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Umberto Boccioni, “Diario di guerra”

Creato il 10 gennaio 2016 da Marvigar4

Umberto_Boccioni1914

Umberto Boccioni

Diario di guerra

(agosto-novembre 1915)

Peschiera (Polveriera Ronchi)

7 agosto 1915

Secondo giorno di consegna per aver mangiato il rancio in una osteria lontana 300 metri circa (3 giorni).

14 settembre

Fare manifesto contro professori, donne intellettuali, artisti provinciali, ecc. Chiudere in brevi sunti tutto il ridicolo della falsità e volgarità artistica.

18 settembre

Sono stato tre volte a Verona. Stranissima calma sensuale. A. mi riempie lo spirito.

Non trovato ancora la mia libertà. Gli uomini mi opprimono le convenienze le abitudini la noia.

La mia vita interna è guastata dalle sassate che vi gettano gli altri.

Tutto quello che dicono gli altri è stupido pur essendo importantissimo.

19 settembre

Messa al campo. Massa bleu territoriali. Massa grigio verde. Quadrato. Colonnello centro prete verde altare piccolo scenario religioso.

26 settembre

Finito con A.

Bianca / Ines / Rosina / Maria Farsi / Figlia P. Credito I. / Carta / Sandrina / Marda C. / Adriana / Mariuccia / Augusta / Gina d’O. / Cirva M. Jo. Keuna / Jane C. M.

12 ottobre

Sono a Milano. Malinconia + noia. Armida mi parla diversità carattere scioccamente inutilmente – vedo distacco morale abisso – comprendo fine fatale nostro legame. Trovo volontario 51 anni tubi reticolati entusiasmo dimentico tutto.

13 ottobre

Peschiera notte svegliano donne trovo Battaglione partito. Dolore disperazione rabbia. Ricerca affannosa mezzo di trasporto. Trovo motocicletta impressione di delizia eroica sotto pioggia + velocità + montagne russe strada lago tensione verso la battaglia, saluti da amici lungo tutta la strada Volontari Garda. Marinaio artigliere Boldrini Patrese ciao ciao auguri.

Ora 1 pom. Malcesine 55 Km cartuccie galletta confusione, scarico 120 b. visto per la prima volta, =  fierezza, + orgoglio, + guerra. Ci sono anch’io.

Ore 2 Novene. Fame sete stanchezza. 6 Kilometri.

Ore 3 salita Redecol m. 1.070 Infinita stanchezza + fatica in alto speranza trovare amici paura che tutto sia finito. Dietro me lago calma orizzontalità azzurra riva opposta montagne vallata di Ledro. Battaglia cannone austriaco italiano mitragliatrici fucileria impressione di assalti invisibili magnifico.

Ore 7 arrivo brulichio Volontari nell’oscurità scalinate di fango baraccamenti tende sentinelle trincee reticolati mitragliatrici circolo tondo ufficiali a terra candela misera galletta carne in conserva. Fame stanchezza nervoso. Ricerca nel buio mormorio richiami confusione impossibile dormire. Marinetti Sant’Elia finalmente! Vieni qua entro baraccamento posticino galletta acqua riposo territoriale rosso, 200 nel posto di 80, attesa ansia scrivo Armida territoriale mi circonda di cure vaglia lire 3 mancie bambina territoriale commovente russare fetore russare russare.

14 ottobre

Sveglia ore 6. Allegria uscita reticolati gioia festa 8o plotone in testa, sentiero bosco insidia attenzione quattro di punta! Marinetti Boccioni Sant’Elia Bucci.

Cautela udito vista = tensione massima, arrivo Malga Casina-Capanna in pietra austriaca presa Marinetti entra baionetta buio deserta attesa 15 minuti partenza.

Sono io in testa felicità. Siamo a 4 chilometri dalle nostre trincee a 900 sul lago circa metà dall’Altissimo 2.070.

A 150 metri da me vedo incertamente poi sicuro Austriaco alzarsi scappare. Tutti vedono siamo a terra osserviamo. Altro Austriaco poi altro (Dosso Mosca 850 m. punta tre alberi). Ordine tenente correre baionetta prendere piccola trincea. Sono in testa procediamo ridendo dicendo: siam fottuti. Circondiamo io a destra Marinetti centro poi Sant’Elia poi Bucci.

Balziamo dentro nessuno. Nomi tedeschi sui sassi della trincea odio fantoccio stracci terra scritto Italia, sfondiamo scrivendo Merda W l’Italia

Occupata trincea Tenente Zanetti mi ordina proseguire lui carponi baionetta in bocca io precedo baionetta sbocco vallata luce collina gialla grosso sasso su sentiero prendo, mi nascondo, dietro, piccolo posto austriaco deserto. Con binocolo vedo trincee tedesche ridotte ci devono essere cannoni, finito torniamo. Allegria ricognizione in fase riuscita Rimaniamo retroguardia. Poeta Siciliani Sottotenente Terr. ci sfama ci riposa partenza discesa a Novene arrivo Malcesine ore 7½. Troviamo casa gentile bruna signorina magnifica cena magra sonno riposo

15 ottobre

Riposo Malcesine partenza ore 4 pomeriggio Peschiera.

16 ottobre

Ordine improvviso partenza mattina piroscafo. Imbarco canti gioia entusiasmo. Peschiera ci saluta. Dalle case della riva saluti. Al forte Trimelone tutta la guarnigione saluta fazzoletti berretti. Ufficiale Cap. Bellisari Tenente Rollino Sotto D’Olivo, ecc., Artigliere Balletta Mario Fozza Boldrini Patrese Piccolo, entusiasmo. Arrivo Malcesine.

17 ottobre

Accantonamento

18 ottobre

Ordine di partenza felicità, sono ammalato parto egualmente

19 ottobre

Sveglia ore 3

Distribuzione nel buio di gallette e carne.

Partenza ore 6, Novene ore 7. Redecol ore 9½, ore 10 uscita dai reticolati.

Siamo in coda. Comincia secondo quanto è stabilito il bombardamento dall’Altissimo sulle posizioni austriache alle spalle di Pregasine sulla riva opposta del lago. Distanza otto kil. Passano sulle nostre teste proiettili da 149 a mille metri in su. Rumore di tramezzi si segue il rumore curvo fin al bersaglio infallibile si vede la nuvola dopo 25 secondi di rombo + vallata eco 3, 4, 5. Dalla partenza del colpo al bersaglio 27 secondi. Attendiamo (8° pl.) di riserva in un bosco a 950 metri. Capinere, infantilità, idillio in mezzo a cannonate. Mangiamo un boccone. Passa un aeroplano austriaco a 3.000 m.

Dall’Altissimo fucilate volo impassibile. Shrapnel sul ciglione a 300 metri da noi.

20 uomini di rinforzo. Ci precipitiamo per essere primi, arriviamo scorticati ai tre alberi.

Un po’ di confusione spinte ordini a bassa voce contrordini. Capitano Cattaneo malgrado ordine ritirata ricordando Buzzi dice a Marinetti e me “avanti voi,” andiamo. Zuiii Zuiii Tan Tan. Palle da tutte le parti. Volontari a terra calmi sparano Pan Pan secchi vuoti. Sergente Massai in piedi scelto tiratore spara, primo shrapnel scoppia. Arriviamo sentendo una specie di urlo ci gettiamo a terra: uno shrapnel scoppia e a 20 passi io grido: Finalmente! Volontari strisciano calmi. Ordine di ritirarsi. Zzzzzzz sulle nostre teste fucilate fucilate altro shrapnel pan faccio una pernacchia zzzzzzz fucilate altre fucilate sibilo di sirena industriale rauca altro shrapnel ci ritiriamo ridendo come ragazzi che entrano in un portone sotto le spinte della polizia nelle dimostrazioni. Restiamo fermi dietro un sasso. Ci sfilano innanzi i Volontari nessun ferito. Torniamo con Massai ultimi. Gioia Gioia Gioia finalmente!! Oggi visto! e udito! compio 33 anni 19 ottobre 1882 – 19 ottobre 1915. Rinfrescato il battesimo. Buon augurio?

20 ottobre

Riposo. S. E. Cadorna comunica la presa di Pregasine e loda la nostra azione.

21 ottobre

Ore 1 pom. Adunata partenza improvvisa. Si farà sul serio. Entusiasmo. Pensieri mesti e gai. Distacco da tutto. Ultimo caffè, forse. Ultima sigaretta, forse, ecc. Provviste abbondanti. Doppia dote di cartucce. Si fa sul serio. Partenza ore 2½. Territoriali salutano affettuosamente. 3½ Novene. Salita Redecol. Arrivo ore 7 esausto. Avrò addosso 40 Kili.

Marinetti preceduto su mulo mi ha preparato da dormire. Territoriale rosso mi dà 2 pere 4 mele fresche ghiacciate, voluttà indicibile. Mi getto come morto. Si farà sul serio domani. Bombardamento dall’Altissimo. Assalto con gli alpini. Scrivo Armida Guido Mamma Vico. Non dormo mi agito penso. Sono triste per Mammà e per non aver aggiustato alcuni affari come volevo. Pazienza.

22 ottobre

Sveglia alle 2½ del mattino. Niente acqua niente caffè manca tutto. Notte lunare magnifica. Freddo. Ci salutiamo con amici d’altro plotone. Partenza. Territoriali restano in trincea saluti e auguri. Usciamo dai reticolati. Comincia subito il bombardamento. Le granate da 149 scoppiano nel buio a sinistra sulla riva opposta del lago, rispondono cannoni di calibro diverso. Dobbiamo essere sostenuti da 3 o 4 batterie Deport. Si sente il tiro rapido del 75. Avanziamo nella notte nel bosco, freddo intenso, fame e sete. Vi sono solo 100 litri per i feriti e non ne danno a nessuno. Siamo carichi di munizioni.

Tutte le vallate rimbombano di echi. Sulla nostra testa passano sempre i 149 sibilando come direttissimi. L’8o plotone è in coda, saliamo sempre e occupiamo con tutto il battaglione il Dosso di Mosca. Alla sinistra i Tre alberi al centro noi la 2a Comp. in cima al Costone.

All’alba appena tramontata la luna si intensifica il bombardamento. Ai primi

chiarori siamo tutti quasi scaglionati. Alle 7½ ci sono le prime fucilate. I fischi delle palle si sentono sulle nostre teste continuamente. Cominciano gli shrapnel alti e sbandati. Ci appiattiamo mangiamo galletta e carne e attendiamo attendiamo… Il Battaglione è la sinistra di un’avanzata che ha al centro e a destra gli alpini. Il bombardamento sulla riva opposta oltre Pregasine sul Pian al Col e in Val di Ledro deve servire a stornare. Vediamo sotto di noi i nostri fare a fucilate. Sono le 2. Attendiamo dalle 6 di stamane. Dormo mangio noia. Ci sono due feriti (scrivo dopo due giorni). Uno dei feriti è gravissimo, è il cap.le Colombo, ha la testa sfondata da una scheggia di shrapnel. Li ho visti trasportare giù dalla montagna 6 ore di discesa con un ramo d’albero gambe legate a corda e mantelline.

Riprendiamo la marcia alle 2½. Con infinite precauzioni e fatiche arriviamo in canalone a 500 metri dal Forte Remit. Ci mettiamo nascosti dietro sassoni e si unisce l’uno con l’altro per riscaldarci. Siamo l’estrema destra del battaglione la più esposta l’estrema sinistra è tenuta dal ten. Barbero ai tre alberi. Solo dalla nostra parte si può essere aggirati.

Si mettono le sentinelle niente fuoco baionetta. In pochi minuti tutti battono i denti dal freddo. La notte è la più terribile di quanto ho mai passato. Non siamo allenati alla montagna siamo spossati. Non abbiamo bevuto acqua in tutto il giorno. Siamo esauriti moriamo di fatica. Tutti sono prostrati per quanto tutti sappiamo che in queste condizioni possiamo essere attaccati da un minuto all’altro e che l’indomani ci sarà attacco.

Presto però queste deplorevoli disposizioni fisiche hanno il sopravvento. Cominciano i “chi va là” convulsi “All’armi”: e sulla nostra sinistra qualche fucilata s’ode nella notte buia ventosa freddissima, le fucilate crescono. Corriamo tutti al parapetto del canalone e attendiamo battendo i denti dal freddo. Vengono ordini errati di ritirarsi. In ordine leviamo le baionette e ci riuniamo. Viene un contrordine, torniamo per terra al nostro posto stretti per scaldarci. Si sente nell’aria l’agitazione dell’attesa di gente che va per la prima volta al fuoco. Di notte in un ambiente spaventoso, senza mangiare, senza mantelline, senza coperte…

Un nuovo all’armi ripetuto su tutta la linea ci fa balzare fuori convulsi (è così…) le baionette brillano con la luna le abbassiamo voltiamo le visiere e attendiamo. Cominciano le voci: sono lì! È un plotone che s’avanza! eccoli! attenti! non sparate! fermi giù le baionette! fermi addosso subito! attenti!… finalmente silenzio, tutto torna calmo torniamo a terra. Questa vita spossante d’allarme dura tutta la notte fin verso le 2. In quest’ora avviene un brusco risveglio. Siamo circondati! Salgono! Ritirarsi in ordine. Ci alziamo sempre battendo i denti ci riuniamo e ci ritiriamo compostamente indietro. Nessuno sa quanto ci sia di vero in questo accerchiamento. Ci fermiamo a 500 metri, dietro il costone di Dosso Mosca. Mancano i collegamenti. C’è un po’ di disordine. Tutta la notte gli shrapnel ci hanno cercati. Ci sono altri due feriti. Il ten. Molteni manda due uomini con un caporale per cercare il collegamento con la 1a e 2a Comp.a Mi offro con Sant’Elia. Tutta la notte la luna e il vento hanno dato alla montagna un aspetto spaventoso. Scendiamo. Mi accorgo che andiamo troppo oltre per tornare a riferire e troppo per non cadere in qualche trappola. Siamo in tre. Il caporale non è deciso e lo costringo a tornare. Infatti dove andavamo c’erano gli austriaci della mezzanotte ora nella quale il tenente Barbero si era ritirato sotto un fuoco di shrapnel. Fino a 11 in un minuto.

Quando siamo risaliti, stremati, la compagnia era partita. Un razzo luminoso aveva fatto capire che l’accerchiamento si effettuava ed erano saliti in alto a ricongiungersi con gli alpini.

Questo lo seppi dopo. Vistici soli si comprese che a destra non si sapeva dove andare a sinistra si cadeva tra le file nemiche.

Quindi raccolti due o tre mezzo ammalati si fece un drappello di 7 uomini e si discese dal centro verso la Malga Casina.

Dopo un paio d’ore la trovammo trincerata sulla strada e in armi per tema di un accerchiamento dalla parte del lago. Potei bere un bicchiere di vino che mi ristorò.

Ci fermammo. Tutti battevano i denti dal freddo. Il freddo qui è un tormento indicibile.

Era la mattina del 23 ottobre 1915

Verso le nove gli shrapnel diminuirono d’intensità. Mi unii ad una carovana di volontari portatori e discesi a Redecol per ristorarmi e poi risalire. Ciò che feci arrivando alla sera alle 5 sulla cima del Dosso Mosca dove trovai la compagnia accampata e Marinetti.

Gli portavo mezza bottiglia di vino e due uova dure regalo del territoriale rosso Andreoli.

La notte passata qui è stata calma ma atroce senza poter dormire dal freddo. Terribile!

Scrivo sommariamente per ricordare a me stesso.

24 ottobre

Risveglio, freddo! freddo! freddo! Parecchi esauriti o quasi. Sironi sta malissimo. Un caporale deve scendere ammalato. Arriva un tenente degli Alpini con lettera.

Hanno conquistato una trincea chiedono cosa facciamo. Monticelli risponde che attaccare dalla nostra parte è un massacro. Eravamo senza cannoni e contro noi c’è Brione e Rocchetta Stivo porta saluti a Marinetti. Arriva un altro alpino poi un altro. Bellissimi feroci. Noi siamo eroici facciamo la stessa vita senza l’ombra di equipaggiamento e di allenamento e senza avere il fisico adatto. Insomma la vita che conduciamo è uno sforzo di volontà continua commovente. Ci sono dei giovanetti di 18 anni e uomini di 54!

Si parte tra poco e si torna dove eravamo sotto il naso degli Austriaci. Non si dormirà perché si attaccherà stanotte. Così mi ha detto il capitano Comandante.

Viene ora il tenente e mi dice di restare indietro perché la mia tosse è pericolosa per tutti di notte con una sorpresa come quella che si vuoi fare… Protesto con vivacità preferisco andarmene dal corpo piuttosto che restare indietro “tossirò con la testa in una coperta ma voglio essere in prima linea!”

Vedremo. Che miserabile contrattempo! Si parte, la nebbia sparisce. Sole. Sono le due. Sono carico e stanco. Si rifà la strada dell’altro giorno a carponi. In un prato ci stendiamo a catena e passiamo sull’erba stesi un’ora. Si riparte carponi in fila indiana e si arriva nuovamente nel famoso canalone.

Attendiamo in silenzio. Dopo due ore e più ricomincia nei nostri ufficiali la solita titubanza. Siamo la 3a comp.a Dov’è la seconda? Dove la prima? Incapacità dei collegamenti per gente di bicicletta… in montagna. Si manda ad esplorare. Angoscia! Rabbia! Istinti di ribellione repressi per l’idea Patria. Finalmente arrivano esploratori. La seconda compagnia è trovata bisogna raggiungerla. S’è unita agli alpini. S’è espugnata Dosso Casina. Si ritrova subito entusiasmo e buon umore. Avanti perdio! Si cammina nel crepuscolo. Notte. Si scende un sentiero senza parlare per 2 ore credo. Verso le 8 girato Dosso Remit si trovano gli alpini di sentinella sdraiati con già nelle mani materiale abbandonato dagli Austriaci. Entusiasmo. Incontriamo sempre Alpini. Arriviamo a Dosso Casina. Attraversiamo reticolati sfondati, trincee superate. Gioia. Saliamo sul monte. Freddo Fame. Gli alpini montano la sentinella. Marciamo dalle 2. Mangio pane e acqua e cominciamo a costruire trincee per la notte. Facciamo catena per pietre. Porto sacchi di sabbia. La trincea guarda la vallata. Costruisco un buco contro le granate per me e Marinetti. All’alba ci bombarderanno. È l’una di notte. Non posso dormire. Non dormo da sei giorni. Fa freddo il terreno è sassoso. Ho fame. Penso a un bicchiere di vino come a un sogno. Tremendo!

All’alba mi sveglio tra i primi. Cannonata. Sveglio Marinetti. Vado alle trincee sveglio. Il tenente viene a vedere cosa c’è. È ancora notte. Un Alpino dice tra poco ci bombardano. Sono le 6 del 25 ottobre

25 ottobre

Monto di sentinella con un alpino. Sono felice. Giù dalla valle nessuno. Giorno chiaro. Una ventina di austriaci si muovono nella strada in fondo alla valle. Ci leviamo dalle trincee e passiamo al di là del Dosso per fare dei trinceramenti contro le granate. Cominciano subito prima rade poi fitte. Tempestano il cocuzzolo. Le scheggie di roccia ci piovono addosso. Ridiamo. La fatica per costruirci con enormi sassi dei ripari contro le granate il vento il freddo è spossante.

Non si mangia che poco pane e poca carne in conserva. Avanti il lavoro prosegue tra spari violentissimi. Ad ogni sibilo si corre dietro un sasso con la testa a terra. Siamo sporchi laceri sfiniti. Non ci laviamo il viso e le mani da 5 o 6 giorni. Avanti! La notte è terribile ventosa. I piedi gelati non lasciano dormire. Sironi verso mezzanotte viene da me e stretti con le gambe intrecciate cerchiamo di dormire. Niente. Viene il tenente. Non può dormire dal freddo…

26 ottobre

Sveglia. Buon umore. La luce porta gioia. La notte mette terrore per il freddo e l’insonnia. Mi bruciano le mani scorticate. Venti di noi sono scelti a guardia. Ieri sono venuti a trovarmi due alpini… Ciucci di Senigallia letterato che mi ha conosciuto a Roma ma che io non ricordavo. Tommasini di Riva di Trento pittore. Vissuto a Roma insieme. Abbiamo avuto zucchero e caffè in grani da masticare e una scatola di tonno… felicità. Oggi gli alpini fanno la strada per i cannoni. Anche i nostri lavorano, cioè io lavoro. Viene Ciucci si sta a riposo facendo la guardia attendendo la notte. La strada serve ai cannoni. Arriveranno dopodomani. Venerdì c’è avanzata. Penso a Riva. Avrò la gioia di esserne uno degli assalitori? Avanti! Viene la sera. Non abbiamo mangiato quasi niente. Gli ufficiali ci conducono ai piccoli posti della notte. Perdono la strada. Vanno dal Capitano degli Alpini a chiedere indicazioni. Si va avanti. Siamo scelti in 5 per la sentinella, 15 per fare una piccola trincea. Marinetti capoposto. Vegliamo tutta la notte io e Marinetti. Si trema di freddo. Abbiamo con noi un Alpino, Celezia, Funi e due volontari. Passano le ispezioni. Viene un sergente Alpino. Chi va là? Alpini! Eravamo senza istruzioni. Il sergente ci dice: Ragazzi, non verrà su nessuno, ma se vengono da questa parte. Occhi e orecchie aperti bene. Io domando: E se sono in molti? Mi risponde: Prima guardate, se potete resistere resistete e sparate subito, se non potete resistere vi ritirate qui dietro e avvertite.

Si respira! Finalmente ordini precisi…

Si sveglia. Battaglia davanti a noi. La vetta del Biaene spara in Val d’Adige. Fucileria nostra. A mezza costa del Biaene si spara. Meraviglioso. Le vallate rimbombano. Alle nostre spalle gli Alpini lavorano nel buio per finire la strada. Sotto di noi si sentono i badili degli Austriaci. Si fortificano nelle trincee di Malga Zures. Si sentono passare carriaggi austriaci. Si sente la loro ferrovia che porta forse rinforzi (Mori?). Allarme. Celezia fischia ci chiama. Corriamo. Si sente camminare… È vero ma non credo siano nemici. Ascoltiamo fermi senza respirare. Marinetti sente io sento nulla. Vedo un lampo lontano faccio a tempo a dire: Marinetti sparano. Infatti poco dopo uno shrapnel ci scoppia a 100 metri anche meno. Ci gettiamo a terra. Crediamo un segnale. Corro a svegliare Funi, l’Alpino e gli altri due. Li dispongo a un metro o due l’uno dall’altro a terra. Attendiamo. Si sente sempre muovere. La montagna inganna. Silenzio. Tutti tornano a dormire. Vegliamo sempre Marinetti ed io. La battaglia continua in Val d’Adige. Si assopisce. Si riaccende. Mitragliatrici fucileria. Siamo stanchi. Verso le sette del mattino dopo 12 ore di veglia e di freddo ce ne andiamo. Attendiamo le 8 dove abbiamo passato il giorno precedente.

27 ottobre

Non abbiamo nulla da mangiare. Vediamo il Capitano Barucchi. Ci fa alcune osservazioni un po’ irritato. Siamo lì perché gli ufficiali ci hanno detto di restar lì. Non sembra contento e se ne va brontolando.

Viene ordine di andare in corvè d’acqua. Malcontento generale. Cap. Monticelli di pessimo umore. Sottotenente Marelli intontito. Andiamo in una vallatella dove sono le cucine. Il terreno è sconvolto dai 149 dell`Altissimo. Frammenti di granate dappertutto. Evito la corvè, sono esausto.

Domando una coperta al Cap. Monticelli. Non può darmela, me ne offre una sua. Andrò a prenderla al Blockhause.

Torniamo all’accampamento. Piove a dirotto. Freddo e fame. Viene Ciucci. Il Cap. Barucchi ci vuoi conoscere. Viene nella nostra capanna. Cordialità, ci solleviamo lo spirito. Manda a prendere una bottiglia di vino… Ristoro. Ciucci porta formaggio, cioccolata… che fame.

Bombardamento irregolare ma continuo. Creino? Biaene? Brioni? Rocchetta? Viene notte. Mi metto a dormire in una tinozza d’acqua senza esagerazioni. Tremo di freddo. Umidità. All’una di notte ci svegliamo. Si parte. Si torna. Me ne duole. Preferivo una coperta e rancio e rimanere. Terribile e stupido. Si parte. Si perde la strada. Nella notte incontriamo gli Alpini che ci sostituiscono.

Barucchi ci saluta affettuosamente.

Tristezza. Si cammina. Si perde la strada.

Si ritrova. Redecol. Si scende a Malcesine alle 6 di sera.

Sonno! Letto! Mangiare!


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