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ULTRAWIDE: Nella notte…inseguendo la MOVIDA.

Creato il 17 dicembre 2011 da Thefreak @TheFreak_ITA

Roma: dietro l’apparente quiete, il popolo della notte celebra i sui riti.

Un gruppo di fotografi ha deciso di accompagnarci in un viaggio nella notte romana, a scoprire i suoi protagonisti e le sue forme, i suoi ritmi e così nasce il progetto MOVIDA:

Carlo Alberto Riolo, Clara Gibellini, Cristina Capponi, Ettore Manfredi, Eva DíIlario, Gianluca Abblasio, Noah Vardi, Riccardo Girolami, Rossella Soviero, Samanta Sollima

10 fotografi e una notte tutta da raccontare………

Le immagini sono organizzate in una sorta di ordine cronologico e cromatico, l’attesa, il primo drink, il momento della danza folle, dei colori accesi e psichedelici, la notte che si manifesta nella sua pienezza e infine le piste vuote, pochi solitari ballerini che sembrano dirci, a dispetto di tutto, che la notte arriverà di nuovo, perciò non bisogna smettere di ballare!

Scatti emozionanti, a volte sfocati a volte euforici, interpreti delle mille voci che animano la notte.

Padrone di casa Ultrawide, impeccabile e misterioso, Eric Mansuell, che ci ha offerto un’atmosfera elettrica e un Djset ad opera degli  HOTLOOP, capace di catapultarti nelle stesse ambientazioni delle foto!

Noi di The Freak Abbiamo chiesto al coordinatore del progetto Emanuele Inversi e ad alcuni fotografi, di parlarci di Roma e della fotografia dal loro personale punto di vista.


Come nasce il collettivo MOVIDA?

Il Collettivo Movida nasce come frutto di un gruppo di lavoro a cura di Officine Fotografiche che ogni anno permette ai suoi associati di prendere parte a dei progetti fotografici tematici.

L’idea era di realizzare una ricerca reportagistica sulla notte cercando di esaminare gli aspetti sociali e culturali che differenziano i diversi modi di vivere la notte.

Con il passare dei mesi il gruppo si è orientato su una linea più “trasgressiva”: le immagini raccontano di una notte di alti volumi, di toni accesi e di eccessi.

Il Collettivo continuerà comunque a lavorare al progetto anche nel 2012 con l’intento di completare la ricerca cercando di arricchirla con i tanti contenuti ancora da analizzare.

Città storica ed eterna, cos’è Roma per voi?

Pensiamo ad un luogo unico, meraviglioso dove però spesso ci si ritrova in difficoltà, in confusione e con la sensazione di esserci abituati alle tante cose che non vanno, purtroppo.

Purtroppo spesso appare come una città in parte svilita da uno sviluppo urbanistico insufficiente, dalla poca cura per il suo immenso patrimonio storico-ambientale e da una bassa attenzione delle autorità competenti verso gli aspetti artistici e socio-culturali.

Quale aspetto è stato il più affascinante da analizzare, in questa indagine sulla movida notturna?

Sicuramente è stato scoprire le tante diversità di concepire il divertimento notturno e scovare luoghi e tendenze anche nascoste. Sono emerse le differenze sociali che portano la gente a dirigersi in vari contesti che hanno come unico stesso fine quello dello svago notturno. Questo è l’aspetto che ci ripromettiamo di approfondire con Movida 2.0.

La movida di Roma vi ha stupito? Può competere con altre capitali europee secondo voi?

 La movida romana è spesso considerata di serie B rispetto a quella di altre capitali europee, questo probabilmente anche a causa di orari e regole restrittive (a Berlino ci sono “serate” che durano tutto il fine settimana), ma noi abbiamo incontrato una sorprendente varietà di luoghi e di proposte.

Siccome i locali sono distribuiti in maniera non uniforme sul territorio e necessario scovarli, molti sono sconosciuti ai più; dalla nostra indagine è emersa una notte animata e ricca, assolutamente all’altezza!

In questo periodo si vedono più Canon che cani (mi permetta la battuta di dubbio gusto!), ognuno si improvvisa fotografo, spesso in modalità automatica, la macchina fotografica è diventata un accessorio fashion. Come si pone il fotografo professionista di fronte a questa realtà? Che importanza ha la tecnica?

L’abbattimento dei costi in seguito all’avvento del digitale ha permesso a tanti di avvicinarsi a questo mondo. Credo che per il fotografo professionista in fondo non sia cambiato più di tanto; per arrivare ad essere tale non è sufficiente possedere una macchina fotografica.

Nella quasi totalità dei casi dietro c’è una preparazione molto spinta di tecniche di ripresa, di composizione dell’immagine, senza tralasciare lo studio dei grandi maestri fotografi.

Personalmente definirei la tecnica importantissima ma non fondamentale.

La fotografia è un’arte e come tale deve comunicare qualcosa, questo mi porta a preferire ad un’immagine tecnicamente impeccabile ma priva di messaggi, una con alcune imperfezioni tecniche, ma capace di raccontare.

Si ha la sensazione che le mostre fotografiche di recente abbiano un appeal molto forte e spesso ultragenerazionale. Secondo voi a cosa si deve questo fenomeno? Abbiamo bisogno di immagini e del loro essere immediate e potenti, oppure è semplicemente legato alla moda del momento?

Rispondere a questa domanda non è molto semplice in così poco tempo. Sono state fatte ricerche, convegni e studi riguardo a quali limiti si dovrebbero porre all’immagine o se sia giusto oppure no; bisognerebbe distinguere i vari casi: la fotografia oltre che un’arte è anche un mezzo per veicolare informazioni o più in generale messaggi.

Usate come denuncia di particolari situazioni e proprio grazie alla loro potenza tante foto hanno portato alla luce notizie che sarebbero rimaste solo nell’immaginario delle persone.

Troppo spesso (ci viene in mente un certo tipo di fotogiornalismo per esempio) crediamo ci sia, invece, una speculazione sul dolore ormai quasi insopportabile.

In altre situazioni poi la potenza delle immagini è solo un modo per supplire ad una totale mancanza di contenuti.

“Ma cosa stavo pensando prima di perdermi a guardare?”; questa è una frase di Pessoa che Mimmo Jodice cita spesso parlando di sé e della sua arte. Vi rigiro la domanda…

Secondo me in queste poche parole c’è tanto di quello che è l’arte fotografica.

E’ la descrizione dell’istante del clic, del tempo che si ferma, della visione onirica della realtà attraverso la quale estrarne l’essenza più pura.

Personalmente a me piace descrivere la fotografia come una sorta di magia che racchiude anche tutto questo.

Intervista a cura di Sara Cordatore e Vittoria Favaron.

Si ringrazia Monica de Santis per la collaborazione tecnica.

Foto su gentile concessione di Eric Mansuell

Uno degli scatti del collettivo Movida

Gadgets Eric Mansuell

collettivo movida

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