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Un mese senza Facebook, Twitter e i social network

Creato il 15 febbraio 2012 da Goberiko

Un mese senza Facebook, Twitter e i social networkIeri sono tornato dalla Cina e dalla mia bella avventura dell’Università dell’Esperanto, dove ho condensato i programmi dei miei corsi insubri di filosofia e storia dell’informatica in un corso unico, per un pubblico internazionale. È stato filmato tutto, e tra un po’ sarà disponibile liberamente sul web, con licenza Creative Commons — libro di testo compreso. Ma oggi voglio parlare di altro: in Cina, salvo strani e piccoli momenti, sono stato letteralmente tagliato fuori dalla maggior parte dei siti che visito normalmente: Facebook, Twitter, YouTube e molti altri in Cina non li vedi. Anche Google va a singhiozzi.

Come mi sono sentito? Be’, certamente tagliato fuori dal mondo. Questa è stata la prima sensazione. Per niente piacevole. Poi l’ho presa come una sorta di esperimento: cosa succede nella mia vita senza tutti questi ammenicoli? In Cina avevo molto, molto da fare, perché bisognava organizzare un sacco di cose pratiche (imprevisto) oltre che preparare il corso (come da contratto), e il tempo libero era pochissimo. La mattina avevo lezione mentre il pomeriggio preparavo le lezioni successive. Alla sera si chiacchierava con gli esperantisti, perciò sono stato poco sul web — anche perché la connessione dell’albergo, per quanto non male per gli standard cinesi, era poco soddisfacente per noi europei “viziati” dalle connessioni veloci.

Dopo un po’ di giorni — sono stato via poco più di un mese — devo dire che tutta la danza dei social network non mi è mancata molto. Quello che mi è mancato di più è l’aspetto informativo, perché oramai mi informo solo attraverso il web. Voglio dire, non mi sono mancati i giornali cartacei o la televisione italiana, che non leggo e non guardo né in Italia né in Cina.

Verso la fine del mese, mi sono reso conto della marea di tempo che non ho perso in questa permanenza cinese: il problema principale dei social network — e di Facebook in particolare — è che si sono trasformati in veicoli di pubblicità a basso costo tra amici e amici degli amici. Invece di ricevere spam nella posta elettronica, la spam si è spostata sui social network.

Che fare?

Forse tutti noi dovremmo darci una calmata invece di postare ovunque qualsiasi cosa troviamo sul web che riteniamo interessante. Si tratta davvero di qualcosa di utile per qualcuno? O lo è solo per noi? Perché spediamo questa notizia su Twitter o su Facebook? Rispondere a queste domande prima di fare il fatidico clic potrebbe migliorare la vita di tutti noi internauti.


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