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Un governo, subito!

Creato il 26 febbraio 2013 da Propostalavoro @propostalavoro

Un governo, subito!Alla fine, il peggio si è realizzato: senza un vincitore certo in queste elezioni, il Paese è ingovernabile e non ce lo possiamo proprio permettere. Visti i numeri, due sole alternative: una maggioranza nuova (PD-Movimento 5 Stelle o PD-PDL) o tornare al voto. In entrambi i casi, bisogna agire con rapidità e decisione, perchè i problemi da risolvere sono tanti e complicati.

Da dove iniziare? Bhè, c'è solo l'imbarazzo della scelta: nei soli primi 9 mesi del 2012, si sono avuti ben 640 mila licenziamenti, mentre alla fine dell'anno il tasso di disoccupazione volava all'11,1% (quella giovanile al 37,1%); la tanto decantata riforma Fornero sta provocando più danni che altro (l'avevamo detto) e l'unico passo avanti è stato verso una precarietà ancora più selvaggia (l'avevamo detto!); le aziende sono in piena emergenza e lottano per sopravvivere tra mercati in affanno, banche dal braccino corto e Stato che non paga, ma pretende; le poche misure decenti, varate dal Governo Monti per la ripresa economica, hanno un disperato bisogno di essere riprese in mano.

Aggiungiamo, anche, la necessità di una lotta serrata all'evasione fiscale (secondo il Rapporto della Corte dei Conti, nel 2012 sono sfuggiti al Fisco oltre 138 miliardi di euro) ed alla corruzione (nella classifica sulla corruzione, stilata da Transparency International, siamo al 72 posto su 174 Paesi considerati; mentre uno studio del 2012, sempre della Corte dei Conti, quantifica in 60 miliardi di euro annui il danno provocato dalle mazzette), perchè le poche iniziative prese dal governo dei tecnici sono, per usare un eufemismo, aria fritta e se vogliamo rimettere in piedi il Paese abbiamo bisogno di quella montagna di denaro che si nasconde, altro che condono tombale o restituzione imu.

E risolvere questi problemi, ovviamente, non basta, perchè per la ripresa servono progetti solidi e fattibili di industrializzazione (difendere l'autentico Made in Italy, fermare la delocalizzazione, favorire gli investimenti ed il rinnovamento tecnologico), sia nei settori vecchi (ad esempio: auto, senza il marchionnismo; turismo; acciaio, curando le ferite create dal caso Ilva) che nuovi (web e green economy) e se vogliamo costruire un futuro per noi e le generazioni a venire, bisogna rimettere in sesto la scuola pubblica – massacrata, in anni berlusconiani e montiani, da tagli selvaggi -, l'università e la ricerca.

La crisi non aspetta nessuno, ma continua a mietere vittime (lavoratori, imprese, nazioni) e se non ci diamo una mossa, sarà impossibile recuperarle. I partiti non perdano tempo: nuovo governo o nuovo voto, ma subito!

Danilo


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