Quando muore una persona famosa si rischia sempre di sprecare lacrime di coccodrillo e di esagerare con l’esaltazione postuma (sì, da morti siamo tutti più bravi, belli e amati).
Di solito evito gli articoli commemorativi, anche se mi spiace non averne dedicato uno al recentemente scomparso John Christopher, tuttavia per Lucio Dalla, morto oggi d’infarto, faccio un’eccezione.
Non ero un suo fan (pur apprezzandolo), ma ne riconosco l’estro artistico e il coraggio, dote rara in un paese di ipocriti e di benpensanti.
Quando penso a Dalla penso a Borotalco, splendido film di Carlo Verdone, di cui Lucio curò la parte musicale insieme agli Stadio.
Tra l’altro l’intera trama si basa su un inside joke tanto semplice quanto geniale, ossia l’ostentata ma fasulla amicizia tra Sergio Benvenuti (Verdone) e Dalla stesso. Tutto per far colpo su una ragazza. Beh, che altro ci spingerebbe a inventarci storie del genere se non una cotta?
Film agrodolce, Borotalco, uno dei migliori verdoniani, forse il più maturo ed equilibrato, col solito cast di splendidi comprimari che lo portano allo status di quasi perfezione.
Manuel Fantoni – interpretato da un Angelo Infanti gigione e strepitoso – è un cazzaro memorabile, in un certo senso patrono di tutti coloro che si inventano storie per vivere. Anzi, per vivere meglio. In questa categoria mi sento coinvolto in prima persona, forse anche per questo adoro Borotalco.
Magari anche Lucio si è imbarcato su quel cargo battente bandiera liberiana, o quantomeno mi fa sorridere pensarlo.