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UCRAINA: Gli irriducibili di Maidan e la rivoluzione infinita

Creato il 02 giugno 2014 da Eastjournal @EaSTJournal


di Oleksiy Bondarenko

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A Kiev non si vive più come prima, la protesta scoppiata a fine novembre ha trasformato la città, le sue forme, i suoi contorni. Ha irrimediabilmente influenzato la vita dei suoi cittadini, i loro movimenti, le loro percezioni. La capitale è lentamente uscita dalle cronache, sostituita dalla guerra civile nel Donbass, dai morti a Sloviansk, dalle stragi di Odessa e di Mariupol, ma rimane e rimarrà per sempre la “responsabile”, la “principale artefice” della protesta, il suo cuore e il grande contenitore fisico al cui interno si sono mescolate, fuse e respinte le varie anime della rivolta. Maidan ha apparentemente trionfato, con la fuga di Yanukovich, con l’installazione di un nuovo governo, con le elezioni di un nuovo Presidente, ma Maidan ha anche subito numerose sconfitte. La crisi economica del paese, l’aumento della bolletta del gas, ma soprattutto il lento sgretolamento dell’Ucraina, la perdita della Crimea, la guerra civile nell’est, l’instabilità e l’insicurezza, la classe politica che è riuscita, in un modo o nell’altro, a riorganizzarsi e a mantenere il controllo sui gangli vitali del paese.

Kiev ha un nuovo sindaco, quel Vitali Klitschko che ha cercato di guidare la protesta, che ha vissuto gran parte degli ultimi anni all’estero, in Germania e negli Stati Uniti e che ha rinunciato alla candidatura presidenziale in favore del vittorioso amico Poroshenko. Ma un nuovo sindaco non basta per trasformare magicamente la capitale in quello che era prima e non basta nemmeno per chiudere simbolicamente con Maidan, per riportare almeno una parvenza di ordine e stabilità. “Le barricate non si smontano” dicono gli irriducibili di Piazza Indipendenza, “dovranno rimanere fino alle nuove elezioni parlamentari”. L’asticella continua ad alzarsi e la minaccia, anche se l’arma della protesta sembra ormai scarica, è sempre la stessa, “un altro Maidan”. Sono queste le parole di uno dei membri del Consiglio Popolare di Maidan, che preferisce presentarsi solo con il nome di battesimo ai giornalisti di Ukrainska Pravda, ma che desidera sottolineare un’ultima volta il motivo della permanenza in piazza. “Influenzare il governo, è per questo che siamo ancora qui” dice Vladimir, aggiungendo che “Klitchko non ha privatizzato l’Ucraina, e non può venirci a dire di smobilitare. Ci troviamo qui de-facto e lo saremo de-iure, dato che quelli che si trovano al potere lo sono solo grazie a noi” .

Chi siano gli irriducibili non è difficile da stabilire, almeno in apparenza. Vestiti mimetici, fasce rosso nere sul braccio, e numerose bandiere di Stepan Bandera che sventolano sotto il cielo grigio e le nuvole gonfie di pioggia. Di nuovo fumo nero, di nuovo copertoni bruciati, qualche molotov lanciata per strada, tanto per ricordare i bei tempi andati. Quando qualche cittadino si ferma per chiedere di smettere di bruciare i copertoni e di “lasciare in pace” una città stanca, disillusa e desiderosa di normalità, non mancano minuti di tensione. Volano le solite accuse e l’appellativo più comunemente usato negli ultimi mesi a Kiev, “provocatore”. Vengono definite così le persone che non la pensano come gli “irriducibili”, che hanno il coraggio di chiedere spiegazioni, di esprimere la propria opinione. “Provocatori”.

Come succede ormai abbastanza spesso nella capitale, la polizia non interviene, lascia correre. Non ci vuole niente per far scoppiare di nuovo qualche disordine, qualche scontro, per essere accusati di sostenere il “separatismo”, e perche no, magari beccarsi pure qualche molotov. Le zone franche rimangono tali, autogestite e organizzate, aperte per i turisti, pochi ma ben intenzionati a non perdersi questo spettacolo. A margine le bancarelle con i gadget, le bandiere e le statuette, da Bandera e Taras Shevchenko, a Poroshenko e Timoshenko, perché la rivoluzione è bella, ma si deve pur vivere di qualcosa.

Il nuovo sindaco qualche giorno fa ha cercato di convincere i Maidanovzi, si chiamano ormai così coloro che continuano a rimanere barricati in Piazza Indipendenza, di arruolarsi nella neo formata Guardia Nazionale che insieme all’esercito regolare sta partecipando all’operazione anti-terrorismo nel Donbass. Difficile però credere che possa essere questa l’azione davvero efficace per riportare ordine e stabilità nella capitale. Kiev e il suo nuovo sindaco sono alla ricerca della normalità, una normalità impossibile da trovare finche a qualche centinaio di chilometri di distanza continua ad imperversare un durissimo scontro tra i cittadini dello stesso paese.


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