Un motivo antico, nascosto nelle prigioni,Foto di Ryo Mukae
come un brivido congelato, pallido,
a tratti vivo, tremolante sotto il sole.
Ricordi le gocce che dal ghiaccio
parevano staccarsi come uccelli,
come minuscoli gabbiani d’avorio,
che prendevano per la prima volta il volo?
E quella musica, graffiante come piuma,
quel non senso eterno,
eternamente vacuo, affamato,
che ingoiò ogni scaglia di memoria,
mentre tu ridevi nel silenzio e io,
come un folle traduttore,
cercavo la misteriosa metrica
che m’aprisse le orecchie
all’incerto canto dei grilli?
Anche oggi m’affanno,
avvelenato dai proclami, dalle leggi,
dal senso che barcolla
ed è tenuto ritto con le corde,
mentre l’universo ride scalmanato,
e un altro motivo raccoglie i cocci aspri
di un’inutile ingordigia
d’incomprensibile umanità.
Il primo vagito,
immensamente lungo,
si perde infine nel requiem,
e nella notte scivola come fumo,
ad incipriare i volti
di nuove, lontanissime stelle.