Magazine Diario personale

un fulmine a ciel sereno

Da Francesca_82
Ieri torno dal lavoro, apro l'email personale che devo dire leggo solo ogni tre giorni e quasi mi viene un colpo.
Il mondo mi è letteralmente caduto addosso.
Cerco il mio socio e gli chiedo: "perché?E i bambini? "
Ma lui, che è arrivato il 7 dal Belgio, dopo aver passato 20 giorni con sua famiglia durante le vacanze di Natale, ne sa quanto me.
La nostra Scuola non c'è più.
Ha chiuso.
Tutto spento, sbarrato.
Se acabó.
La decisione? Presa il 3 gennaio durante un'assemblea a cui non ero andata, perché ero a lavorare, ma un'assemblea che dai toni della convocazione non era a carattere urgente, anzi non aveva nessun carattere, considerando poi che in mezzo alle feste, pochi avrebbero potuto partecipare. Quella che era diventata una riunione-merenda per parlare di più e del meno, fare due conti e l'inventario del materiale è diventata una guerra.
E i tre che sono andati, hanno deciso.
No, non è stato un colpo di stato, peggio.
L'email diceva semplicemente che G. madre che 5 anni fa aveva creato per prima il progetto, dopo aver constatato problemi insormontabili di gestione e accordi, essendo lei la titolare dello spazio e dell'affitto a canone zero, riteneva giusto prendere e chiudere e fare della villetta in campagna la sua seconda casa o una pizzeria o quello che le salía del coño.
Ha cambiato tutte le serrature dei cancelli e della porta.
C'erano ruggini e sassolini da togliere e si vede che l'assenza di molti di noi ha permesso all'energia negativa di fluire e distruggere tutto.
Ora: che fare?
Il mio socio è veramente nei casini, mentre io ho il cuscinetto fino a giugno, tra asilo e nonna. Aspetto un attimo quindi a spaccarmi la testa sul futuro.
Il mio socio invece ora è costretto a portarsi il figlio di sei anni al campo con sto freddo che alle 7 del mattino ci sono 5 gradi (che poi diventano 20, ma vabbé), piantato in asso letteralmente in mezzo alla strada e con la moglie che lavora in un negozio, tra i due se ne può far carico solo lui.
E tutti gli altri?
Ho provato a chiedere a lui, ho mandato dei messaggi, ma da quel che ho capito ogni madre sta serenamente a casa propria perché alla fine erano casalinghe, e quindi non hanno l'urgenza di piazzare il figlio da qualche parte, non lo iscrivono a scuola in fretta e furia e si danno un'occhiata intorno perché mica siamo (eravamo) l'unica scuola libertaria.
Questo atteggiamento quindi mi ha fatto capire che solo due o tre eravamo profondamente motivati in questo unico progetto, non solo perché ce l'ho ad un km da casa, ma perché ci abbiamo lavorato tanto, per anni. Ovviamente loro non hanno nessun interesse di lavorare su questo progetto e saranno disposte a farsi 30 km per andare dall'altro lato della provincia ogni giorno per portare i figli altrove.
No, con G non ci ho parlato, non ancora, non ho voglia, pur essendo amica, ora mi chiedo perché non me ne aveva parlato lei.
Sono veramente demotivata.
Raul ancora non lo sa e questo mi porterà inevitabilmente a dover discutere con lui.
Come vi dicevo in quest'altro post esattamente un mese fa, Raul che già vedeva il progetto andare alla deriva sempre di più, sempre di più, per le troppe teste pensanti e una totale mancanza di definizione e coordinazione, dopo avermi detto un "te l'avevo detto" mi ribadirà che non c'è bisogno di uno spazio definito per crescere in modo libertario; mi dirà che Marc potrà benissimo andare a scuola e poi ce la vedremo noi.
Purtroppo non sono nella condizione di non andare a lavorare per fare homeschooling e poi devo pure dire che io non ho mai votato a favore dell'homeschooling tu ed io, io e tu, ma il mio sogno era quello di uno spazio autogestito con tanti bambini, con o senza di me là presente.
Non è la stessa cosa.
Ora ci rimane una unica risorsa, una ultima speranza e richiederà uno sforzo non da poco.
Come sapete alla Escoleta non erano ammessi i bimbi soli sotto i tre anni e blablabla, l'ho spiegato spesso il come e perché non si volesse avere una sezione "nido" all'interno. Ma io per prima e poi a seguire altre amiche con figli nati tutti tra marzo e settembre 2011 non ci siamo mai rassegnate alla creazione di uno spazio alternativo. Alla fine però ognuna si organizzava come credeva: tra quella che non lavorava, quella che aveva la nonna, io che alla Escoleta andavo qualche pomeriggio e il venerdì mattina,  non ne abbiamo mai parlato seriamente, più che altro aspettando fiduciose che i nostri bimbi compissero uno dopo l'altro i tre anni per poterli iscrivere tutti insieme, a settembre.
Aspettiamo però che si diffonda la voce, che la escoleta non c'è più.
E come organizzarci? Non abbiamo più lo spazio.
E l'educatrice? Oddio, mi viene da star male solo all'idea di rileggere 300 curriculum (eh già! Ne ricevevamo sempre da ogni parte di Spagna!)
E il costo? Già vedo la battaglia al ribasso.
E i materiali? Gesù, non inizieremo mai.
Non ho idea di chi abbia i materiali. Se se li sono spartiti, sono rimasti nella scuola o ci hanno fatto un falò.
Tavoli di legno nuovi di zecca, a forma di U.. librerie, mensole...libri, mappamondo....le altalene, gli scivoli....
Non ci voglio nemmeno pensare.
E`finito tutto.....
 

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