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Un anno di Web che vince la censura

Da Pamelaferrara @PamelaFerrara

internet-censuraIl 2010 è stato (anche) l’anno di Internet.
I navigatori sono aumentati e con loro la fame di informazione: i governi non sono più in grado di controllare tutto ciò che circola sul Web, i blocchi vengono superati, le verità diffuse.

Gli Stati Uniti sono scesi in campo in difesa di Google minacciato dalla Cina, dove sono state prese di mira le caselle di posta Gmail di alcuni dissidenti: il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha dichiarato: “In un mondo interconnesso, un attacco alla Rete di una nazione è un attacco contro tutti noi”, promettendo serie conseguenze a chi minaccia la libertà di espressione sul Web.

Arabia Saudita, Emirati Arabi, Libano, India e Indonesia hanno tentato di mettere sotto controllo la rete Blackberry ma hanno fallito perché i messaggi scambiati transitano su server blindati in Canada. Nemmeno l’Iran è riuscita a censurare la Rete: per divulgare una notizia è sufficiente un semplice sms, Twitter si è rivelato particolarmente efficace nel diffondere le grida di aiuto.

Google ha minacciato la Cina di abbandonare il Paese: prima di raggiungere un accordo ha dimostrato come, attraverso un dirottamento sui server di Hong Kong, fosse in grado di rendere tutti i contenuti sensibili accessibili agli utenti.

L’anno si chiude col caso Wikileaks, che attraverso la Rete diffonde cablogrammi e documenti riservati, e con Mark Zuckerberg eletto dal Times uomo dell’anno.
In una fotografia il papà di Facebook, in felpa e jeans, passeggia in un palazzo di Pechino accanto all’amministratore delegato di Baidu, il più grande motore di ricerca della Cina.

Non ci resta che attendere le novità del 2011 e augurare un buon anno a tutti, rigorosamente privo di censure.


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