: l’invasione del Libano da parte di Israele, il Nicaragua in mano ai sandinisti, mentre ad El Salvador il presidente Duarte trascinava la nazione in una guerra civile. Al suo ritorno Bono scioccato e sgomento dal terribile spettacolo che gli si era presentato davanti agli occhi, chiama Edge, e mostrando degli scatti personali catturati in quell’inferno gli dice: «voglio che la tua chitarra racconti queste immagini». Nasce così “Bullet the Blue Sky” in uno scenario apocalittico di urla ed esplosioni, l’odore della morte che sembra fuoriuscire dalla chitarra violenta, e due citazioni bibliche: le locuste che richiamano le piaghe d’Egitto mandate da Dio sulla terra a punire gli uomini per averlo rifiutato e la lotta tra Giacobbe e l’Angelo di Dio.

E in mezzo ai campi il cielo è squarciato

Guarda la pioggia attraverso la ferita aperta

Che piomba su donne e bambini che corrono

Nelle braccia dell’America

una immagine di Loriginale Yucca brevifolia o se preferite Joshua Tree ritratta nellalbum degli U2 si trova nel deserto del Mojave 300x294 su U2 & The Joshua Tree: 25 Anni e Non Sentirli

Eh si, ecco le “due facce dell’America”, in questo brano gli U2 attaccano Il governo di Ronald Reagan, che segretamente finanzia l’opposizione violenta dei Contras al governo sandinista del Nicaragua. Per proseguire con la traccia numero 5 bisogna fare un passo indietro nel tempo, nell’infanzia di Bono a Ballymun, zona a nord di Dublino, resa famosa nella seconda metà degli anni ‘60, dove vi furono costruite 7 torri di cemento alte 42 metri, ognuna con il nome di uno degli eroi della rivolta di Pasqua, avvenuta in Irlanda tra il 24 ed il 30 aprile 1916 per ottenere l’indipendenza dall’Inghilterra. Il titolo del pezzo fu suggerito inconsciamente a Bono dal fratello maggiore Norman che aveva aperto da poco un negozio e le cose non sembravano andargli bene, era come “correre per restare fermi”. “Running to Stand Still” racconta la storia di una tossicodipendente arrivata al suo momento di resa, conosciuta da Bono durante i suoi giri per le torri insieme all’amico Guggi. Delle 7 torri di Ballymun ne rimane una soltanto. Le altre 6 sono state abbattute tra il 2004 ed il 2007. Pezzo dai caratteristici richiami sonori alla suggestiva terra d’Irlanda, in questa canzone è come se l’anima della protagonista sia immersa in una preghiera, si evince dal tono pacato e speranzoso della musica, con particolare attenzione da dare all’attacco che inizia con la chitarra di The Edge che richiama la colonna sonora del film “Paris, Texas” di Wim Wenders. Una sonorità potente e diretta ci sposta in Scozia, dove il 6 marzo 1984 il Comitato Nazionale per il carbone annunciò un piano di chiusura dei giacimenti del combustibile in tutto il Regno Unito, per una perdita di circa 20mila posti di lavoro. La controffensiva dei lavoratori è guidata da Arthur Scargill, un marxista che crede nella lotta come unico mezzo per raggiungere i proprio diritti. “Red Hill Mining Town” è un perfetto mix di realtà e sentimento, racconta frammenti di storia personale, giornate di lavoro che iniziano e finiscono con addosso sempre e solo un’ostinata voglia di rimanere aggrappati al proprio posto di lavoro.

una immagine di Bono 1024x834 su U2 & The Joshua Tree: 25 Anni e Non Sentirli

Pezzo del disco che coinvolge l’anima è “In God’s Country” grazie al suono deciso e le parole cariche di tempo e storie: si spazia dal ricordo dell’emigrazione di milioni di irlandesi verso l’America a seguito della grande carestia del 1845, ai riferimenti ai figli di Caino sinonimo dei peccatori, Bono dice di stare dalla loro parte insieme a tutti coloro che sbagliano, mescolando insieme visioni e sogni con continui richiami agli States. Il pezzo ruota tutto attorno alla speranza, alla necessità di trovare un’altra via, al bisogno quasi fisico di nuovi orizzonti. Una chiacchierata telefonica di Bono con qualcuno che poi si rivelò essere tutt’altra persona ed un continuo gioco di ambiguità sono gli ingredienti che danno vita a “Trip Through Your Wires”, un pezzo aperto da un’armonica e scritto dallo stesso Bono in nemmeno un’ora, in cui si racconta un patimento amoroso per una donna che assume sembianze confuse. Il frontman ammetterà anche che “Trip Through Your Wires” non sarà completa senza l’accostamento a “Sweetest Thing” (contenuta nell’album come lato B di “Where the Streets Have No Name”), il brano dedicato alla moglie per scusarsi di aver dimenticato il suo compleanno. Probabilmente il pezzo è dedicato quindi ad Ali in un momento particolare, ma Bono non ha mai confermato né smentito. Punta di diamante dell’album è “One Tree Hill”, dal nome di una collina di origine vulcanica situata in Nuova Zelanda. Durante la fine di un concerto Bono conosce Greg Carroll, che lo condurrà a vedere proprio quella collina. I due fanno amicizia e a Greg viene offerto un contratto come assistente di palco degli U2. Il 3 luglio 1986 è a Dublino. Riceve una telefonata dal cantante che gli chiede di andare a ritirare la sua Harley Davidson dal meccanico. Piove, ma Carroll decide di andare lo stesso. Appena fuori città una macchina compie una manovra azzardata facendo schiantare la Harley contro la fiancata. Per Carroll non c’è nulla da fare. Ha 26 anni. L’età di Bono. È per lui questo pezzo pieno di amarezza e malinconia.

una immagine di Valle della Morte 1024x692 su U2 & The Joshua Tree: 25 Anni e Non Sentirli

Per lui e per Victor Jara, uno dei più illuminati cantautori sudamericani, che aveva sostenuto il governo di Salvador Allende ed era sceso in piazza quello stesso giorno di settembre per resistere al rovesciamento dei militari. Fermato e ucciso, e le sue mani spezzate in modo che non potesse più suonare nemmeno da morto. È per loro il canto di Bono, per loro la chiusura su toni apocalittici, «ci rivedremo di nuovo, quando le stelle cadranno dal cielo, e la luna diventerà rossa su One Tree Hill», chiaro riferimento al giorno del giudizio. Conducendoci verso la fine, veniamo sorpresi da “Exit”, un testo in cui viene dosato con cura il ritmo delle parole, usate esattamente come uno strumento a percussione. Dopo aver letto “Il canto del boia” di Norman Mailer che racconta la storia di Gary Mark Gilmore, un sanguinario assassino giustiziato nel 1977, “Exit” sarà il tentativo di Bono di scrivere una storia dal punto di vista di un assassino: «anch’io ho un lato violento – disse – e con “Exit” tentai di ammetterlo anche a me stesso». Due anni dopo la pubblicazione di “The Joshua Tree”, Robert John Bardo, un diciottenne dell’Arizona, si presenta a casa di Rebecca Schaeffer, famosa attrice di serie tv. Bardo è un fan ossessivo, va da lei per rimproverarle una scena di sesso nel suo nuovo film; l’attrice capisce, si scusa, ma è tutto inutile: Bardo le spara un colpo a bruciapelo uccidendola. In tribunale il suo avvocato conduce la difesa sostenendo che il suo assistito ha ucciso perché ossessionato da una canzone che continuava ad ascoltare con il suo walkman: “Exit” degli U2. La questione dei desaparecidos fu un altro aspetto orribile che segnò il viaggio in America Centrale di Bono e la moglie. “Mothers of the Disappeared” è per le madri dei desaparecidos argentini e cileni. Per protestare contro la sparizione dei figli e dei mariti, queste donne iniziarono a ritrovarsi ogni giovedì pomeriggio a Plaza De Mayo, divenendo così “le madri di Plaza De Mayo”. Solo alla fine degli anni ‘80 si scoprì che molti degli scomparsi erano stati caricati sui voli della morte e gettati nell’oceano, l’unica loro colpa era stata soltanto quella di essersi dissociati dalle ideologie politiche dei dittatori. Si ferma dunque qui il viaggio di Bono, Edge, Adam e Larry; un viaggio del corpo e dell’anima in cui gli U2 sintetizzano il loro percorso musicale compiuto fino a quel momento, recuperando in più delle radici nascoste e mai del tutto svelate: quelle americane. «Là fuori c’è l’America» canta Bono in “Bullet the Blue Sky”. È proprio quest’anno che “The Joshua Tree” spegne 25 candeline, pietra miliare del loro viaggio sonoro, iniziato nel 1976 e destinato a durare in eterno.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :