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Ue-Russia, così il Parlamento Europeo getta benzina sul fuoco

Creato il 05 febbraio 2016 da Alessandroronga @alexronga

Polonia ed UeCon 472 voti a favore e 79 contrari, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che vincola la revoca delle sanzioni alla Russia al ritorno della Crimea all’Ucraina. Il che vuol dire che per i nostri rappresentanti a Bruxelles e Strasburgo di ricostruire sani rapporti con Mosca non se ne parla proprio. Un bel viatico davvero per il vertice di Monaco della prossima settimana, in cui molti membri Ue intendevano affrontare il tema della revoca, o per lo meno dell’alleggerimento delle misure che da ormai due anni stanno danneggiando pesantemente le imprese europee con investimenti in Russia. Incluse quelle italiane, che hanno patito danni gravissimi dalla scelta -considerata da molti sbagliata – di muovere una guerra commerciale al Cremlino. Per giunta, per favorire una nazione, l’Ucraina, il cui peso economico – se paragonato alla Russia – è insignificante per l’Europa, ma il cui peso militare nei futuri assetti della NATO interessa molto gli Stati Uniti. E siccome la crisi ucraina ha subito assunto fattezze militari, in campo militare gli ordini non si discutono: fiat voluntas USA.
A tal proposito, il provvedimento votato dall’Europarlamento arriva qualche giorno dopo che il senatore John McCain, esponente di punta del Partito Repubblicano e in corsa per la Casa Bianca alle Presidenziali 2008 (vinte poi da Obama), ha “ricordato” ai partner europei che la decisione sulla revoca delle sanzioni Ue alla Russia spetta solo a Washington. Una coincidenza senza dubbio sorprendente, come tutte le coincidenze. Ma questa ha qualche sfumatura che tende all’inquietante.

Quello che è accaduto nell’Aula di Strasburgo è benzina sul fuoco. Fino a poche settimane fa la condizione sine qua non per un reset nelle relazioni bilaterali era il rispetto degli accordi di Minsk da parte russa, e poteva starci. Ma ora, proprio quando sarebbe servito un intervento pacificatore sia nei rapporti con la Russia, ma soprattutto in quelli tra i membri Ue divisi sul tema-sanzioni, arriva una risoluzione che quasi suona come una sfida. Vincolare l’avvio di un processo di normalizzazione nei rapporti con Mosca ad una retromarcia di russa in Crimea è pura follia. È porre una condizione irrealizzabile. C’è da chiedersi se chi ha votato quel provvedimento se ne sia reso conto o no.

Stupisce e continua a stupire il doppiopesismo con cui le istituzioni comunitarie approcciano alle gravi tensioni internazionali. Quella Ue che continua a ritenere illegittimo il referendum con cui nel marzo 2014 i russi di Crimea scelsero a stragrande maggioranza di staccarsi dell’Ucraina ultranazionalista di Euromaidan per unirsi alla Russia, è la stessa Ue che ha riconosciuto il Kosovo come stato sovrano, dando al referendum indipendentista del 2008 – tenuto in piena violazione dei dettami dell’Onu – una legittimità su cui la stessa Corte Internazionale di Giustizia, chiamata a pronunciarsi nel 2010, ha manifestato più di un dubbio.


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