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Un cattivo psicologo

Creato il 28 maggio 2012 da Tizianogb
Un cattivo psicologoIl tipo che vedete qua a fianco è Samuel Bernstein, il cattivo del mio romanzo "The Angels Chronicles". L'ispirazione per questo personaggio mi è venuta un giorno mentre ascoltavo la settima di Beethoven, la mia preferita, e di rimando mi immaginavo uno di quei direttori d'orchestra d'un tempo, Von Karajan o Bernstein, per l'appunto, con le loro facce da duro e quegli occhi spietati, dentro cui ardeva il fuoco sacro della musica. I direttori d'orchestra, sapete, hanno quel non so che di autoritario e spietato che mi mette una certa ansia.Quindi, per quanto riguarda l'aspetto esteriore, quando mi sono immaginato Samuel Bernstein ho pensato per l'appunto ad uno di loro. Poi ho immaginato che sarebbe stato divertente fargli fare lo psicologo, dato che tutti siamo abituati a pensare agli psicologi come a delle persone che cercano di fare del bene al prossimo - e a parte quelli che al prossimo cercano solamente di alleggerire il portafogli, approfittando delle debolezze che dovrebbero invece curare, nella maggior parte dei casi è proprio così.
Samuel, al contrario, è un bastardo spietato, un vero figlio di puttana. Il brano che segue è tratto dal quinto capitolo del libro, quello dove introduco il suo personaggio. Bernstein è nel suo studio, in seduta con una paziente. Il P.O.V. della narrazione è quello di Samuel.    

"The Angels Chronicles"   incipit del capitolo 5     


Il metallo le tempestava il viso in tante piccole schegge luccicanti. La troia ne era piena come un dannato puntaspilli. Quel suo faccino smunto e gli occhi nevrotici, da topo in trappola. Un vero spasso. L’idea del piercing era venuta a Samuel così, d’istinto. Il primo giorno che si erano incontrati, lei non aveva neppure avuto il coraggio di chiedergli quanto fosse la parcella. Samuel l’aveva osservata rigirarsi sulla sedia del cliente come su un cespuglio di  rovi, mentre pensava probabilmente al modo migliore per dirgli quale fosse il suo problema. Il perché fosse si fosse rivolta a lui. Questa è la migliore carne da macello che mi sia mai capitata tra le mani, aveva pensato guardandola. Qualche buco in più sulla faccia le avrebbero dato quel tocco di pazzia esteticamente valida.  Quattro sedute dopo si era decomposta nel suo caldo abbraccio, abbandonandosi a lui in maniera totale: gli aveva confidato le sue paure ed i suoi sogni e glie li aveva dati in consegna come bambini.  Padre violento e madre ubriacona. Un classico. Quando Adrianne aveva compiuto quattordici anni, il giorno stesso del suo compleanno, quel bastardo del padre aveva  cercato di capire quanto a fondo la canna del suo Remington potesse entrargli in bocca. Era arrivato circa a dieci centimetri e poi aveva premuto il grilletto. Sangue dappertutto e il cesso colorato di rosso come a natale.Era stata Adrianne, la prima a vederlo. La madre era morta cinque anni dopo di cirrosi epatica.Ora Adrianne sbarcava il lunario girando film porno sado-maso: lividi sul culo e bruciature di sigarette. Davvero grazioso... 

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