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Ucraina

Creato il 29 settembre 2015 da Gaia

Finora non ho scritto quasi nulla sulla questione dell’Ucraina perché non sono un’esperta e penso che quando la situazione è così complicata, è meglio stare zitti che fare affermazioni superficiali (e poi magari trovarsi costretti a difenderle a oltranza contro ogni evidenza). Dopo averci comunque riflettuto ho deciso di scrivere qualcosa nel momento in cui ho letto questo articolo su Al Jazeera, in cui vengono intervistati nei nazionalisti russi che sono andati a combattere volontari con l’Ucraina e contro i separatisti dell’Est. La loro motivazione è che il regime putiniano stia danneggiando la Russia e che il loro modo per opporvisi è impedire alla Russia di aggredire altri paesi, paesi “fratelli” come l’Ucraina, impunemente. Le storie che raccontano, nella loro stranezza, nella loro tragicità, anche forse nella loro futilità, mi hanno commosso. Per quanto mi riguarda, dovrebbero essere le popolazioni coinvolte ad esprimersi e a difendersi, e non altri, forse perché troppo terrorizzate. Al tempo stesso, durante la guerra civile in Spagna molti antifascisti da tutto l’Occidente andarono a combattere in difesa della Repubblica e contro Franco perché pensavano che fosse il modo migliore per opporsi all’avanzare del fascismo nei loro paesi o nel mondo in generale. Persero ed ebbero ragione, anche se la storia non è mai semplice, ed è possibile che l’intervento italiano fascista in Spagna, pur favorendo la vittoria del suo alleato, indebolì fatalmente la capacità militare del nostro paese, che di lì a poco si gettò nella mischia della Seconda Guerra Mondiale, nella quale invece Franco si guardò bene dal lasciarsi coinvolgere. Come sarebbe andata per il nazifascismo se la Repubblica avesse vinto in Spagna? Nessuno può dirlo con certezza.

Siccome ora sappiamo quale orrore furono il fascismo e il nazismo, questi sono diventati una facile accusa da lanciare contro rivali in ogni dove. L’Ucraina è fascista, la Russia è fascista, l’ISIS è fascista, i neofascisti sono fascisti, gli antifascisti sono fascisti… nessuno si prende la briga di caratterizzare il fascismo con una certa precisione e verificare che la descrizione si applichi, per cui “fascista” è diventato sinonimo di una di queste due cose, nessuna delle due particolarmente pertinenti, cioè: “persona o gruppo che dichiaratamente sostiene il fascismo sbandierandone i simboli”, o “persona o gruppo intollerante cioè che non la pensa come me e me lo fa pesare.” Siccome il fascismo non può manifestarsi proprio così come fu in passato, per tanti motivi tra cui che Mussolini è morto e l’Italia è completamente diversa, l’accusa di fascismo per avere un senso dev’essere o ridefinita e riadattata, o lasciata alla storia.

Dato che, però, alcune caratteristiche che furono del fascismo appartengono alla Russia contemporanea e ai suoi sostenitori esterni, a me preme intervenire nel dibattito perché mi preoccupa la solidarietà espressa da molti in occidente al governo russo attuale e a Vladimir Putin. Molti non si rendono conto di chi sia Putin e, quando glielo si fa notare, rispondono, come si fa di solito: e l’America, non è peggio? Dipende, sicuramente no dal punto di vista di un paese dell’Est, e comunque: cosa c’entra?

Come ho detto non sono un’esperta ma un po’ la Russia l’ho seguita e, a differenza di tanti, quello che so della Cecenia e dei crimini che la Russia vi commise non me lo dimenticherò mai. È utile ricordarsene, tra l’altro, anche per capire perché si sente di ceceni che combattono da una parte e dall’altra nei principali conflitti del momento. I ceceni combattevano per la loro libertà e furono schiacciati con una violenza che le mie parole qui non possono nemmeno provare a rendere. Invito chiunque sia curioso a leggersi qualcosa della Politkovskaya, ma non solo: ci sono altri giornalisti e molti rapporti di associazioni per i diritti umani che documentano la realtà di un abisso di orrore senza fine. In buona parte, questo orrore è attribuibile a Putin e al sistema che lo sostiene.

Per chi crede nell’autodeterminazione e nel rispetto della vita umana e della sua dignità è intollerabile veder inneggiare a Putin, e poi appiattire le complicatissime situazioni internazionali utilizzando schemi semplicistici od obsoleti.

Anni fa mi appassionai molto alla storia dei Balcani. Non conoscendola quasi per nulla, e avendo sentito quasi solo che i serbi erano cattivi e bisognava bombardarli, mi ritrovai all’improvviso a guardare alle vicende dal punto di vista serbo e a cercare volta per volta tutte le loro ragioni. Diventò una specie di ossessione. Per anni lessi libri, parlai con le persone, spulciai verbali del Tribunale dell’Aja, intervenni e scatenai conversazioni accese, e infine passai due mesi in Bosnia-Erzegovina e altri due all’Osservatorio sui Balcani. Da un processo che fu lungo, doloroso e intenso come la perdita di una fede o una conversione, emersi con la consapevolezza di aver fatto un errore: l’errore dell’eccesso opposto. Volendo assolvere un popolo, avevo distorto tutto nella lente di un mio pregiudizio. Entrarono in gioco questioni personali, ideologiche, emotive, intellettuali, ma alla fine imparai la lezione e mi ripromessi di non sbagliare più.

Il fatto che la Serbia e i serbi fossero stati ingiustamente addidati come gli unici responsabili di tutto quello che era successo, quando la Croazia e i croati erano colpevoli più o meno allo stesso modo e i musulmani di Bosnia non del tutto innocenti, non significava però che la Serbia andasse assolta da tutte le sue colpe. L’errore che fu commesso da molti complottisti di sinistra, Il Manifesto in prima linea (che perse così molta credibilità), fu pensare che siccome la situazione era più complicata di com’era stata presentata e non c’era semplicemente un unico aggressore, allora la Serbia era una vittima della propaganda occidentale. Ci fu un altro errore, ancora peggiore perché risultato della malafede e non del desiderio di approfondire: pensare che, se tutti i media principali offrivano una versione, e quella versione era adottata da niente meno che il proprio presunto nemico personale (l’imperialismo americano), allora quella versione doveva per forza essere sbagliata. C’è chi pensa che il nemico del suo nemico debba essere un amico: se sul piano tattico questo può essere se non altro pericoloso, sul piano morale è imperdonabile. Il nemico del proprio nemico, per chi se non altro ritiene di avere nemici, può essere un amico solo nel senso che è ancora troppo lontano per nuocerci.

A prescindere da tutto questo, poi, non bisognerebbe mai parteggiare ciecamente: come in un divorzio, ogni parte di un conflitto ha sempre almeno un briciolo di responsabilità – come minimo, quella di non essersi difesa abbastanza.

Sono stata nei Balcani e ho corretto un po’ i miei errori, ma non sono mai stata né in Ucraina né in Russia; in vita mia ho conosciuto abbastanza bene pochissimi ucraini, e tutti residenti all’estero o addirittura figli di emigrati. Prendete quindi le considerazioni che sto per esporvi come quelle di una che ha letto delle cose e ci ha riflettuto, non di una testimone. Non sono convinta che la testimonianza diretta sia sempre il miglior metodo per conoscere una situazione; anzi, una prospettiva distorta in un’esperienza diretta può risultare peggiore della taratura meticolosa di varie informazioni di prima mano. La storia è una somma di esperienze, non una singola impressione personale.

Con queste premesse, quindi, offro alcune considerazioni. Pur sapendo di muovermi in un campo minato sento l’esigenza di parlare perché mi sono accorta, come ho detto, di una pericolosa tendenza in certi ambienti, anche ambienti che sento come molto affini: la tendenza a difendere, o addirittura stimare, Vladimir Putin e la sua politica estera. Siccome l’imperialismo occidentale non solo ne ha fatte di tutti i colori, ma è in evidente declino, una strana combinazione di incapacità di uscire da una certa logica e di tendenza anche inconscia a saltare su un carro se non vincente almeno un po’ nuovo, sta portando molte persone non a rifiutare l’imperialismo tout-court, ma a parteggiare per quello russo. Così come, ad esempio, molti intellettuali romantici si esaltarono quando comparve sulla scena Napoleone, salvo rendersi conto progressivamente che la sua megalomania stava trascinando l’Europa in un bagno di sangue senza fine, così tanti europei di sinistra o semplicemente ostili al sistema vedono in Vladimir Putin e in tutto quello che rappresenta non un cinico despota che calcola ogni mossa nell’interesse di un gruppo di potere di cui è parte, ma una specie di imperfetto eroe che ha le palle di tenere testa a nientemeno che l’impero americano. E chi obietta a questa versione è “antirusso”.

A me piace la Russia, per quello che nella mia limitata (nel senso di non illimitata) vita intellettuale ho potuto conoscere. Mi piace la sua lingua, la sua immensa cultura, il suo folklore, il suo popolo, la sua natura selvaggia, la sua architettura. Ammiro la sua letteratura e la straordinaria capacità di resistenza della sua gente. La sua storia è troppo complessa perché io, che non ne sono esperta, la possa generalizzare, ma ne sono affascinata e spaventata al tempo stesso. Se c’è un tema che ricorre nella storia russa, da una rivoluzione all’altra, è quello del sostegno popolare al grande leader, così mirabilmente descritto da Tolstoj nel momento in cui il giovane Petya vede lo zar Alessandro e non desidera altro che morire per lui. Questo sentimento per me così lontano c’è stato spesso: con lo zarismo (e mi pare anche con le ribellioni allo zarismo), con il comunismo e ora con Putin. Non so perché sia così: se si tratta del fatto di avere un enorme paese che in qualche modo si sente unito, se sia una questione culturale, o se addirittura io mi sbagli. Può essere che mi sbagli. Ma allora perché un mostro come Putin gode di un tale consenso?

Mostro è un termine infantile, per cui specifico cosa intendo. Sicuramente è molto abile e carismatico, ma Vladimir Putin è soprattutto cinico, tirannico e spietato, nonché corrotto, se non altro nel senso che nell’amministrazione del paese ha accumulato consistenti ricchezze e privilegi per sé. Magari c’è chi pensa che sia meglio un leader spietato ma capace piuttosto che un incapace, ma io mi chiedo: capace di fare cosa? Sono talmente tanti le morti e i soprusi attribuibili al lungo potere di Putin che qualsiasi abilità lui abbia nel portare avanti i supposti interessi della Russia non solo non vale nulla al confronto, ma mi sembra vada contro gli interessi veri di un paese, che dovrebbero essere di vivere in pace, libertà e armonia con gli altri popoli. O almeno provarci.

La mia idea su Putin si è formata leggendo i libri di Anna Politkovskaja, e in particolare La Russia di Putin, in cui descriveva come la politica russa in Cecenia era sintomo e causa di una violenza, un degrado, un disprezzo per la vita degli stessi cittadini russi che si stavano manifestando in tutto il resto del paese. Il libro era appassionato e convincente, come gli altri suoi. Ricordo che quando la uccisero per me fu terribile.

E non fu uccisa solo Anna Politkovskaja. Negli anni si sono susseguiti omicidi di dissidenti, in patria e all’estero, alcuni anche piuttosto clamorosi, come quello quest’anno di Boris Nemtsov. Persino in un paese come il nostro, dove la mafia minaccia continuamente i giornalisti, un uomo che controllava buona parte dei principali mezzi di comunicazione è stato al potere per quasi vent’anni, e il clima politico è teso, l’assassinio di giornalisti è molto raro e quello di dissidenti un fatto eccezionale. I giornalisti e i dissidenti russi, invece, sono abituati a vivere nel terrore. Così anche gli attivisti: lessi un articolo tempo fa, non saprei dirvi in che numero, sulla pesante repressione degli attivisti locali in occasione delle Olimpiadi invernali. La Russia attuale è caratterizzata dall’indefessa, spaventosa e violenta repressione di ogni dissidenza, da ovunque essa provenga.

Inoltre, i media russi sono, a quanto ho letto spesso, impegnati in una spaventosa opera di propaganda martellante che crea paranoie collettive e sventola spauracchi inesistenti (e no, non rispondetemi che anche noi abbiamo propaganda, perché è sicuramente vero ma abbiamo anche molti mezzi per difenderci da essa, prova ne è il fatto che su una questione come quella ucraina abbiamo sentito un po’ di tutto e finora i giornalisti e gli oppositori vanno nei talk show e non vengono abbattuti uno dopo l’altro).

Caratteristica del nazionalismo russo contemporaneo sono l”omofobia, il conservatorismo sociale sotto l’egida di una chiesa, in questo caso la chiesa ortodossa, e le aggessioni razziste a immigranti neri e caucasici. Un altro fatto piuttosto inquietante sono i legami tra governo russo e movimenti o partiti di estrema destra europei. Abbiamo visto Salvini, ma c’è ancora di peggio: qui un approfondimento su convegni di estremisti di destra europei organizzati in Russia con il beneplacito del Cremlino.

Chiunque abbia letto qualcosa di quel poco che è trapelato sul comportamento dell’esercito russo agli ordini di Putin in Cecenia non può non spaventarsi a ogni coinvolgimento della sua amministrazione in affari esteri. Chiunque sappia qualcosa dei massacri, delle torture, delle sparizioni, della ferocia repressiva e implacabile con cui sono stati trattati i ceceni non può non provare il più profondo e totale sentimento di condanna, a meno che non sia accecato, e dovrebbe spiegare perché, dallo stesso odio anticaucasico e dallo stesso nazionalismo di cui sembra essere ammalata una parte della stessa società russa.

Venendo poi a eventi più recenti, ricordo il fatto che la Russia si sia annessa, senza che nessuno battesse ciglio, niente meno che un pezzo di un altro paese sovrano, senza tra l’altro suscitare nessuno scalpore. “Questa è nostra, grazie, e nessuno protesti o scateno una guerra mondiale”. Vi ricorda qualcosa?

(Sì, c’è stato un referendum. Qui sarebbero da aprire un sacco di parentesi per cui non c’è spazio qui, riguardanti soprattutto le modalità, molto controverse, del referendum e del suo svolgimento, la deportazione della popolazione tatara originaria e quindi il modo in cui si è raggiunta l’attuale composizione etnica della Crimea. In ogni caso, dal mio punto di vista, l’autodeterminazione è un diritto ma non si gestisce in maniera così frettolosa e poco condivisa e come se non bastasse sotto l’occupazione militare del paese a cui si dovrebbe decidere l’annessione. Può darsi che una consultazione meglio gestita avrebbe dato lo stesso risultato; chi può dirlo ora?)

Segnalo un articolo che riprende delle rivelazioni del giornale russo Novaja Gazeta, secondo il quale circolava negli ambienti del nazionalismo russo un piano per l’annessione della Crimea tramite referendum già all’inizio del 2014.

Una delle grande ironie della vicenda è che i difensori della “parte russa” e delle repubbliche separatiste si presentano come difensori dell’antifascismo contro il fascismo ucraino. A quanto pare, Churchill non pronunciò la frase che gli viene spesso attribuita, cioè che “i fascisti del futuro saranno gli anti-fascisti”, ma se l’avesse detta sarebbe un’interessante descrizione di una situazione attuale.

La storia non si ripete mai identica. A me spaventano i picchiatori fascisti nostrani e greci, le svastiche, la nostalgia di Mussolini, mi spaventano perché assumono forme violente e soprattutto perché si basano o su un’estrema ignoranza della storia o proprio su valori sbagliati. Al tempo stesso, non è possibile che il fascismo e il nazismo ritornino esattamente così come sono già stati. Non mi viene in mente un singolo caso storico in cui la storia si è ripetuta uguale o un revival è stato solo e semplicemente una copia del passato.

Non riesco a concepire che il nazismo e il fascismo tornino nella forma e con i nomi e simboli che il mondo ha già conosciuto. Certo, molti simboli fascisti e nazisti sono tatuati sui corpi e sventolati sulle bandiere di molti gruppi in molti paesi europei, ma dubito che possano avere, in questa forma, il successo che ebbero in passato.

È possibile, invece, che tornino, e con il sostegno delle masse, il totalitarismo, il razzismo, l’aggressione in politica estera, le pulizie etniche, la violenza politica – e tutte queste cose sono molto più caratteristiche della Russia di Putin che di qualsiasi suo supposto rivale, compresa l’Ucraina. Se Tizio sventola una bandiera con la svastika e Caio massacra i dissidenti, chi è il vero nazista?

Il motivo che mi spinge forse più di tutti a intervenire sulla questione dell’Ucraina e della Russia, sapendo di poter scatenare un vespaio (per fortuna non sono così letta), è il seguente. Tutte le analisi contrappongono due opposti imperialismi: quello NATO-American-Europeo a quello Russo. Siccome sappiamo che il primo fa quasi solo danni, sembrano pensare in tanti, proviamo con il secondo. E quindi ho sentito dire una marea di bestialità in difesa dell’intervento russo, riassumibili nell’idea che l’Ucraina sia il “cortile” della Russia e che questa abbia diritto di sentirsi minacciata e di intervenire, e che sia piuttosto colpa degli americani che “provocano”. Quello che manca da tutte le analisi in questo senso (o in quello opposto) è anche il minimo sospetto che l’Ucraina possa avere una volontà propria e anche solo un minimo diritto all’autodifesa. Dato che i separatisti sono sostenuti dalla Russia e spesso essi stessi Russi, e che la Russia si è annessa la Crimea con la naturalezza con cui un commensale si serve un altro piatto, direi che si tratta di un’aggressione vera e propria. Come reagiremmo se gli Stati Uniti si annettessero l’Ontario perché i suoi cittadini parlano inglese e hanno qualche problema col Quebec? Non tanto bene, suppongo. Ma la Russia può prendersi un pezzo di un paese sovrano e fa bene perché l’Occidente è cattivo.

Io ho la netta impressione che tutti i paesi ex sovietici dell’Europa dell’Est ne abbiano le palle così piene dell’imperialismo sovietico e di questa sua nuova versione putiniana che preferiscano cercarsi un protettore altrove per evitare di subire ulteriori aggressioni. Non voglio semplificare. So che ci sono in ballo questioni molto complesse e importanti, come il gas, il suo passaggio e il suo pagamento, e forse la NATO sta tirando la corda più di quanto dovrebbe. So che molte cose non sono ancora chiare. Il presente è confuso. Il passato, però, meno. E mi sembra che il passato e le aggressioni o repressioni subite diano buoni motivi all’Ucraina per temere il nazionalismo e l’imperialismo russo anche nelle loro manifestazioni attuali.

C’è un altro elemento che mi sembra sfuggire all’analisi. Le proteste di Maidan sono state scatenate inizialmente dalla sospensione di accordi commerciali con l’Unione Europea. Noi, che ci sentiamo fregati anche dall’Unione Europea, pensiamo che ci sia in mezzo chissà quale complotto annessionistico. Il fatto è che, come noi siamo disgustati dall’impero americano e tentati di provare con quello russo, è possibile che i cittadini ucraini siano schifati dalla corruzione e dalla mancanza di prospettive del loro paese, in parte spaventati dalla corruzione e dall’aggressività russa, e vogliano provare l’Europa che promette qualcosa di meglio. Non è detto che l’Europa possa mantenere la promessa. Così come l’America non era necessariamente l’America che sognavano gli europei, così come il comunismo reale non era il comunismo di Marx, e così come l’Europa non è l’Europa che si immaginano i migranti sui barconi, può darsi che gli ucraini, da una parte e dall’altra della guerra civile, si siano immaginati dei paradisi o anche solo delle scialuppe che non esistono se non nella loro testa. Questo sogno va diviso dalla realtà e trattato come una cosa a parte. Gli ucraini potrebbero volere l’Europa non perché la NATO gli ha fatto il lavaggio del cervello o perché l’Europa risolverà i loro problemi, ma perché credono che l’Europa potrebbe risolvere i loro problemi e che la NATO li proteggerà. Lo stesso potrebbe valere per la Russia e per gli ucraini o ex ucraini che guardano a lei. Quello che mi preme è che nelle analisi attuali, quelle autorevoli così come quelle da bar, che trattano l’Ucraina come se fosse una regione di Risiko priva di volontà propria, entrasse anche questo, un po’ di interesse nei confronti della psicologia collettiva di un popolo e delle sue proprie aspirazioni. Nessuno vede se stesso come una pedina. Magari mi sbaglio, ma almeno mi pongo il problema.

In questo senso la fonte migliore che ho trovato, né filoucraina né filorussa, ma solidale con il popolo, documentata ed equilibrata, è questa. Secondo questa analisi molto documentata, critica anche del governo di Kiev e soprattutto il sistema di potere oligarchico in tutto il paese, i separatisti nel Donbass sono in buona parte o russi o agli ordini diretti del Cremlino, e taglieggiano una popolazione presso la quale godono di pochissimo consenso. A quanto ho letto, i loro leader sarebbero estremamente violenti nonché estremisti di destra, mentre la popolazione avrebbe, almeno all’inizio, vissuto l’intera vicenda con una strana passività, una passività da disperati.

Se dovete leggere un solo articolo per verificare la credibilità ai vostri occhi di questo sito, consiglio questo, che come si fa di solito critica i supposti “luoghi comuni” della controparte, proponendo in effetti un’analisi difficile e necessaria, per chi, come l’autore, si sente di sinistra ma non si riconosce nell’interpretazione corrente che vede come “fascista” Kiev e l’Ucraina e “antifasciste” la Russia e le repubbliche separatiste.

Riguardo alla teoria dell’accerchiamento da parte della NATO, mi è parsa molto interessante la sua interpretazione: “L’Europa Orientale, cioè il terreno di espansione della Nato (insieme ai paesi dell’Asia Centrale che ospitano basi Usa), è un’area che ha vissuto per decenni una terribile oppressione a opera della Russia (…). L’attuale regime russo è guidato da un erede diretto di questo sistema, l’ex agente del Kgb Putin, e l’intera dirigenza russa ha un’ascendenza analoga. La Russia è un paese profondamente autoritario, repressivo e reazionario, che da questo punto di vista non ha pari in Europa. In più, è uno stato fortemente retrogrado in termini economici e istituzionali, che non ha nulla da offrire ai paesi dall’area, come tra l’altro testimonia la mafia economico-politica che difende i suoi non irrilevanti interessi economici nell’area. A questo va aggiunto che lo stesso stato russo ha centinaia di testate nucleari puntate sui paesi dell’area. Insomma, anche senza la Nato, la Russia sarebbe accerchiata da paesi ostili ed è lo stesso Cremlino che ha creato le condizioni fondamentali che favoriscono l’espansionismo imperialista occidentale. Non è secondo noi un caso che in realtà la Russia abbia convissuto per lungo tempo senza problemi, e la sua borghesia abbia prosperato non poco, con una Nato che si faceva sempre più vicina alle sue porte, e arrivava addirittura ai suoi confini nei Paesi Baltici. L’accerchiamento della Nato, sviluppatosi per un paio di decenni, non la ha mai portata a reagire con i fatti, nemmeno sotto il “duro” Putin, mentre una mobilitazione popolare come quella di Maidan, che metteva invece sì in discussione la sua esistenza, la ha spinta a intervenire immediatamente, a cominciare dalla Crimea.”

La sua soluzione alla crisi è anche la mia: autodeterminazione per le popolazioni coinvolte. Ovviamente, non succederà.

Voi direte: perché credi a questo blog e non alle altre voci contrastanti? Perché coincide con l’impressione che ho della Russia contemporanea e che mi sono fatta consultando altre fonti varie (Al Jazeera, il Guardian, l’Osservatorio Balcani e Caucaso…) e perché mi sembra molto ben documentato e approfondito. Naturalmente è possibile distorcere i fatti anche con una grande cognizione di causa: leggete anche voi e mi direte se avete questa impressione.

Molti di voi si arrabbieranno per questa mia analisi. Ammetto che sia incompleta e la propongo come spunto, non come sentenza. Non mi sto schierando a difesa di una delle parti in causa, anche perché ce n’è parecchie: chi è l’Ucraina, ad esempio? L’esercito, il governo, la popolazione occidentale, quella di tutto il paese…? Io sto solo invitando ad analizzare anche il punto di vista dell’Ucraina e la sua capacità di agire autonomamente senza cadere nella trappola di considerarla marionette dell’Occidente o una banda di “neonazisti”. Io penso che serva un’analisi della situazione che ne rispetti la grande complessità e non cerchi di prendere necessariamente una parte.

Una sola cosa chiedo: non commentate elencando i misfatti della NATO o degli Stati Uniti in questo o quell’altro continente. Li sappiamo già. E poi non c’entrano. Non dimentichiamo che, quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, gran parte dei rivali della Germania avevano colonie ovunque nelle quali avevano commesso, e in alcuni casi avrebbero continuato a commettere, crimini orrendi. Questo è importante, ma solo in parte pertinente. La situazione attuale è estremamente tesa, la Terza Guerra Mondiale o è già iniziata o sta per scatenarsi, e l’aperta scesa in campo della Russia a favore di Assad (così come le esternazioni degli Stati Uniti sulla necessità di rimuoverlo) mi spaventano. Non so cosa succederà. So solo che vorrei libertà per i popoli, e non stare qui a discutere su quale dittatore sia più bravo o meno cattivo. E, per avere libertà, la prima cosa da fare è uscire dalla logica dei servi, che non sperano in altro che un padrone migliore.


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