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Un giovane Cavaliere umbro del meditazionismo: Riccardo M. Gradassi

Creato il 18 aprile 2015 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

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Con orgoglio e malcelata soddisfazione notiamo la citazione di Goodmorningumbria. Per questo gradito, quanto inatteso, gesto di stima,  ringraziamo con affetto l’amico Riccardo Gradassi. Francesco la Rosa

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Riccardo Maria Gradassi
Riccardo Maria Gradassi

Intervista pubblicata oggi su www.ilgiornale.it a firma di Matteo Carnieletto

Riccardo Maria Gradassi, 37 anni, è uno dei più giovani talenti letterari ad aver ottenuto l’onoreficenza del cavalierato, volto a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione”. Abbiamo deciso di incontrarlo.

 

Lei è un poeta e uno scrittore. Da dove trae ispirazione per i suoi componimenti?

La poesia e la narrativa (o prosa) hanno enormi differenze. La poesia non ha molte regole perché è dettata dall’istinto. Non necessariamente occorre seguire licenze poetiche o figure retoriche. Con la poesia chiunque può liberare le ali nel cielo, ascoltando il proprio istinto. La narrativa deve invece seguire regole della lingua italiana e sulla base di queste può essere creata a propria immagine e somiglianza, anche se non sarà mai dettata totalmente dall’istinto. Quando scrivo testi di narrativa, riconducibili a vite vissute, reali o dettate da circostanze occasionalmente fantasiose, mi accorgo della difficoltà a creare connubio tra espressioni personali e regole di linguaggio. Pur scrivendo dei romanzi mi considero un poeta perché amo la libertà nella scrittura. I componimenti poetici trovano ispirazione da varie vicende vitali, spesso dolorose, oppure dalla gioia di vivere nella natura (in un contesto anche georgico), senza mai dimenticare la società nella quale vivo, ove è facile scoprire il bello ed il non bello dell’esistenza. Scrivere poesia non vuol dire pensare necessariamente al passato. Scrivere in versi vuol dire aprire le porte al proprio istinto. Un istinto che però il mondo che ci circonda sembra non accettare.

È stato l’ideatore del “Meditazionismo letterario”. Cosa indica con questa espressione?

Mi permetta di leggere i primi quattro versi della poesia “Medito” che ho pubblicato diversi anni or sono: “Medito il tuo sguardo fanciullo / che si perde tra le siepi della vita / tra il semplice e verde albero brullo, / tra i pensieri che tracci con la matita”. Scrissi questa poesia dopo aver passeggiato tempo fa tra alcuni campi che costeggiano le rinomate Fonti del Clitunno site a Campello Sul Clitunno (PG), paese nel quale sono vissuto per 18 anni prima di venire a vivere a Castel Ritaldi (PG). Durante questa scampagnata un bambino di 5 o 6 anni mi attraversò bruscamente la strada con la bicicletta, scusandosi. Andava di fretta in quanto oltre che guidare le due ruote, portava in mano un quadernino in pessimo stato ed alcuni colori a pastello che cercava di non perdere di mano. Proseguendo il mio percorso, dopo qualche minuto, incontrai nuovamente il bimbo, seduto tra gli alberi poco fuori il recito del Parco delle Fonti del Clitunno a disegnare con i colori pastello ciò che vedeva, con “lo sguardo del fanciullo”. Mi sedetti accanto a lui per comprendere dal disegno le emozioni che provava standosene per conto suo in mezzo alla natura. Chiedendo lumi sul bozzetto, a parte una iniziale risposta birichina e sicuramente giusta “ma tu chi sei” …, nel suo linguaggio fanciullesco mi spiegava la visione della natura, molto attenta e spesso fantasiosa, ma anche di particolare ingegno. Da qui ho deciso di elaborare un metodo letterario basandolo, un po’ alla Giovanni Pascoli, sullo sguardo del fanciullo con il fine di confrontarlo con quello dell’adulto, comprendendone i differenti aspetti e significati. Mentre il fanciullo non incontra e non incontrerà mai “interruzioni” alla sua meditazione, l’adulto troverà ostruzioni di vario genere e non potrà sfruttare al meglio tutte le virtù vitali. Siamo esseri umani e non siamo Padri Eterni , dobbiamo accontentarci di quello che vediamo e riusciamo a cogliere dietro la meditazione e lo studio. Ciò che non riusciamo a comprendere o vedere tramite la meditazione lo definisco “Mistero”. Se la devo dire tutta consideravo il mio metodo un “uovo di Colombo”. Ora lo considero un aiuto alla mia vita, alla mia esistenza quotidiana. E spero anche a quella di altri. Questo vuol indicare il Meditazionismo, una espressione di vita da meditare.

 

A proposito di letteratura. Lei, nei suoi tanti viaggi, è stato anche al torchio che ha dato alla stampe la prima edizione dei Promessi Sposi. Cosa pensa dell’uscita del premier, Matteo Renzi, sull’abolizione della lettura di questo romanzo a scuola?

Il celebre romanzo storico del Manzoni è parte integrante della cultura Italiana e quindi deve essere studiato nelle scuole italiane. È stata una mia scelta fare visita al Torchio che editò la prima stampa dei Promessi Sposi – macchinario sito a Foligno (PG) presso la Tipografia Sociale – invitando il fotografo a scattarmi una foto accanto allo stesso in quanto, pur non avendo mai criticato la maggior parte dei lavori che gli Esecutivi – tutti – hanno portato avanti durante i propri mandati e pur non occupandomi di politica (svolgo mansioni lavorative all’interno di una Società di Gestione del Credito e durante il tempo libero mi occupo di letteratura contemporanea), mi sembra eccessivo sentire un Premier, come quello attuale, dichiarare di voler “proporre” a suo ideale una “legge” per eliminare dalle scuole lo studio dei Promessi Sposi. A mio avviso ci sono leggi più importanti da porre all’attenzione del Legislatore, soprattutto in un momento storico nel quale risulta difficoltoso parlare di investimenti per la cultura e per la scuola. In questo preciso periodo storico occorre comprendere come la nostra Società potrà vivere in uno Stato che ha problemi a facilitare l’occupazione lavorativa, che ha problemi a trovare soluzioni idonee a contrastare un’inaccettabile mancanza di sicurezza perfino nella propria abitazione (colgo l’occasione per far presente che sono iscritto al gruppo del Controllo del Vicinato di Castel Ritaldi con il quale, unitamente all’ideatore Comandante M.llo Francesco Caccetta ed a tutti i partecipanti, si cerca di evitare reati dietro percezioni dei residenti … lascio ogni commento ai lettori considerando che il Comune umbro nel quale sono residente è composto di poche migliaia di anime). In definitiva viviamo in uno Stato che non trova difficoltà a quadruplicare le tasse sulle abitazioni principali ed addirittura sui terreni agricoli. Siamo arrivati ad un punto nel quale la crisi si potrà risollevare solamente dalla terra. Se si tassa anche la terra agricola vuol dire che siamo giunti al capolinea. La terra agricola è la prima fonte di vita e di cultura per l’essere umano. Poi viene tutto il resto.

Lei è stato insignito del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Anzi: è stato il più giovane Cavaliere insignito nel 2014. Perché Le è stata data questa onorificenza? E come si declina nel quotidiano?

Le Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana vengono conferite dal Presidente della Repubblica tramite Decreto Presidenziale (cosiddetto D.P.R.). Nel Giugno 2014 l’attuale Presidente Emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, per meriti cultural-letterari sottoscrisse il Decreto Presidenziale per attribuire l’Onorificenza anche a me. Ringraziandolo di vero cuore. Il Cavalierato è il primo fra gli Ordini Nazionali ed è destinato a “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione”. Viene attribuito a seguito di idonee segnalazioni. In realtà l’iter del mio conferimento ebbe inizio dal precedente Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il quale, con missiva inviata tramite la Segreteria Generale della Presidenza della Repubblica Italiana, nell’anno 2003 definiva la poetica ed il Meditazionismo “testimonianza di un nobile sentire e di un animo attento all’innovazione in campo letterario”. Rammento che il Meditazionismo Letterario fu elaborato nel 1996 (avevo 19 anni) e fu apprezzato e reso pubblico da estimatori della Letteratura Contemporanea, uno per tutti il Prof. Alessandro Cesareo (Universitario e Direttore di uno dei due tomi della rivista Avanguardia di Roma). Per far conoscere tale metodo ricordo di aver impostato incontri sociali e culturali, nella maggior parte dei casi organizzati dal sottoscritto dietro anche presentazione di opere letterarie contemporanee. Andando per ordine alle domande postemi posso dichiarare di aver scoperto di essere il più giovane Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana (in ambito cultural-letterario) verso il termine dell’ anno 2014 tramite un articolo apparso nel sito Goodmorningumbria del Direttore Francesco La Rosa. Risulta difficile nascondere l’entusiasmo di tutte queste notizie, prima fra tutte l’aver ottenuto una così importante Onorificenza Presidenziale. Per tale Onorificenza mi è giunto il plauso dell’Unione Nazionale dei Cavalieri d’Italia (Unci) di Perugia per tramite del Presidente Regionale Comm. Elio Carletti. Alla domanda “come si declina nel quotidiano” l’importante Onorificenza ricevuta, comunico di continuare a fare la vita di tutti i giorni, legata anzitutto alla famiglia ed ai familiari, seguita dal lavoro e proseguendo con l’hobby della letteratura e delle passeggiate – talvolta escursionistiche – tra le stupende colline e montagne della mia verde regione. Talvolta divertendomi giocando al Fantacalcio con gli amici. Quindi cosa è mutato? Sostanzialmente nulla o quasi. Ultimamente ricevo continue congratulazioni dai residenti nella valle Spoletana in quanto la nomina Presidenziale non è passata inosservata alle testate giornalistiche locali – che ringrazio per avermi dato spazio – quali il Corriere dell’Umbria, Giornale dell’Umbria, Spoletonline, Tuttoggi.info, etc.

Partendo dai versi di “A Maria Rita”, si nota che la sua poesia affonda, come quella di Montale, nelle piccole cose, che nascondono però grandi significati. Come mai ha fatto questa scelta stilistica?

Maria Rita è stata la “musa ispiratrice” di alcune opere stilate quando ero ventenne. Da diversi anni è la mia consorte con la quale ho avuto un bellissimo, Josef Maria, ulteriore luce per i miei occhi (e non solo per i miei, anche per quelli della mamma e dei nonni!). La poesia dal titolo “A Maria Rita” la considero come una ode all’amore universale ed immortale che fa proseguire la vita. La considero una delle migliori opere poetiche del mio repertorio. Mettendo da parte ulteriori commenti personali sulla poesia da lei citata, in tutti i versi che ad oggi ho scritto sono presenti stili simili a quelli dei letterati Italiani decadenti ed ermetici, pur seguendo una mia solitaria ed istintiva modalità di poetare. Sicuramente atipica, spero piacevole e semplificata. E tramite questi versi cerco di far comprendere i miei istinti, partendo dalle piccole cose che circondano l’essere umano (natura e nostre gesta), provando a presentare al lettore i personali significati dell’esistenza. Una scelta dettata dall’inconscio e non attribuibile alla ragione.



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