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Un folle mix di generi e stili: il Black Dossier della Lega degli Straordinari Gentlemen, di Alan Moore e Kevin O’Neill

Creato il 17 giugno 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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La fantasia e la contaminazione di generi, che aveva già messo in campo nei primi due volumi della Lega degli Straordinari Gentlemen con il prezioso aiuto grafico di Kevin O’Neill, esplodono in tutta la sua forza con il Black Dossier, terza incursione del Bardo di Northampton nel progetto.
leagueofextraordinarygentlemen-blackdossier-cover-knockaboutleagueofextraordinarygentlemen-blackdossier-cover-knockaboutL’assoluta particolarità del libro in questione è tale da non farlo nemmeno considerare il terzo volume (titolo che spetterà ufficialmente al successivo “libro in 3 atti”, Century), quanto piuttosto una sorta di speciale fuori serie. Vediamo per quali motivi.

In primo luogo il Black Dossier non è strettamente considerabile un libro a fumetti. C’è una cornice impostata in tavole di fumetto, dove i noti Mina Murray e Allan Quatermain (qui spacciato come figlio dell’esploratore che abbiamo visto agire nel 1898, quanto invece si tratta della stessa persona ringiovanita grazie a una magica fonte) trafugano dalla vecchia sede del loro gruppo un libro, il Black Dossier appunto, nel quale dovrebbero essere contenute molte informazioni cruciali sulla storia della Lega, che affonda le sue misteriose radici ben prima degli eventi di fine ‘800. Inseguiti dal governo britannico, per il quale hanno ormai smesso di lavorare, i due protagonisti sfogliano avidamente il libello, e i lettori leggono insieme ai personaggi quanto vi è contenuto. Il fumetto lascia allora il posto a normali testi in prosa, spesso arricchiti da annotazioni “a mano” segnate da chi custodiva il faldone, e che costituiscono documenti molto interessanti su passate formazioni di persone fuori dal comune che sono state ingaggiate dalla Gran Bretagna per i compiti più disparati e riservati. Non basta: a queste pagine in prosa si alternano strisce a fumetti che richiamano le classiche Sunday pages, oppure troviamo tavole impostate con lo stile del fumetto anni ’30, con tanto di didascalie sotto ogni vignetta. Addirittura il primo capitolo di una presunta commedia perduta di William Shakespeare, per il quale Alan Moore s’impegna nel ricreare uno stile narrativo simile a quello del celebre drammaturgo inglese. Pagine del diario di Campion Bond (che aveva arruolato Mina Murray e gli altri personaggi nel primo volume del ciclo) e racconti dal sapore lovecraftiano si danno il cambio per ricreare la sensazione di star davvero sfogliando un libro che raccolga varie testimonianze di diversa natura e provenienza, tutte orientate però a fornire documentazione utile sulla Lega.

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Secondo motivo per cui può risultare difficile incastrare il Black Dossier all’interno della consecutio narrativa della serie è da addebitare ai salti temporali, motivo strettamente connesso alla struttura del libro appena descritta. Ogni documento parla di un’epoca diversa, focalizzandosi su decenni e addirittura secoli diversi. La cornice si svolge nel 1958, ma i periodi storici analizzati spaziano veramente verso le più disparate destinazioni temporali, fornendo da una parte un puzzle galvanizzante per chi si è fatto ammaliare dalla rete di riferimenti che Alan Moore ha creato, ma rendendo difficilmente inquadrabile questo tomo nel più ampio disegno dell’intera serie.

Il Black Dossier può anche risultare difficilmente fruibile al lettore, considerando la sua natura ibrida. L’autore spinge come non mai sulla compenetrazione di forme narrative, e così quei testi che si trovavano in coda ai capitoli di Watchmen o dei primi due volumi della Lega,

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s’intrecciano con le tavole a fumetti a più riprese, non limitandosi a stare a bordo campo ma entrando direttamente nelle pieghe del racconto. Alla luce di questa operazione si può vedere l’Almanacco del viaggiatore, testo in prosa pubblicato in appendice al secondo volume della Lega degli Straordinari Gentlemen,  come un’anteprima di quanto Moore intendeva fare con la sua opera. Come nell’Almanacco, anche nei testi scritti qui presenti sono raccontati episodi fondamentali per comprendere l’intera saga, ma una maggiore ispirazione e fluidità di scrittura rendono questi documenti più scorrevoli e digeribili di quell’appendice.
Non più solo di avventura e citazioni “spot” si tratta, ma di un vero e proprio universo narrativo alternativo al nostro, dove non solo i personaggi della letteratura esistono davvero, ma dove la Seconda Guerra Mondiale è stata vinta dalla Germania. L’autore inglese torna quindi sul tema della realtà parallela, dopo aver già usato questa intrigante idea in Watchmen, ma stavolta si concede più spazio per approfondire le caratteristiche di questa dimensione alternativa.

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Una dimensione dove magiche fonti possono rendere immortali, o dove i miti del lontano passato sono ben più reali e attuali di quanto s’immagina. Una storia che ormai non è più solo la divertente visione di un mal assortito gruppo di supereroi ante litteram che combatte contro strane minacce per difendere l’Inghilterra, ma è un affascinante e surreale affresco che mixa esoterismo, sovrannaturale e gusto per la narrazione fantastica, in un gioco al rilancio che punta sempre più in alto, quasi a sfidare la sospensione dell’incredulità del lettore.

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L’esplosivo finale è una chiosa perfetta per questo lavoro di Alan Moore: la storia torna a essere a fumetti, ma realizzata in 3D, leggibile tramite appositi occhialetti allegati al volume. Tale espediente, lontano dall’essere una mera trovata commerciale, permette a Moore ma soprattutto a Kevin O’Neill di trasmettere al lettore la sensazione che dà il luogo dove Mina e Allan approdano alla fine della loro missione, restituendo quell’atmosfera assolutamente folle che lo sceneggiatore aveva in mente, una realtà priva di coordinate precise e senza niente di riconducibile al già visto: il Mondo Fiammeggiante, un piano di realtà decisamente diverso da quello a cui siamo abituati e che può essere assimilabile all’iperuranio. In esso ritroviamo molto di quanto abbiamo visto durante la lettura del Black Dossier, compresi alcuni personaggi come Prospero e Orlando (il quale avrà un ruolo importante in Century). Alan Moore ribalta quindi la prospettiva, e se inizialmente la Lega guidata dalla Murray era al soldo del governo britannico, ora serve qualcosa di più alto e incomprensibile, un consesso ultraterreno che ha molto di mistico e poco di terreno.

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Il Black Dossier segna una sostanziale cesura con quanto visto in precedenza nella serie: non rinnega certo gli eventi ambientati nel 1898, ma li pone sotto una nuova luce, mostrando una realtà dei fatti molto più ampia e immaginifica. Si scorge anche una certa malinconia di fondo, provata dai due protagonisti, due esseri umani che a causa degli eventi sono diventati qualcosa di “altro da” e, pur apprezzando il nuovo livello di conoscenza al quale sono approdati, non sono ancora in grado di sentirsene parte, senza però riuscire più nemmeno ad appartenere al normale consesso civile. Tale sensazione viene maggiormente sviscerata in Century, ma trova le sue basi proprio qui, così come qui si trovano molte informazioni utili per comprendere meglio gli eventi di Century.
Del resto, quando i protagonisti di una storia sono personaggi in grado di vivere per secoli e capaci di visitare mondi appartenenti a diversi piani di esistenza, tutto è collegato in modi imprevedibili e il lettore deve rimanere bene attento per non perdersi nessun pezzo del giocattolone di Moore. Ma, se ci riesce, la fatica viene ricompensata, e si esce dall’analisi del Black Dossier con la sensazione di aver appena compiuto un viaggio allucinante senza essersi allontanati da casa propria.

Abbiamo parlato di:
La Lega degli Straordinari Gentlemen – Black Dossier
Alan Moore, Kevin O’Neill
Traduzione di Michele Foschini
BAO Publishing, ottobre 2013
200 pagine, cartonato, colori – € 21,00
ISBN: 978-88-6543-179-5


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