Magazine Poesie

Umberto piersanti ospite d'onore sulla rubrica di poesia

Da Lindapinta

a cura di Ninnj Di Stefano Busà

Umberto Piersanti inizia in poesia con La breve stagione nel 1967 all'età di ventisei anni. Da allora si dedica con impegno alla letteratura pubblicando, oltre a diverse raccolte poetiche, testi di saggistica e anche di narrativa.

È presente in diverse antologie italiane e straniere tra le più prestigiose. Il suo nome è legato a premi di grande rilevanza come:

  • il primo Città di Pisa
  • il premio Camaiore
  • il premio Penne
  • il premio Caput Gauri,
  • il premio Insula Romana e ancora  il Mastronardi, il Piccoli, il Frascati, tutti di prima grandezza.

Nell'edizione del 2005 fu candidato al Premio Nobel per la Letteratura.
E' dello stesso anno la collaborazione con la Naftasia Editore di Pesaro.
Attualmente è il direttore della rivista di letteratura contemporanea e creatività Pelagos.

Incontro
il crepuscolo lungo
che si spegne,
dall'erbe e dalle macchie
fitte più di formiche
in processione
le rane nella strada
e contro i vetri,
sul cofano aggrappate
con rauchi gridi
ma non c'era un torrente
tutt'intorno,
neanche un fosso
il più scavato e perso,
non era quel cammino
così assurdo e irreale
e senza meta?
ma tacevano i lunghi
campi e freddi,
ottobre li bagnava
con la sua brina,
solo un grillo tenace
nel trifoglio
lo stanco canto
oppone
al primo gelo
chi non sa dove andare
meglio cammina,
nel buio che s'annuncia
conviene perdersi,
i sentieri tra i campi
sono infiniti,
la fonte sta dovunque
o in nessun luogo

scendono per i greppi
le rane a balzi,
forse non hanno meta
forse è smarrita,
tu le guardi,
pensi
quant'è dolce
perdere la strada

____________________Maggio 2013

Rivedendo le lucciole
no, non una lucciola
errava appo la siepe
ma a migliaia
giù per i fossi
e l'erbe folte
delle Cesane buie
e senza luna
da grandissime stelle
rischiarate e mute,
solo un qualche fruscio
tra i ceppi alti
e i grilli così lontani
dentro l'erba spagna
del declivo fondo,
e quel silenzio scuro
così pacato, da fitte luci
solcato e rischiarato
alle tenebre certo non rimanda,
l'Aperto che ti cerchia
è sconfinato,
tenero sì, ma l'Assoluto
sempre il passo rallenta
il sangue un poco gela


noi scendevamo un giorno
sulle mura,
avvampa la bottiglia
di fitte luci
raccolte dentro l'aria
con le mani,
ma tremi se le metti
nel lungo vetro,
chiedi che s'apra il varco
quasi ogni istante,
la scia luminosa che si disperde
tra rovi e muri
e tutti li rischiara,
dentro il sangue s'accende
e ti consola


ma c'è un compagno
dal volto affilato,
lui quelle luci
dentro il pugno serra
e acceca,
l'aria si fa vuota
e tutta nera


____________________Luglio\Agosto 2013 


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