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Un nuovo illuminismo per combattere l'Isis

Creato il 15 novembre 2015 da Redatagli
Un nuovo illuminismo per combattere l'Isis

C'è una parte sulla quale siamo tutti d'accordo, reagire.
Bene, andiamo lì e si combatte, si cerca di fare in modo che le vittime innocenti siano il minor numero possibile e si toglie il controllo della zona all'autoproclamatosi califfato.

Il problema nasce a questo punto. In Siria e Iraq del nord la partita è a 4 contendenti: curdi, ribelli filo-americani, lealisti di Assad e Isis; se ne togli uno di mezzo, la situazione non migliora poi di tanto.
I russi vogliono ripristinare Assad, gli americani vogliono il governo dei ribelli, i curdi vogliono creare il loro Stato - che la Turchia non permetterà mai - e Israele non vuole che in Iraq prevalgano le forze sciite (che al momento controllano il sud del Paese). Per quale motivo? Perché le forze sciite sono quelle maggiormente anti-israeliane: Hezbollah e gli ayatollah iraniani sono tutti sciiti.

Più in generale, sono circa 40 anni che l'occidente va periodicamente a spianare la zona, cercando di risolvere il problema: possiamo tranquillamente affermare che fino ad ora non pare si siano ottenuti questi grandi successi. Il problema del terrorismo è che ogni volta che elimini un terrorista ne fai spuntare altri 5 tra i parenti di quelli che abitavano nello stesso condominio raso al suolo per neutralizzare il terrorista.
A ben vedere, lo stesso ISIS è nato dalle ceneri del regime di Saddam, che a sua volta era nato come risposta alla presa di potere degli Ayatollah iraniani, che a loro volta erano stati aiutati dai sovietici contro lo scià di Persia. A loro si possono aggiungere, a titolo di esempio, gli ex-talebani afghani che sono stati spianati da Bush figlio dopo che erano stati armati da Reagan per fronteggiare l'invasione sovietica, e che a loro volta sono alleati degli estremisti pakistani, nati sull'onda lunga della scissione con l'India e - caso mai a qualcuno mancasse questo particolare - dotati di bomba atomica.
Insomma: la Storia insegna che intervenire e basta, senza un articolato piano di ricostruzione, risolve l'emergenza immediata ma garantisce problemi più complicati sul medio periodo.

C'è poi un altro fattore: oggi il terrorismo fa propaganda su Internet tra gli emarginati e gli spiantati delle periferie occidentali, che sono magari qui da 20 anni, e fino a ieri probabilmente non erano manco musulmani osservanti. Su questo fanno leva gli estremisti: "Seguitemi e non soffrirete mai più la fame", e quelli lo seguono. In tutto ciò, purtroppo, non spunta loro improvvisamente un neon sulla fronte con scritto "Allah Akbar", e questo rende leggermente difficoltosa la loro intercettazione.
Insomma, il rischio di fare un grandissimo macello usando la forza, e portare le cose a peggiorare, non è dei più bassi.

La forza va usata? Sì, non c'è dubbio. Ma non è sufficiente, quello che serve davvero è un piano Marshall sia economico sia culturale.
Occorrono da un lato massicci investimenti per far crescere il livello di benessere economico, il che provoca inevitabilmente un affievolimento del sentimento religioso quantomeno in termini di fede cieca, pronta e assoluta: i capi fondamentalisti non devono più poter usare la disperazione delle persone per motivarle.
Dall'altro occorre una rivoluzione illuminista, che difficilmente può partire dall'occidente - sarebbe vista come imposizione culturale - ma che l'occidente può aiutare moltissimo. E che, soprattutto, è già partita.
I conflitti interni di una religione (potreste non esservene accorti, ma sciiti e sunniti si massacrano tra di loro molto più di quanto non ammazzino occidentali e cristiani) sono l'inevitabile preambolo alla secolarizzazione, e quest'ultima d'altra parte non è mai un processo scevro da violenze.
La secolarizzazione del cristianesimo è iniziata quando Richelieu (cardinale cattolico) decise che la Francia entrava nella guerra dei 30 anni a fianco dei protestanti, perché la ragion di stato francese contava più del Papa, e si è compiuta quando nel 1789 hanno deciso, tra le altre cose, che "farsi dettare l'agenda" dai preti era una prassi di cui si poteva fare tranquillamente a meno. Come buon veicolo di questo messaggio, si ddecise di approntare una serie di ghigliottine.

Cosa può fare l'occidente per favorire e accelerare una rivoluzione illuminista? Partire da noi stessi. A scuola noi studiamo che l'islam nasce nel settimo secolo - pausa - crociate - pausa -Lepanto - pausa - palestinesi contro israeliani.
Forse sarebbe il caso che fossimo un po' meno europacentrici e invece dell'ora di religione cattolica o di 5 ore alla settimana di grammatica latina studiassimo che diamine è successo nel resto del mondo (e quando parlo di mondo mica mi limito al mondo arabo: siamo totalmente ignoranti circa la Storia di Cina, Giappone, Russia...). Parallelamente, bisognerebbe iniziare a studiare chi in quei mondi da noi totalmente ignorati ci è vissuto (scrittori, filosofi).
Questa è una riforma del nostro modo di pensare: serve a mettersi nelle condizioni, finalmente, di iniziare a costruire la possibilità di un confronto culturale, al di là dei luoghi comuni e dei perbenismi che fioccano in momenti come questi.
Ad esempio, perché non è vero che il Corano è un libro di pace e ammmmorrre (e sì, l'ho letto). Detto in parole molto chiare: il Corano è pieno di stronzate, come la Bibbia del resto; anche perché (spoiler!) quando sono stati scritti la "pace nel mondo" era qualcosa di cui non fregava un tubo a nessuno. Allo stesso modo, nel Corano ci sono anche messaggi positivi: dipende sempre da come le cose vengono interpretate.
D'altra parte non è che Voltaire, Diderot e compagnia fossero tutti atei: avevano semplicemente deciso che visto che Dio aveva dato loro il cervello e la ragione, tanto valeva usarli.

Questo concetto, però, non è esportabile. Non puoi esportare l'illuminismo d'emblée presso popoli che già avrebbero difficoltà a capire il processo dialettico tra Riforma luterana e controriforma. A maggior ragione, non puoi farglielo capire citando filosofi occidentali, perché logicamente quelli ti tratteranno come un cane infedele.
Se invece ci mettiamo nelle condizioni di saper maneggiare le loro categorie, ad esempio citando un filosofo arabo, probabilmente ci daranno lo stesso dei cani infedeli, ma poi magari due domande se le fanno, e magari, vedi mai, vanno a leggere. Basta quello: una volta che inizi a far leggere la gente la rivoluzione illuminista è iniziata.
E quando hanno letto i loro filosofi, hai una base su cui iniziare a far leggere i nostri, e quando arrivi a Voltaire, Kant e poi Feuerbach quelli si girano e ghigliottinano il mullah, realizzando di essere stati presi in mezzo per secoli.
Quel giorno si risolve alla base il problema del terrorismo islamico.

Certo, ci vuole tempo (ma non millenni eh, un paio di generazioni se si vuole), soldi (perché primum vivere deinde philosofari), e pazienza, perché dovremo accettare rigurgiti violenti, da fermare sul breve termine anche con l'uso della forza. Un uso della forza che però deve essere il più chirurgico possibile in termini di spazio e tempo, e il più devastante possibile in termini di efficacia.

L'illuminismo è l'uscita dell'uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso.
Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro.
Imputabile a se stessi è questa minorità se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto senza esser guidati da un altro.
Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza - è dunque il motto dell'illuminismo.
La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo affrancati dall'eterodirezione (naturaliter maiorennes), tuttavia rimangono volentieri minorati per l'intera vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E' tanto comodo essere minorati! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, io non ho più bisogno di pensare".

Luca Romano

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