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Un Geologo sui Pirenei

Creato il 11 febbraio 2013 da Fugadeitalenti

Personalmente credo che un qualsiasi giovane capace, brillante e preparato dovrebbe fare di tutto per andare via il prima possibile dall’Italia. Andare fuori, dove troverà certamente più equità, giustizia e considerazione. E dove, molto facilmente, si realizzerà meglio“.

E’ un durissimo j’accuse quello che Vincenzo Spina, 37enne geologo strutturale, lancia da Pau, città dei Pirenei francesi: un atto d’accusa di chi in Italia è tornato, a un certo punto della sua carriera. Vivendo però con il desiderio di varcare nuovamente il confine – al più presto.

Vincenzo intraprende la carriera di studente in Scienze Geologiche, laureandosi -”con molto sacrificio“, precisa lui- a soli 24 anni. Fin dall’università cerca di navigare controcorrente, allargando la sua rete di contatti anche fuori dall’ateneo. “Ho sempre preferito essere un pesce di mare, che non un pesce -grosso- d’acquario“, sintetizza lui.

Con altri sacrifici avvia e consegue un dottorato di ricerca, scontrandosi nuovamente con la chiusura strutturale dell’università italiana, “dove un giovane deve essere soldato e forza lavoro, piuttosto che un ricercatore“. Ad aprirgli definitivamente gli occhi contribuiscono alcuni soggiorni all’estero, in diversi istituti di ricerca: lì capisce che, per come sono strutturate le cose in Italia, le sue chances di proseguire in ateneo sarebbero state di fatto insesistenti.

Vincenzo si prepara così a fare le valigie per il Canada: a sorpresa, quando ormai tutto è pronto per la partenza, riceve due offerte di lavoro dalla Gran Bretagna. Sceglie una delle due, e varca la Manica, per iniziare il suo lavoro come geologo strutturale presso una società privata: in UK trova “un sistema diverso, più aperto, informale e meritocratico“. La moglie lo segue, trovando lavoro lei stessa dopo sole due settimane.

Al termine di un biennio di lavoro Vincenzo cambia società, passando alle dipendenze di una multinazionale francese: a sorpresa, gli viene chiesto di tornare a lavorare in Italia. “Un disastro!“, ricorda ancora Vincenzo, che a Roma non si adatterà mai, abituato com’è a uno stile di vita completamente differente. In Italia resiste solo tre anni: poi, dopo grandi pressioni, ottiene il trasferimento a Pau, nei Pirenei francesi. Dove si trova bene, coordina un gruppo di lavoro, e -tiene a precisare- “non ho alcuna intenzione di tornare in Italia“.

Ospite della puntata è Pierfederico De Pari, segretario del Consiglio Nazionale dei Geologi: con lui affrontiamo le enormi contraddizioni di un Paese distrutto dall’abusivismo edilizio, a continuo rischio idrogeologico, che considera i suoi giovani e qualificati geologi come un “lusso” da “regalare” a Paesi stranieri. Di chi è la colpa di questa situazione così assurda?

Nella rubrica Expats andiamo in Alto Adige, alla scoperta di un’associazione che riunisce gli espatriati sudtirolesi. Scoprendo come anche i giovani altoatesini facciano -sempre più numerosi- le valigie, per lasciare la Penisola. Parliamo di Suedstern: ci spiega tutto il presidente dell’associazione Armin Hilpold.

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La discussione di febbraio: I partiti stanno prendendo seriamente in considerazione il problema della fuga dei talenti in questa campagna elettorale? O di come rendere l’Italia un Paese attrattivo per il capitale umano qualificato? Scriveteci una proposta concreta, da lanciare nel dibattito in vista delle elezioni!

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Alla prossima puntata: sabato 16 febbraio, dalle 13.30 alle 14 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!


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