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Uenuku – I giornalisti kiwi illudono una nazione (e ne insultano un’altra)

Creato il 18 ottobre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Uenuku – I giornalisti kiwi illudono una nazione (e ne insultano un’altra)di Stefania Mattana

Mancano ancora molte ore al fischio di inizio della finale mondiale, eppure tra Francia e Nuova Zelanda la bagarre è iniziata domenica scorsa. Protagonisti del lungo match prefinale sono i giornalisti, che se le stanno dando a suon di articoli, illazioni e apostrofi non sempre troppo gentili, in uno scontro tra emisferi che a qualcuno divertirà, ma di cui potevamo anche farne a meno.

Come quando si litiga tra bambini, a iniziare stavolta è stata la stampa neozelandese, che ha definito i francesi ‘polli’ e ‘tacchini’. Niente di male sin qui, se pensiamo a degli sfottò innocenti. Se non fosse che poi qualche penna kiwi, coadiuvata da alcuni titoli sui giornali australiani, ha alzato il tiro. Un po’ troppo a parer mio, che eppure sono una svergognatissima tifosa All Blacks.

Il Sydney Morning Herald parla di un grande assolo finale degli All Blacks, con i francesi vittime inconsistenti del gioco neozelandese. Il giornale cita le dichiarazioni di Lievremont che definisce i suoi “monelli ribelli, disobbedienti, egoisti e frignoni”, aggiungendo poi che il coach francese si è dimenticato di concludere l’elenco con l’epiteto di incompetenti.

Molto più presuntuosi sembrano i giornalisti del Dominion Post di Wellington, che dopo aver definito i francesi dei tacchini, decidono unilateralmente che la Francia non ha nessuna possibilità di vincere la Coppa del Mondo, e che la Nuova Zelanda ha una mano ben salda sulla Ellis Cup. D’altronde, dal titolo sulla pagina non ci si poteva aspettare meno sicumera: “Questo è il nostro tempo”, trionfa a caratteri cubitali.
Spero che gli italiani in Nuova Zelanda abbiano insegnato agli autoctoni qualche scongiuro del caso, vista la sicurezza mostrata dai colleghi kiwi.

Il NzHerald abbassa un po’ il tono rispetto al quotidiano della capitale, elencando tra il serio e il faceto le buone ragioni per cui gli All Blacks hanno la vittoria in pugno.
La Francia viene definita di fatto una squadra incoerente e di morti viventi, che verrà di nuovo punita dal Nonu di turno qualora proponesse ancora il gioco visto nel girone di qualificazione. Strizzando un occhio alla fortuna, poi, gli All Blacks hanno già battuto la Francia in finale proprio a Eden Park nel 1987, l’anno dell’unico successo mondiale tuttonero. E se poi la guardiamo dal punto di vista delle maglie, stavolta si giocherà con la maglia ufficiale, niente grigio porta sfortuna come quattro anni fa. L’opinione di Merthens poi mette la ciliegina sulla torta: “I francesi sembrano incapaci di vincere il mondiale”. Però intanto sono in finale.

I francesi, ovviamente, non si sono fatti attendere troppo, per la risposta. La stampa translapina, senza scomporsi troppo, ha inserito tutto questo mal parlare della Francia nel grande scatolone della provocazione. “Può succedere di tutto in una finale”, è stato il commento misurato di alcuni giornali francesi”, mentre altri parlano semplicemente di prematura vittoria.
Chi non ci sta a vestire il ruolo del francese misurato è il popolo dei tifosi, che sui social e sulle pagine dei forum e dei giornali avvertono i neozelandesi: “Non sarà facile per voi, non cantate vittoria troppo presto”, hanno tuonato.

I supporter della Francia hanno ragione. In Nuova Zelanda l’effervescenza sociale e l’emozione di essere a un passo dalla storia sta facendo fare a qualcuno il passo più lungo della gamba. E se la gente comune può anche permettersi di sognare e di illudersi, i giornalisti dovrebbero fare più attenzione a tenere a freno le falangi delle mani sulla tastiera del pc, perché rischiano di alimentare una tremenda delusione nazionale, qualora le cose non andassero per il meglio.
Dopo tutto, è vero che gli All Blacks sembrano senza rivali, ma è anche vero che domenica si giocherà 15 contro 15, e che sul campo non ci saranno i giornalisti a prenderle di santa ragione, da una parte o dall’altra.


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