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Un paese di canzonette

Creato il 19 febbraio 2012 da Angel

L’ ultimo intervento su questo blog era stato nel segno delle dimissioni, degne della migliore operetta teatrale, del direttore di LA7 Enrico Mentana. Mi ritrovo a distanza di due mesi a commentare una nuova, ennesima pagliacciata: le polemiche sulla tele predica celentanesca di Sanremo. Non intendo entrare nel merito del contenuto delle cose dette dal Molleggiato ( che a suo modo non va sottovalutato); piuttosto puntare l’ attenzione sullo stuolo di baciapile che all’ indomani degli attacchi rivolte dal cantante ai giornali Avvenire e Famiglia Cristiana si è prontamente attivato per evitare un grottesco incidente diplomatico. Addirittura è stato commissariato il festival, si è ingiunto il sig. Celentano a porgere le sue scuse e tanto altro. Insomma, un putiferio. La vicenda  Celentano ha smosso persino il sonnacchioso e inoperoso Parlamento italiano. In altre parole, tutto per evitare di collidere con la sfera di influenza della gerarchia ecclesiastica. Perché, qualora non lo aveste ancora capito, l’ oggetto della questione  non sono le parole del molleggiato. Né i suoi attacchi. Ma il consenso che quelle parole hanno creato. L’ audience che hanno prodotto. Gli applausi che hanno generato. Una fastidiosa popolarità che ha strappato, seppur per qualche giorno, lo scettro di un potere ( quello ecclesiastico) che è fondato sul controllo delle coscienze, sull’ indottrinamento sostituito alla fede. In fondo, è un potere che ha solo mutato la sua fisionomia restando, per larghi tratti, lo stesso dei secoli andati: chiuso, oligarchico e, quindi, gerarchico, non contestabile e, di conseguenza, assoluto. Celentano è un cattolico ( penso si sia abbondantemente notato). Eppure il suo sfogo-predica è stato percepito come un attacco all’ istituzione di Cristo sulla Terra. Questo sottolinea ancora una volta quanto di feudale ci sia in questo paese. Non solo nelle sua organizzazione economico- produttiva ma anche nella sua ideologia, nel suo modo di pensare. Da un lato la Chiesa ( non poi così diversa dal passato) e la società civile fatta di silenzi, piccoli e/o grandi soprusi, intellettuali assenti e, come nella buffonata sanremese, giornalisti affamati dalle pieghe delle gonne più che dalla verità dei fatti che stanno plasmando la storia recente di un paese a picco. In tutto questo la musica ha fatto da comprimaria con artisti semisconosciuti, molte buone speranze, canzoni poco più che mediocri. Verrebbe da dire che ci stiamo involvendo ( spero di no francamente) in un paese di canzonette e non solo per la qualità, discutibile, della musica del Festival.



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